Vita di città

Sant’Antuono, replica l’avvocato del gestore

La dichiarazione rilasciata al Corriere del Mezzogiorno

Il secondo intervento dell'arcivescovo sul caso Sant'Antuono non passa inosservato, vuoi per il modo (lettera ufficiale al sindaco diffusa a mezzo stampa) e vuoi per il contenuto (la preservazione del presbiterio della chiesa in attesa che venga ripristinata l'originaria destinazione di culto o di altre attività collaterali).

Il Corriere del Mezzogiorno, riportando la notizia delle richieste esplicite formulate al sindaco da Monsignor Pichierri, ha anche ascoltato l'avvocato Domenico Di Terlizzi che rappresenta il gestore dell'immobile. Diamo diffusione della dichiarazione rilasciata dall'avvocato alla giornalista Carmen Carbonara:

«E' sconcertante tutto l'interesse dimostrato dal vescovo per un rudere che è stato riportato in vita. C'è da chiedersi - prosegue il legale - se ci siano altre motivazioni che spingano a queste iniziative reiterate solo ora, tanto più che il ristorante è stato benedetto da un sacerdote in giorno dell'apertura al pubblico nel dicembre scorso. Peraltro voglio ricordare che gli atti in nostro possesso - conclude - parlano di destinazione commerciale dell'immobile risalente a molti anni addietro».

La Chiesa di Sant'Antuono risale al XII secolo e venne inglobata nelle mura del porto nel Cinquecento. L'uso come chiesa si è perso già da tempo, sebbene la struttura – a detta della Curia - sia da ritenersi ancora consacrata. Il Comune, proprietario dell'immobile, l'ha concessa in affitto a fine 2006 ad un ristoratore. Dopo tre anni di restauri, il ristorante è stato inaugurato nel dicembre scorso. E qualche mese dopo il vescovo di Trani ha chiesto al Comune di rimediare alla decisione.
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