Agorà

Ripartire da economia, imprese ed imprenditori

Quelli veri, presenti in ogni settore

Ho partecipato all'incontro dell'associazione Italia Futura tenutosi a villa Romanazzi Carducci a Bari ed ho condiviso molto degli interventi fatti da chi nell'occasione ci ha messo la propria faccia oltre alla propria intelligenza. Ad iniziare da molte considerazioni dell'onorevole Nicola Rossi, a tante affermazioni di Luca Cordero di Montezemolo ed a quelle di Ascanio Spagnoletti Zeuli e di Don Geremia Acri. La mia sintesi credo non interessi a molti, pertanto non la farò. Mi permetto unicamente di fornirvi qualche utile riflessione che, anche a Trani, può servire per riavvicinare la gente alla politica ed, in particolare, i cattolici di oggi che si trovano di fronte al bivio dell'impegno.

Ovviamente la possibilità di una seconda Dc è scomparsa dalla storia, poichè sono scomparse le condizioni che presiedettero alla sua nascita ed al suo successo. Non è invece venuta meno la cogente responsabilità dei cattolici verso la società e la politica. D'altronde i meriti del passato sono un blasone, non una garanzia per il futuro. Oggi siamo a un bivio potenziale. Per una via i cattolici presenti nei vari schieramenti sono chiamati ad elaborare una visione ed un programma che li accomuna. Per l'altra via, l'eventuale nascita di una formazione laica di ispirazione cristiana che non potrebbe che essere un partito di valori e di programma, l'obiettivo generale dovrebbe essere - a mio avviso - quello di attuare un rinnovamento morale, civile e politico mettendo in circolo le energie positive presenti. In un caso come nell'altro, non basterebbe l'indignazione e, ancor meno, l'indifferenza o la rassegnazione.

Questa generazione nuova non dovrebbe cercare leader ma farsi portatrice di una reale e concreta istanza di rinnovamento della politica fondata sulla costruzione del bene comune. Non dovrebbe accontentarsi di slogan, ma cercare la complessità dei ragionamenti perchè complessa è la realtà da affrontare. Non dovrebbe preoccuparsi dell'efficacia del risultato della propria azione politica, ma impegnarsi prima di tutto a essere testimone credibile e autorevole di ciò che indica e predica. Non dovrebbe ambire ai pulpiti ma a stare in mezzo alla gente. Insomma una nuova generazione che parta dal basso e dalla quotidianietà ma che va lontano solo con riferimenti alti. Poichè siamo in crisi, la domanda vera e seria diventa: come fare?

C'è bisogno che riparta la fabbrica civile, politica ed economica. In economia l'operazione è complessa ma servono oggi, più che mai, nuovi imprenditori ed imprenditori nuovi. Il termine imprenditore viene usato in modo improprio e spesso offensivo per quelli che, imprenditori, lo sono davvero. Per tanti individui comunemente definiti imprenditori si dovrebbero usare altre parole, ad esempio faccendieri o speculatori. La differenza è sostanziale e consistente nel ruolo che svolge in essi la ricerca del profitto. Lo speculatore non è necessariamente un delinquente o un nemico del bene comune, ma è qualcuno per cui l'attività di impresa è solo strumentale, è un mezzo come altri per far soldi. L'imprenditore, invece, come ci insegnano gli economisti, è invece un soggetto diverso, perchè il primo scopo della sua attività è realizzare un progetto. Il profitto è solo uno dei tanti elementi del suo progetto, soprattutto è un importante e fondamentale segnale che quel progetto funziona, è innovativo e cresce nel tempo. In questo caso l'imprenditore è qualcuno che non strumentalizza mai totalmente la sua impresa, perchè le attribuisce un certo valore intrinseco, essendo quella impresa un'espressione di un progetto di vita individuale e collettivo. Ciò è vero al punto che tanti imprenditori oggi farebbero molti più denari cedendo l'azienda e investendo il ricavato in fondi speculativi. Ma non lo fanno, perchè in quella impresa vedono qualcosa di più di una macchina per far soldi: ci scorgono la loro identità e storia. Oggi senza imprenditori autentici non si va da nessuna parte. L'imprenditore, a differenza dello speculatore, vede il mondo come un luogo popolato di opportunità da cogliere e non mira semplicemente e soltamente ad aumentare il proprio profitto.

C'è crisi economica soprattutto da quando si è smesso di crescere ed è prevalsa la logica del piagnisteo, della ricerca e del mantenimento delle rendite di posizione. Quando l'economia e la società funziona, sono le persone il patrimonio più importante, prima dei capitali, della finanza o della tecnologia, perchè sono le persone ad essere creative a dar vita a quelle innovazioni grandi indispensabili anche in tempi di crisi. Oggi, dopo la sbornia della crescita dei capitali tecnologici e finanziari, ci stiamo accorgendo che le imprese che riescono a crescere sono quelle dove c'è una o più persone capaci di vedere diversamente la realtà. E' l'intelligenza delle persone la chiave di ogni vera innovazione e di ogni autentico valore economico.

Oggi non stiamo ancora sprofondando perchè, nonostante tutto, ci sono molte persone che ogni mattina si alzano per fare il loro dovere, che cercano di risolvere i problemi loro e degli altri. Se vogliamo uscire da questa crisi, soprattutto la politica, anche cittadina, deve rendere possibile la vita a queste persone e suscitare, soprattutto nei giovani, un nuovo entusiasmo. Tutto ciò non sarà possibile se non si rimetterà al centro della scena la gente normale compreso quel pezzo di società civile che si chiama impresa.

Nel nuovo programma elettorale di tutti i partiti in campo si indichi cosa fare per ripartire l'economia tranese. Già, ripartire dall'economia, dalla produzione, dalle imprese e dagli imprenditori. Quelli veri, presenti in ogni settore.
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