Politica

«Più che di correnti, discutiamo della compravendita delle tessere e dei voti»

Lettera di Domenico Franco sulla situazione del Pd

«Ho seguito con un certo interesse la querelle, riportata dai siti web locali, tra il comitato Liberamente Democratici (costituito da iscritti tranesi del partito Democratico) e Tommaso Laurora, consigliere comunale dello stesso partito. Non intendo entrare in una polemica tutta interna ad un partito cui non sono mai stato iscritto e di cui mi ritenevo un semplice simpatizzante.

Essendo però un cittadino radicato nel nostro territorio (come è di moda dire oggi), un cittadino cioè che ha scelto (scartando altre opzioni economicamente attraenti) di esercitare la propria professione da oltre trent'anni e di vivere la propria vita per intero nella città di Trani, credo di poter esprimere alcune considerazioni con cognizione di causa, diversamente da alcuni politici che hanno (legittimamente) scelto di dispiegare la propria esistenza in città più ricche e lontane e che ritornano tra di noi solo a ridosso delle campagne elettorali per riportare le direttive di qualche leader nazionale o per propinare saggi consigli, non richiesti.

Innanzitutto trovo strano e persino stucchevole che un giovane esponente politico utilizzi un linguaggio vecchio e stantio, che rassomiglia tanto al politichese di qualche decennio fa, per opporsi ad un dibattito politico e culturale finalmente avviato nella nostra città, dicendosi contrario a rendere pubblici i contrasti interni ad un partito e paventando la nascita di correnti. Ciò appare strano ed ha un retrogusto strumentale ove si tenga conto che lo stesso Laurora farebbe parte di un'altra corrente politica del Pd tranese e che, in ogni caso, è esponente di un'area politica che dovrebbe essere per una concezione di partito trasparente ed aperto che è l'esatto contrario della diversa concezione di partito verticistico in cui le correnti vengono viste come metastasi.

Ecco soffermiamoci su questo punto, passando dal caso specifico ad un discorso di più ampio respiro. Le correnti all'interno di un partito politico, come di qualsiasi organo associativo, piuttosto che essere di per sé un fattore negativo rappresentano una ricchezza, allorquando siano correnti di elaborazione del pensiero mentre possono diventare un problema quando siano l'espressione di gruppi di persone unite da interessi economici.

Affermare apoditticamente e genericamente di essere contrari alle correnti di un partito ed alla dialettica che esse introducono all'interno dello stesso significa negare le ragioni stesse dell'esistenza di un partito politico, che è deputato ad elaborare proposte concrete per il bene comune, dopo un dibattito politico-culturale che deve necessariamente essere pubblico se vuole consentire ad ogni cittadino di contribuirvi concretamente. Perché mai il dibattito interno ad un partito dovrebbe svolgersi nel chiuso di una stanza e dovrebbe sfociare in una decisione assunta da una maggioranza determinata dal possesso di tessere acquisite con sistemi da prima repubblica? Come si fa a non rendersi conto che la vittoria in Puglia di Vendola (non di Sinistra e Libertà) è la vittoria della speranza in un mondo nuovo dove le occasioni per i giovani non sono determinate dai pacchetti di tessere ma dal merito di ciascuno?

E come si fa a non capire che la sconfitta del Pd, che a Trani ha assunto dimensioni inimmaginabili, nonostante il travaso dei voti da destra (frutto di discutibili accordi di singoli candidati) e l'aumento contemporaneo dell'astensionismo, rappresentano le risposte del cittadino comune alla politica delle consorterie che, nel chiuso di una stanza polverosa, parlano linguaggi cifrati ed incomprensibili?

Piuttosto che elucubrare sulla astratta utilità delle correnti sarebbe allore utile avviare un discorso serio e limpido sul fenomeno della compravendita delle tessere di partito e dei voti, fenomeno che ha interessato la provincia Bat senza escludere la città di Trani. Se non si avrà il coraggio di avviare una nuova stagione il dibattito politico nell'area progressista resterà asfittico e non sarà un congresso di partito dall'esito scontato ad avviare il necessario rinascimento della nostra città».

Domenico Franco
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