
Politica
«Trani sta riscrivendo la storia del pifferaio magico»
Pulizia e povertà, le considerazioni di Rino Negrogno (Fds). L'argomento resta di portante attualità
Trani - mercoledì 31 agosto 2011
«La pulizia straordinaria di Trani mi fa venire in mente una fiaba, per la verità orrenda da raccontare ai bambini ma di significativa e sorprendente attualità per i tranesi: Il pifferaio di Hameln dei fratelli Grimm, più nota come Il pifferaio magico». Rino Negrogno, esponente della Federazione della Sinistra, spolvera dalla letteratura per bambini l'esempio per descrivere quanto sta accadendo a Trani con il contributo di 170mila euro concesso dal Comune in favore delle cooperative sociali per dar lavoro a qualche disoccupato per pulire la città nelle ore serali.
La fiaba, come tutti sanno, racconta di un uomo col piffero che promette di liberare la città invasa dai topi ma, una volta mantenuta la promessa, non avendo ricevuto il corrispettivo pattuito, ricomincia a suonare e porta via anche tutti i bambini. «Non voglio ripetere – dice Negrogno - ciò che è stato già detto su questa fiaba tranese di fine estate, cose che tra l'altro condivido, ma vorrei fare la solita triste riflessione. I poveri sono tutti uguali e sono poveri, hanno fame e soprattutto hanno il più grande dei dolori che è quello di non poter sfamare adeguatamente i propri figli, non poter respirare la loro fierezza. Il lavoro però non deve essere una questione di fortuna per pochi fortunati pifferai. I poveri sono disperatamente uguali, a loro è facile fare promesse ed è facile anche non mantenerle. Quelli che lavorano nelle cooperative sociali sono uguali a quelli che non vi lavorano: resteranno poveri quindi bisogna aiutarli tutti».
Negrogno evidenzia il lato oscuro della vicenda. «Non capisco perché l'Amiu non abbia potuto farsi carico di queste eccezionali e turistiche pulizie, mentre tutto quello che si è detto era facilmente prevedibile. Mi auguro fortemente che i criteri per privilegiare alcuni sfortunati rispetto ad altri siano stati equi, me lo auguro di cuore perché sempre di sfortunati si tratta anche se questi, per qualche giorno, s'illuderanno di intravedere la luce. Le promesse del pifferaio magico hanno maggior presa tanto più quanto la povertà aumenta. Organizzarsi per promettere a pochi mesi dalle votazioni può essere un'ottima idea, oltre che proficua, sia per il pifferaio, sia per i topi e sia, purtroppo, per i poveri».
La fiaba, come tutti sanno, racconta di un uomo col piffero che promette di liberare la città invasa dai topi ma, una volta mantenuta la promessa, non avendo ricevuto il corrispettivo pattuito, ricomincia a suonare e porta via anche tutti i bambini. «Non voglio ripetere – dice Negrogno - ciò che è stato già detto su questa fiaba tranese di fine estate, cose che tra l'altro condivido, ma vorrei fare la solita triste riflessione. I poveri sono tutti uguali e sono poveri, hanno fame e soprattutto hanno il più grande dei dolori che è quello di non poter sfamare adeguatamente i propri figli, non poter respirare la loro fierezza. Il lavoro però non deve essere una questione di fortuna per pochi fortunati pifferai. I poveri sono disperatamente uguali, a loro è facile fare promesse ed è facile anche non mantenerle. Quelli che lavorano nelle cooperative sociali sono uguali a quelli che non vi lavorano: resteranno poveri quindi bisogna aiutarli tutti».
Negrogno evidenzia il lato oscuro della vicenda. «Non capisco perché l'Amiu non abbia potuto farsi carico di queste eccezionali e turistiche pulizie, mentre tutto quello che si è detto era facilmente prevedibile. Mi auguro fortemente che i criteri per privilegiare alcuni sfortunati rispetto ad altri siano stati equi, me lo auguro di cuore perché sempre di sfortunati si tratta anche se questi, per qualche giorno, s'illuderanno di intravedere la luce. Le promesse del pifferaio magico hanno maggior presa tanto più quanto la povertà aumenta. Organizzarsi per promettere a pochi mesi dalle votazioni può essere un'ottima idea, oltre che proficua, sia per il pifferaio, sia per i topi e sia, purtroppo, per i poveri».
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