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La percezione dello straniero all'estero. Vivere a Bruxelles.

È proprio vero che ritrovarsi all'estero cambia

È proprio vero che ritrovarsi all'estero cambia, improvvisamente, la tua percezione del mondo. Non è un caso che Bruxelles sia stata scelta come la sede delle principali istituzioni europee: il suo cuore batte al centro di un'Europa che cresce e, progressivamente, si allarga. Una piccola città d'Europa che, da quindici anni, si ritrova a cambiare, ad evolversi, ad albergare i cittadini di mezzo mondo. Una città dall'architettura contrastante: le piccole case fiamminghe da cui spunta il viso dei gattini, la modernità degli edifici delle istituzioni, la maestosità del palazzo reale e le costruzioni dell'architetto Horta fanno da sfondo ad una città di cui è difficile definire la cultura. Ma è a Bruxelles, il paese della cioccolata, che puoi sentire il profumo di kebab, visitare i negozi dell'extention africane (cfr per loro sono un must), incontrare, per caso, una delle conoscenti che fa uno stage presso una delle istituzioni e comprare la celeberrima baguette in una boulangerie araba.

È proprio a Bruxelles che lo straniero è integrato. Nessuno guarda con sospetto nessuno. Tutti vivono la propria vita senza porsi il problema che sia il caso di dover togliere lo chador oppure no. Esistono quartieri interamente popolati da africani, moschee nelle quali pregare, eppure tutto è in perfetto ordine. A Bruxelles rischi una multa se parcheggi male la tua macchina, se passi con il rosso (che tu sia pedone o autista), se non compri il biglietto dell'autobus e se non fai la raccolta differenziata. A Bruxelles si è cittadini d'Europa e del mondo e lo straniero non è l'unico responsabile di furti, rapine e violenze. A Bruxelles le porte non sono blindate, anzi la gente le lascia aperte e le case hanno le finestre basse (tanto da poterci sbirciare dentro).

A Bruxelles il cibo belga ha lo stesso spazio di quello internazionale nei supermercati e si parlano tre lingue, ma tutti sanno l'inglese a parte il tedesco, il francese e il fiammingo. E non si tratta di un popolo che ha perso la propria identità. Anzi tende a tutelarla, non dimenticando però che la lotta allo straniero non porta a niente piuttosto preferisce un'armoniosa integrazione senza dimenticare di punire chi sbaglia, e lo fa in maniera giusta. Ed è una preziosa lezione per noi, cittadini di Europa e futuri protagonisti dell'Euro Mediterraneo. Ci sarà un giorno in cui le carte in tavola potranno cambiare e il Sud Italia diventare protagonista di uno scenario in cui lo straniero diventerà, inevitabilmente, nostro vicino di casa. E allora come comportarsi? Basterà, allora, guardare a Bruxelles, da cui dovremmo e potremmo solo imparare.
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