Agorà

L'economia è malata nella terra dell'illegalità

C'è bisogno che i diritti siano controbilanciati dai doveri

Da sempre, la democrazia ha un costo, che può talora apparire oneroso, ma che la sobrietà aiuta indubbiamente ad accettare. Alcune correnti politiche antidemocratiche ancora oggi (così come nel passato, anche remoto sino ad arrivare ad Atene) possono influenzare il nostro sereno giudizio e portarci alla convinzione che bisogna tagliare i costi della politica. Certo, ridurre, sino alla paga ragionevole di uno stipendio medio normale, dovrebbe essere oggi la linea di condotta di chi dall'alto deve dare l'esempio, soprattutto a chi non ce la fa. Diversamente si rischia che la politica attiva sia riservata a chi è abbastanza ricco da non aver bisogno di lavorare e può così dedicarsi al servizio pubblico. Questo vale in ogni ambito della vita pubblica ed ad ogni livello: dall'Europa al consigliere cittadino. Ovviamente l'onestà di rimanere con le mani pulite è data per scontata. Diversamente si rischia che, stranamente, diventino benestanti i politici (anche consiglieri comunali o sindaci) che magari prima del mandato popolare non sapevano come sbarcare il lunario o non possedavano alcun bene al sole.

Soprattutto nei paesi come il nostro non è difficile comprendere o vedere questo. Sono chiari ed evidenti i tenori di vita di chi maneggia e festeggia, anche molto. Per questo c'è bisogno che i diritti siano controbilanciati dai doveri. Il dovere della trasparenza, a tutti i livelli, è sempre richiamato come una necessità. Oggi ormai tutto ciò è inderogabile. L'obiezione è frequente: pubblicare un bilancio (anche familiare) è difficile, farlo in modo che tutti capiscano è difficilissimo. Lo so per esperienza professionale (esamino bilanci di aziende con volumi di affari di oltre 250 milioni di euro). Proprio per questo è necessario che tutto venga fatto alla luce del sole.

Se si è chiamati a fare sacrifici in più, se ci si assoggetta anche alla fatica del rilancio, diventa fondamentale avere dei messaggi e dei segnali visibili, chiari, incontrovertibili. Questo vale dal bilancio di casa propria a quello della propria città, della Provincia, della Regione e via dicendo. E tutto questo vale di più quando ti fanno gli auguri per un nuovo anno e ti accorgi che anche la lancetta del serbatoio s'è scordata cosa sia un pieno. E non è tutto.

Tutti noi abbiamo visto, probabilmente, quanto nell'ultimo anno si siano allungate le file davanti agli uffici parrocchiali e intravisto, là in mezzo, magari anche qualcuno che non ci saremmo mai aspettati. E sempre viene dato qualcosa. Questa è la rete di solidarietà vera. Come San Martino, che taglia il mantello finchè ce n'è, e ogni volta riesce a trovarne uno nuovo da dividere. La solidarietà c'è sempre stata, non la vedevamo, eppure consente a tanti di andare avanti, senza chiedere carte d'identità o di appartenenza. La lasciavamo alle signore della San Vincenzo, oggi invece sempre più spesso ci coinvolge, perchè bussa direttamente alla nostra porta.

Condividere le difficoltà quotidiane dell'oggi, dà forza e senso alla speranza che domani possa venire meglio. Non si sa quando vedremo la luce in fondo al tunnel della crisi che viviamo. Ci vorrà tempo, dicono. Qualcuno aggiunge: molto. Siamo in recessione: Dentro un tunnel. E tocca a tutti noi. Finchè in mezzo al buio sapremo tenere accesa la fiammella della solidarietà, sappiamo anche di non essere soli.

Coraggio, cattolici: c'è bisogno di un surplus di responsabilità, anche in ambito politico. Che non siano parole, però. Diversamente si rischia un peccato di omissione dovuto alla mancanza di studio e quindi di cosciente riflessione per migliorare la vita della nostra gente ed evitare che il nostro dovere verso il prossimo (il nostro Vangelo) sia una lettera morta nel freddo delle biblioteche. E' tempo di verità, onestà, competenza, per capire come l'Italia sia potuta arrivare all'attuale situazione e non ripetere domani gli errori compiuti nella prima e nella seconda Repubblica da una classe dirigente che non si è dimostrata all'altezza di guidare le nostre città e l'intera nazione.

Per capire un errore fondamentale, causa di tanti mali, è opportuno fare un passo indietro nella storia. Purtroppo, negli ultimi 50 anni, nel nostro mondo economico e politico, c'è stato un clima molto conflittuale. Sono mancate del tutto la bellezza e l'ordine delle cose, non è stata messa a frutto quella ricchezza di forza meravigliosa offerta dal cristianesimo. Dove c'è legalità, fiorisce lo sviluppo. Dove c'è l'illegalità l'economia è malata. Sono soprattutto i giovani che hanno bisogno di verità e noi abbiamo il dovere di spenderci credibilmente.
  • Crisi economica
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