
Vita di città
Non è una pista per jogging! Bici sí, pedoni no, sulla ciclabile a Trani la promiscuità è un pericolo
Le regole sono chiare e puntualmente disattese
Trani - venerdì 27 giugno 2025
11.17
Sarà il cartello a generare confusione? Sono accanto un pedone e una bicicletta ma in realtà non significa convivenza ma che i pedoni devono stare sul marciapiede. Il problema, in realtà, non è affatto recente. Fin dal primo apparire di quella pista ciclabile blu sul lungomare – inizialmente accolta da osservazioni scettiche o critiche – si è cominciato a notare un uso improprio e sempre più diffuso. Non è mai stata davvero utilizzata solo come pista ciclabile, ma, piuttosto, nell'ordine: pista da jogging, tappeto blu per passeggiate in ogni stagione (con carrozzine e passeggini inclusi), luogo di intrattenimento nelle calde serate estive o per pomeriggi tiepidi di primavera e autunno, rampa di lancio per corse sfrenate con monopattini o biciclette elettriche... e così via. Il problema di fondo è che la pista ciclabile – come suggerisce chiaramente la definizione – è una corsia nata appositamente, tra marciapiede e carreggiata, per le biciclette. Al limite potrebbe essere utilizzata anche da biciclette a pedalata assistita, ma non assolutamente da biciclette elettriche che possono raggiungere anche i 50 km/h, né tantomeno dai monopattini elettrici, quelli truccati che sfrecciano anche a 40 km/h.
La questione è seria. Ce lo scrive una lettrice che si è anche premurata di inviarci una serie di fotografie: perché davvero, al mattino, per chi come lei usa quella pista per recarsi al lavoro in bicicletta, la situazione diventa complicata e persino pericolosa. Ci si ritrova a dover dribblare persone che fanno jogging – spesso con le cuffiette nelle orecchie e che, quindi, non sentendo eventuali richiami con i campanelli , non segnalano i cambi di direzione né le improvvise fermate. Il risultato? Frenate brusche, incidenti sfiorati o avvenuti e un disagio crescente. Questa è l'unica pista ciclabile del centro cittadino, eppure continuiamo a combattere per difenderne l'uso corretto. Per molti,comodamente, quel segnale stradale che mostra uno spazio blu diviso a metà – da un lato un pedone, dall'altro una bicicletta – indica un tratto condiviso. Ma come è stato chiarito da diversi agenti della polizia locale, quella pista non è affatto promiscua: è riservata esclusivamente alle biciclette, e, come già detto, a quelle a pedalata assistita.
Che fare dunque? Rendere ancora più chiara la segnaletica, con cartelli espliciti che indichino chiaramente: "Pista riservata esclusivamente a biciclette e biciclette a pedalata assistita"?. O forse rafforzare i controlli, perché è necessario far comprendere che anche i pedoni possono essere investiti e che questa promiscuità non prevista dalla legge è davvero pericolosa?
Ieri sera, percorrendo la pista ciclabile in bicicletta, è capitato di incontrare due ragazze, non più che diciassettenni, che camminavano tranquillamente sulla striscia blu, evitando il marciapiede (ampio, comodo e con vista mare). Con gentilezza è stato chiesto di spostarsi, facendo loro presente che poteva essere pericoloso per loro . La risposta è stata dal tono seccato, stizzita, come purtroppo accade troppo spesso tra i giovani di oggi, che non accettano né un rimprovero né un sereno e pacato consiglio. "La strada è di tutti, ne faccio quello che voglio".Verissimo, certo, di tutti , ma non che se ne possa fare ciò che si voglia . E un principio – che dovrebbe fondarsi sul rispetto reciproco e sull'uso corretto degli spazi comuni – viene puntualmente disatteso, a discapito di chi lo rispetta.
La questione è seria. Ce lo scrive una lettrice che si è anche premurata di inviarci una serie di fotografie: perché davvero, al mattino, per chi come lei usa quella pista per recarsi al lavoro in bicicletta, la situazione diventa complicata e persino pericolosa. Ci si ritrova a dover dribblare persone che fanno jogging – spesso con le cuffiette nelle orecchie e che, quindi, non sentendo eventuali richiami con i campanelli , non segnalano i cambi di direzione né le improvvise fermate. Il risultato? Frenate brusche, incidenti sfiorati o avvenuti e un disagio crescente. Questa è l'unica pista ciclabile del centro cittadino, eppure continuiamo a combattere per difenderne l'uso corretto. Per molti,comodamente, quel segnale stradale che mostra uno spazio blu diviso a metà – da un lato un pedone, dall'altro una bicicletta – indica un tratto condiviso. Ma come è stato chiarito da diversi agenti della polizia locale, quella pista non è affatto promiscua: è riservata esclusivamente alle biciclette, e, come già detto, a quelle a pedalata assistita.
Che fare dunque? Rendere ancora più chiara la segnaletica, con cartelli espliciti che indichino chiaramente: "Pista riservata esclusivamente a biciclette e biciclette a pedalata assistita"?. O forse rafforzare i controlli, perché è necessario far comprendere che anche i pedoni possono essere investiti e che questa promiscuità non prevista dalla legge è davvero pericolosa?
Ieri sera, percorrendo la pista ciclabile in bicicletta, è capitato di incontrare due ragazze, non più che diciassettenni, che camminavano tranquillamente sulla striscia blu, evitando il marciapiede (ampio, comodo e con vista mare). Con gentilezza è stato chiesto di spostarsi, facendo loro presente che poteva essere pericoloso per loro . La risposta è stata dal tono seccato, stizzita, come purtroppo accade troppo spesso tra i giovani di oggi, che non accettano né un rimprovero né un sereno e pacato consiglio. "La strada è di tutti, ne faccio quello che voglio".Verissimo, certo, di tutti , ma non che se ne possa fare ciò che si voglia . E un principio – che dovrebbe fondarsi sul rispetto reciproco e sull'uso corretto degli spazi comuni – viene puntualmente disatteso, a discapito di chi lo rispetta.
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