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"Draquila", la Guzzanti sfida il potere

Gli orrori del terremoto e gli scandali dei potenti

6 aprile 2009. Ore 3:32. Una scossa sismica di intensità pari a 5,9 della scala Richter devasta L'Aquila.

A più di un anno di distanza arriva nelle sale Draquila, ultimo documentario firmato Sabina Guzzanti. Riviviamo il dramma di quel giorno, rivediamo le rovine del centro storico e la rabbia degli abitanti. Ma nel film della Guzzanti c'è di più: navigando a ritroso nel tempo, la regista indaga sulla situazione politica e sociale che viveva l'Italia in quel momento. Ed emerge un fantasma che sembra incombere sulle crepe di una società in caduta libera: Silvio Berlusconi.

Draquila è un film inchiesta sugli scandali che nell'ultimo periodo hanno coinvolto il governo Berlusconi, scandali che più volte hanno messo in ridicolo i nostri leader agli occhi della stampa e dei governi internazionali. Avvalendosi di una grafica burlesca e di una graffiante voce fuori campo, la Guzzanti mette alla berlina il premier, mostrando il lato più frivolo dietro i giochi di potere.

Mentre il capoluogo abruzzese veniva abbattuto dal terremoto, i media raccontavano la tragedia in diretta televisiva, le immagini sono ancora vive nella memoria di tutti. E la Guzzanti cerca di scoprire tutte quelle piccole realtà umane che si nascondono dietro il disastro. Vediamo l'anziano professor Colapietra, che ha deciso di non abbandonare la sua casa in pieno centro storico, è gelosamente circondato dai suoi libri impolverati. Vediamo le poche fortunate famiglie che, in tempo record, hanno ricevuto le case approntate dal governo. Vediamo gli anziani spediti negli hotel lungo la costa, lontani dai loro cari. Sono tante le storie che L'Aquila può raccontare, e molte parlano di rabbia, di frustrazione, di ingiustizia.

La verve coinvolgente della Guzzanti sa coordinare con efficacia momenti di triste disperazione e di ironica critica politica, non mancando di colpire anche un'inerte opposizione, incapace di agire. Suo bersaglio principale è la Protezione Civile, e le vicende che con alterne sorti hanno riguardato il suo responsabile, Guido Bertolaso.

Dal punto di vista cinematografico è sicuramente un prodotto ben confezionato, che rivivendo la stretta attualità fornisce una rilettura personale dell'autrice attraverso un montaggio serrato e dialoghi sinceri, appassionanti. Meritando a pieno titolo l'appellativo di "Michael Moore italiana", la Guzzanti si conferma regista controversa. O la si ama, o la si odia.
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