Tribunale e Procura di Trani
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Noto avvocato barese arrestato dai Carabinieri di Trani

Oscar Lojodice è accusato di truffa ai danni di Inps e Ministero della giustizia. Altre due persone sono indagate, c'è anche un cancelliere in servizio in città

I Carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Trani, su richiesta della locale procura della Repubblica, nei confronti di un noto avvocato del foro di Bari, il 57enne Oscar Lojodice, a carico del quale sono ipotizzati i reati di truffa continuata ai danni dell'Inps e del Ministero della giustizia nonché vari reati di falso.

Oltre all'avvocato sono state denunciate all'autorità giudiziaria due persone: il responsabile di un patronato di Corato ed un cancelliere in servizio presso la sezione lavoro del Tribunale di Trani. Le due persone sono ritenute responsabili a varo titolo di abuso d'ufficio, falsità in scrittura privata, falsità ideologica in certificati ed atti pubblici.

La complessa attività di indagine ha permesso di svelare la presenza di un sistema illecito posto in essere dall'avvocato barese per introitare indebitamente dalle casse dell'Inps e del ministero della giustizia ingenti somme di denaro (oltre 600mila euro). Lojodice, sfruttando la posizione di 8 ignari lavoratori agricoli di Corato, creditori nei confronti dell'Inps di piccole somme di denaro (mediamente di 30 euro) dovute per il mancato pagamento della rideterminazione dell'indennità di disoccupazione agricola, con la complicità di un responsabile di un patronato di Corato di 59 anni ha prodotto dal 2003 ad oggi, circa 70 ricorsi illecitamente formati (falsificando la firma dei vari braccianti) presso il tribunale del lavoro di Trani (30 casi), presso la Corte di appello di Bari (22 casi) e presso la Corte di appello di Lecce (16).

Per effetto dei ricorsi illecitamente formati, il professionista induceva in errore i giudici del lavoro di Trani ottenendo sentenze di condanna dell'Inps a erogare somme di denaro a titolo di salario reale nei confronti degli ignari ricorrenti, procurandosi un ingiusto profitto a titolo di onorari e spese di lite. L'indagine è partita nel giugno del 2010 da un approfondimento disposto dalla procura di Trani su segnalazione di un giudice della sezione lavoro del tribunale di Trani che aveva notato una difformità di firma tra un atto di ricorso in originale sottoscritto da un lavoratore di Corato e quella presente sulla copia dell'atto notificato all'Inps.

Da ulteriori accertamenti disposti dall'autorità giudiziaria è emerso che l'avvocato, relativamente ai ricorsi depositati presso la sezione lavoro del tribunale di Trani dal 2003 al 2011 (aventi per oggetto la rideterminazione delle indennità di disoccupazione agricola) ha patrocinato quasi un migliaio di controversie di cui oltre la metà sono risultate accolte e di conseguenze sfavorevoli per l'Inps, che ha pertanto corrisposto nei confronti dei ricorrenti la somma complessiva di 24.000 euro, nonché, a titolo di spese legali in favore del professionista, la somma complessiva di 347.000 euro. Analogo accertamento è stato condotto presso la Corte di Appello di Lecce, in relazione ai ricorsi per equa riparazione da lui patrocinati, per i quali sono stati già emessi 300 decreti in favore dei ricorrenti, per i quali il Ministero della Giustizia ha pagato la somma complessiva di 372.000 euro, nonché, a titolo di spese legali, la somma complessiva di 26.000 euro, restando in attesa di liquidazione a favore dell'Avvocato ulteriori 209.000 euro. Su tutti questi fatti la procura della Repubblica di Trani svolgerà ulteriori indagini.
Le indagini della procura hanno accertato che, in relazione alle sentenze emesse dai giudici del lavoro di Trani, l'avvocato, facendo leva sulle false firme apposte sui ricorsi per il giudizio di primo grado, depositava presso la Corte di appello di Bari, ulteriori ricorsi, chiedendo sostanzialmente gli interessi anatocistici della suddetta indennità e l'indennizzo di ulteriori spese di causa in suo favore, per importi superiori a 1.300 euro per ogni singolo contenzioso, in tal modo inducendo in errore anche i giudici del capoluogo pugliese ad emettere sentenze false. É stato accertato ancora che lo stesso patrocinante, utilizzando altri falsi mandati, depositava presso la Corte di Appello di Lecce una serie di ricorsi, chiedendo e, nella maggior parte dei casi, ottenendo la condanna del Ministero della giustizia al pagamento dei danni morali, dovuti per il ritardo delle sentenze di primo grado, in relazione ai quali introitava complessivamente la somma di circa 40.000 euro, parte della quale corrispostagli nella veste di legale patrocinante, e parte, sebbene destinata al lavoratore ricorrente, illecitamente ottenuta mediante la contraffazione della firma di girata dei beneficiari sui vaglia cambiari emessi dalla Banca d'Italia in loro favore e versamento sul proprio conto corrente.

Il 59enne di Corato (E.M.) responsabile del patronato di Corato, in cambio del riconoscimento da parte del legale della somma di 50 euro per ogni caso, raccoglieva presso il proprio ufficio le firme dei braccianti in calce ai mandati sui ricorsi già predisposti dallo stesso avvocato.

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