Trani, il sottovia della vergogna: discarica a cielo aperto sotto la 16bis, a due passi dall’isola ecologica. <span>Foto M.Galgani</span>
Trani, il sottovia della vergogna: discarica a cielo aperto sotto la 16bis, a due passi dall’isola ecologica. Foto M.Galgani

Trani, il sottovia della vergogna: discarica a cielo aperto sotto la 16bis, a due passi dall’isola ecologica

La denuncia del cittadino Michele Galgani: «Area invivibile e pericolosa tra vetri rotti e rifiuti»

È una storia che si ripete con desolante puntualità, trasformando le "terre di mezzo" della città in zone franche dell'inciviltà. Le periferie, o peggio ancora quegli snodi infrastrutturali che dovrebbero essere semplici luoghi di passaggio, diventano spesso il tappeto sotto cui nascondere la polvere dell'incuria. Non basta riqualificare il centro se poi, appena varcati i confini "nobili" dell'abitato, il decoro crolla sotto il peso dell'abbandono.

L'ultimo capitolo di questa saga riguarda il sottoviadotto di Trani Centro, l'area sottostante il ponte della Statale 16bis nei pressi dello stadio. A lanciare l'allarme, documentando una situazione che ha ormai superato i livelli di guardia, è il cittadino Michele Galgani. Le immagini e la testimonianza raccontano di una trasformazione inesorabile: quello che un tempo era un problema limitato alle deiezioni canine, oggi è degenerato in una vera e propria discarica a cielo aperto.

Il passaggio frequente in zona ha lasciato in eredità un cumulo inaccettabile di rifiuti di ogni genere. A preoccupare maggiormente è la massiccia presenza di bottiglie di vetro, spesso andate in frantumi, che rendono l'area non solo indecorosa alla vista, ma oggettivamente pericolosa sotto il profilo igienico-sanitario per chiunque si trovi a transitarvi.

Ma la vicenda assume i contorni del grottesco se si guarda alla geografia del luogo: l'accumulo di immondizia avviene a pochi metri dall'isola ecologica. Un paradosso che certifica la pigrizia incivile di chi abbandona i rifiuti, ma che accende i riflettori anche su un cortocircuito burocratico ben noto a Galgani e ai residenti. Quella lingua di terra, infatti, ricade sotto la proprietà e la competenza di Anas, motivo per cui non rientra nei giri ordinari di pulizia dell'azienda cittadina Amiu. Il risultato? Un rimpallo di responsabilità che lascia il sottovia sporco, mentre il degrado avanza indisturbato.

L'appello lanciato alle autorità è perentorio: «Non è accettabile questo spettacolo – tuona il cittadino – La zona è diventata invivibile». La richiesta non è solo quella di accertare le responsabilità, ma di superare gli ostacoli burocratici per predisporre una bonifica straordinaria e immediata. Perché l'emergenza sanitaria non aspetta i tempi delle carte bollate, e il decoro di una città si misura anche (e soprattutto) da come custodisce le sue periferie.
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