Vita di città

«Catamarano: perché non riprovarci?»

Biagio Fanelli ha intervistato l’italo croato Alfonso Amorese

Cinque anni fa, di questi tempi, prendeva il largo il collegamento veloce fra Trani e la città croata di Dubrovnik. Un esperimento molto criticato, che ha avuto vita breve. Dopo due anni non se n'è fatto più nulla, solo un gran parlare in tutte le sedi possibili. Cinque anni dopo, il direttore di Traniweb, Biagio Fanelli, ha incontrato l'italo croato Alfonso Amorese, presidente dell'associazione Amici della Croazia e, per un anno, responsabile dell'organizzazione del collegamento per conto di Amet.


Tornando indietro con i ricordi, cosa Le viene in mente?
Una sensazione di forte impegno a fronte di tante, oggettive, difficoltà nel portare avanti quel progetto così ambizioso. Il primo anno soprattutto fummo costretti a fare dei salti mortali per superare tutti gli ostacoli burocratici. Riuscimmo comunque a dare sostanza ad un'idea, in virtù di un entusiasmo che aveva permeato me, i miei collaboratori, le due Amministrazioni comunali ed il presidente di Amet, Alfonso Mangione. Eravamo consapevoli dei problemi a livello di disponibilità finanziaria ma l'intuizione, secondo me, non era affatto sbagliata.


Come definire il collegamento veloce Trani-Dubrovnik? Utopia? Follia?
Non parlerei di utopia. All'inizio, a credere realmente nella possibilità di istituire un collegamento veloce tra le due sponde dell'Adriatico, era solo il sindaco Tarantini. In seguito, nonostante la freddezza e la diffidenza di alcuni, ritengo si sia riusciti a creare una bella sinergia operativa tra l'Amet, l'assessorato al turismo del Comune di Trani, le Forze dell'Ordine e la Capitaneria di Porto. Faccio una considerazione personale: su certe iniziative, se ti cominci a porre tante domande razionali, alla fine ti riduci come quei giocatori di basket che, per paura, si passano sempre la palla e non vanno mai a canestro.




I dati dicono che il collegamento, nei due anni in cui è stato istituito, ha portato pochissimi benefit a Trani, molti vantaggi ai croati, e consistenti debiti all'Amet.
Ci sono alcuni aspetti da considerare, almeno tre. Primo punto: in fase di start up, qualunque azienda deve mettere in conto delle difficoltà nei primi due anni. Quando potevamo raccogliere i frutti del nostro lavoro si è deciso di interrompere la raccolta. Secondo punto: Dubrovnik, la mia seconda città, ha un turismo più sviluppato di quello di Trani. Solo attraverso la realizzazione di simili progetti è possibile colmare questo gap. Inseguire un modello turistico come quello croato o come quello di Barcellona può sembrare un'assurdità, ma Trani, fatte le dovute proporzioni, ha le possibilità per calamitare flussi di visitatori esteri con molta più facilità di tante altre città italiane. Terzo punto, collegato al primo: nell'ottica di un consolidamento dei rapporti fra Trani e Dubrovnik, erano stati già raggiunti degli accordi precisi fra le due amministrazioni che avrebbero portato benefici indubbi alle economie di entrambe le città.


Sì, ma a Trani in quei due anni non è sceso quasi nessuno.
Le posso portare gli elenchi dei cittadini stranieri che, grazie al collegamento, hanno scoperto Trani. Non sono tantissimi, ma un numero assolutamente discreto se si considera che avevamo fatto pochissima pubblicità e molti non sapevano dell'esistenza del catamarano.


Conferenza stampa presentazione catamarano - 15 giugno 2005


Il tutto, ad una modifica cifra di?
Non mi occupavo della parte contabile e non so quantificare i costi sostenuti per il collegamento. Sono in costante contatto con l'armatore del catamarano, Giuseppe Larivera, e con il direttore generale, Domenico Guidotti. Posso portare la tesimonianza della loro esperienza nei trasporti marittimi veloci in Molise: hanno impiegato tre anni per vedere i risultati sperati e, da quel momento, hanno collezionato solo utili.


Noi ci siamo fermati prima, maturando debiti e l'attenzione della magistratura.
Quell'inchiesta resta un mistero. Non ho mai capito quali reati ci erano stati attribuiti. So che è stata chiesta l'archiviazione.


A distanza di cinque anni, sente di poter dire che l'esperimento andrebbe riprovato?
Assolutamente sì, e non lo dico perché in preda ad una nuova, lucida, follia. Stavolta ci sarebbe una buona dose di razionalità a dare sostanza al progetto. Abbiamo acquisito un discreto know how, si è abbassato sensibilmente il costo della nafta marina e c'è soprattutto una nuova prospettiva all'orizzonte. Entro il 2012, la Croazia entrerà a tutti gli effetti nell'Unione Europea. Istituire di nuovo un collegamento fra le due sponde dell'Adriatico permetterebbe di potenziare non solo un'economia di tipo turistico, ma anche commerciale, nell'ottica di uno scambio, produttivo e sociale, tra cittadini inquilini di una stessa casa, l'Europa. Insomma: varrebbe la pena riprovarci.


Presentazione catamarano - 15 giugno 2005


Secondo Lei ci sono le condizioni?
Non deve chiederlo a me. E' una domanda che andrebbe rivolta alle Amministrazioni comunali di Trani e di Dubrovnik. Di questi tempi non si naviga nell'oro e questo aspetto gioca a sfavore dell'operazione: in assenza di un adeguato budget è meglio starsi fermi. Il collegamento veloce necessita di un investimento pubblicitario e promozionale importante. In tutto l'Adriatico, i collegamenti veloci si contano sulle dita di una mano.


In questi cinque anni, Trani è cresciuta dal punto di vista turistico?
Sotto alcuni aspetti sì, sotto altri si poteva fare molto di più. Trani ha moltissime potenzialità rimaste inespresse. Non scaricherei tutte le colpe sull'amministrazione comunale. Un grande limite è una poco sviluppata mentalità turistica della città. Il problema è culturale più che politico.
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