Pop Corn
Green Zone
Tra scomode verità e un pizzico di finzione, Greengrass racconta la sua realtà
lunedì 10 maggio 2010
Dopo il trionfo, alla notte degli Oscar, per il film The hurt locker il cinema torna in Iraq per raccontare, ancora una volta, una delle guerre più discusse negli Stati Uniti. Un ritmo incalzante, immagini forti, vigorose scene di massa, danno un certo spessore all'ultimo action movie diretto da Paul Greengrass che narra la storia della guerra americana in Iraq. Il film racconta, o forse condanna, di come il governo americano, pur sapendo che l'Iraq non aveva armi di distruzione di massa, utilizzò questo pretesto per invadere il Paese.
Matt Damon, protagonista indiscusso della pellicola, è Roy Miller maresciallo dell'esercito americano spedito in missione in Iraq per scoprire i luoghi dove gli iracheni nascondono le loro armi di distruzione di massa. Dopo la presa di Baghdad, Miller e le sue milizie cercano in siti segnalati dall'intelligence le famigerate armi, che però presto si riveleranno vuoti. Intenzionato a scoprire la verità, Roy si farà portavoce di una burrascosa caccia alla realtà, oltrepasserà il limite e ciò che scoprirà cambierà del tutto le regole del gioco. Un gioco crudele, fatto di depistaggi, inseguimenti, colluttazioni e mezze verità, che daranno vita a una guerra che lascerà inevitabilmente un segno indelebile e profondo.
Fondata su una delle peggiori imbeccate, sempre in bilico tra la pura verità e quella costruita a tavolino, la guerra in Iraq ha lasciato il segno e Paul – meritevole regista – la racconta senza troppi fronzoli, con una macchina a mano onnipresente che rende la visione molto più realistica; e un montaggio rapido e un ritmo incombente completano l'opera. Davvero non ci può essere pace se prima non si fa la guerra? O è solo una filosofia spicciola? Nonostante la politica faccia da sfondo a Green Zone, la pellicola che mescola di continuo le carte da vita a un thriller godibile che lascia lo spettatore incollato alla poltrona perché racconta i retroscena – forse scomodi per taluni – di una belligeranza che forse poteva essere scongiurata.
Personalmente non è il genere di film che prediligo, ma sicuramente è una pellicola che vi invito a vedere; l'ottima regia, la straordinaria interpretazione di Damon, rendono questo film imperdibile. Dunque tutti al cinema e buona visione.
Matt Damon, protagonista indiscusso della pellicola, è Roy Miller maresciallo dell'esercito americano spedito in missione in Iraq per scoprire i luoghi dove gli iracheni nascondono le loro armi di distruzione di massa. Dopo la presa di Baghdad, Miller e le sue milizie cercano in siti segnalati dall'intelligence le famigerate armi, che però presto si riveleranno vuoti. Intenzionato a scoprire la verità, Roy si farà portavoce di una burrascosa caccia alla realtà, oltrepasserà il limite e ciò che scoprirà cambierà del tutto le regole del gioco. Un gioco crudele, fatto di depistaggi, inseguimenti, colluttazioni e mezze verità, che daranno vita a una guerra che lascerà inevitabilmente un segno indelebile e profondo.
Fondata su una delle peggiori imbeccate, sempre in bilico tra la pura verità e quella costruita a tavolino, la guerra in Iraq ha lasciato il segno e Paul – meritevole regista – la racconta senza troppi fronzoli, con una macchina a mano onnipresente che rende la visione molto più realistica; e un montaggio rapido e un ritmo incombente completano l'opera. Davvero non ci può essere pace se prima non si fa la guerra? O è solo una filosofia spicciola? Nonostante la politica faccia da sfondo a Green Zone, la pellicola che mescola di continuo le carte da vita a un thriller godibile che lascia lo spettatore incollato alla poltrona perché racconta i retroscena – forse scomodi per taluni – di una belligeranza che forse poteva essere scongiurata.
Personalmente non è il genere di film che prediligo, ma sicuramente è una pellicola che vi invito a vedere; l'ottima regia, la straordinaria interpretazione di Damon, rendono questo film imperdibile. Dunque tutti al cinema e buona visione.









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