Turismo

La Torre dell’orologio a San Donato

Un tassello nell’itinerario turistico di Trani

Nel giorno in cui s'infiamma la polemica sugli scempi del centro storico, sulle norme di sicurezza che in molti casi non sarebbero rispettate a beneficio di chiese e opere d'arte, torniamo comunque a compiere il nostro "viaggio" a caccia di bellezze tranesi più o meno nascoste e meritevoli di essere segnalate ai cittadini stessi e in vista di eventuali presenze turistiche. Fremo restando il richiamo che Traniweb compie anche su lettori "esterni", non direttamente legati ad aspetti tranesi, ma che per curiosità "bazzicano" internet e spesso vengono attratti da segnalazioni come le nostre.
Oggi siamo nuovamente nel cuore del centro storico: uno sguardo alla "nuova" piazza Mazzini, rinnovata nella pavimentazione e nell'aspetto generale, con nuovi alberi e soprattutto a due passi dalla restaurata chiesa di San Luigi, di cui ci occuperemo in futuro, e svoltando in fondo alla stessa piazza, sulla sinistra andando verso la direzione del centro cittadino, scopriamo una delle minuscole chiese di Trani. Siamo a San Donato, luogo di culto che da diversi anni alcuni giovani volenterosi contribuiscono a tenere nel più assoluto decoro, a beneficio dei visitatori e dei fedeli. Ma non è tanto dell'edificio della chiesa che vogliamo occuparci, quanto di uno dei gioielli più rari dell'arte meridionale, che spesso viene a torto snobbato dal consueto itinerario turistico. Parliamo della torre dell'Orologio pubblico, annessa alla stessa chiesa e definita, in documenti storici, "uno dei più rari del regno di Napoli" e risalente all'epoca del 1473. La rarità dell'orologio consiste nel fatto che esso rappresenta uno dei pochi esempi in Italia con meccanismo regolato secondo il sistema francese, con movimenti e struttura differenti da quelli comuni. Visitarlo richiede una buona dose di coraggio e forza fisica, poiché la scalinata interna che porta in cima è ripidissima e molto stretta. Una volta giunti in vetta, però, lo spettacolo è unico, poiché questa torre è seconda, per altezza, solo al campanile della Cattedrale e la vista che si gode è davvero mozzafiato, poiché viene data la possibilità al visitatore di cogliere dall'alto, in un colpo solo, la visione più ravvicinata, rispetto al panorama offerto dal campanile della Cattedrale, di tutti i palazzi storici e di tutte le altre chiese del centro storico e oltre ( pensiamo al santuario della Madonna del Carmine).
E nel periodo natalizio, da segnalare poi la realizzazione esclusiva di un presepe artistico napoletano di alta qualità prospettica e contenutistica, nella cornice raccolta e caratteristica della chiesetta. Non solo Cattedrale e Castello Svevo dunque, nella Trani dell'arte, ma anche gemme di rara bellezza, che nei nostri spostamenti alla ricerca del bello, non ci stancheremo di valorizzare e mettere in risalto.
Giovanni Ronco DA I QUADERNI DI TRANINOSTRA - NUMERO 3 "TRANI MAGICA" La prima visita la puoi fare alla Torre dell'Orologio, basta chiedere della Chiesa di San Donato, infilati in Vico Stregatizze e ti troverai davanti la Torre. Più che una torre civica ti sembrerà una torre araba, tutta bianca con il suo muezzin che intona la preghiera. Alla base leggerai una serie di iscrizioni: il sindaco De Piccionis ci ricorda che nei 1473 fece edificare questa Torre e per rafforzare la primogenitura fa scolpire lo stemma di Trani vicino al suo. Un'altra targa, posta nelle vicinanze ci avverte che il sindaco Gabriele Gentile " pecunia sua fecit", "Horologium hoc rem omnibus comodissimam", Azzo Passapepe, il commerciante veronese che dimorava nei pressi (palazzo Beltrani), ne rivendica la paternità, il fascio vi imprime il proprio sigillo, scomunicati costruiscono il proprio terrazzo in attacco con la sommità della torre, in segno di conquista. Più che una torre sembra l'albero della cuccagna, eppure quella torre ha regolato la vita di intere generazioni, matrimoni, battesimi, riunioni, incontri, scadenze e chissà quante volte il tipografo Valeri, che aveva casa nei pressi, regolava la stampa del suo "San Nicola Pellegrino" al suono di quell'orologio. Non ti affannare a cercare il quadrante dell'orologio, allora il tempo, in quello che era considerato uno dei più rari orologi del regno di Napoli, veniva stabilito dal suono delle campane, poste sulla sommità, che erano regolate dall'ora italiana. La giornata iniziava al tramonto e un'ora dopo, con il suono della campana, si chiudevano le porte della Città al grido di "chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori". Prima di abbandonare il vicolo osserva lo Stemma della Città, un drago, ad ali spiegate, sorregge la torre civica. Guardalo bene, ha gli occhi fieri e gli artigli pronti a ghermire,le ali sono pronte a volare sempre più in alto e la torre, posta al di sopra, non Io domina ma sembra quasi che sia il drago a rapirla per portarla verso il cielo. Mentre ti allontani, verso piazza Portanuova, girati,guarda in alto e scorgerai le vecchie campane dell'orologio,ammutolite per sempre dall'ora francese.
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