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Termovalorizzatore di Trani, strumentalizzata l'emergenza di Napoli?

Legambiente: «Rammaricati che il Sindaco di Trani si schieri per l'inceneritore»

«Nel nome dell'emergenza rifiuti di Napoli, in tutta Italia, ma soprattutto a Trani, si cerca di strumentalizzare l'intera problematica individuano nuove motivazioni, e l'asservita potenza mediatica, per fare passare la logica di nuovi inceneritori. Quale migliore occasione è quella fornita dai putridi cumuli di rifiuti che arredano insanamente i bordi delle strade? Quale migliore occasione è quella napoletana che permette ai sostenitori della bontà degli inceneritore di affermare la miracolistica magia degli impianti di incenerimento?
Ebbene, semmai ce ne fosse bisogno, noi del Circolo di Trani della Legambiente riaffermiamo la nostra sempre più indomita opposizione all'idea balzana e rischiosa di dotare la Città di un avventato impianto di incenerimento. E' evidente che, laddove esistono inappagabili interessi economico-gestionali, spesso supportati da potenti lobby industriali, vi è solo una strategia che possa inculcare la logica della necessità degli inceneritori: l'ignobile tattica dello stop alla raccolta differenziata. A Trani siamo molto abili in questo triste record che produce l'immobilismo strategico e la paralisi della raccolta differenziata. Ancora una volta il ‘non fare', così come avviene in Campania, potrà sicuramente tornare utile quando, a discarica esaurita, l'opinione pubblica si convincerà che per non cadere nella stessa emergenza bisognerà realizzare un prodigioso impianto di incenerimento da cui fuoriescono effluvi benefici al profumo di gelsomino.
Ci teniamo a puntualizzare che qualora si arrivasse al giorno di esaurimento della discarica le responsabilità saranno tutte da attribuirsi agli attuali amministratori che, strumentalmente, soffocano ogni provvidenziale incremento della raccolta differenziata. Riteniamo che in questa delicatissima fase storica l'Amministrazione Comunale di Trani contrasti strategicamente la raccolta differenziata anche e soprattutto attraverso il non-recupero sistematico dell'alluminio, il mai avviato porta a porta, la mancanza di pubblicità dell'unica isola ecologica presente in città, ecc.
Poiché in questo frangente storico ‘sprecopoli' è un tema di stringente attualità siamo indotti ad elaborare, senza alcuna fatica, alcune considerazioni attinenti la gestione AMIU ed AMET. Se solo una minima parte di compensi elargiti agli amministratori delle municipalizzate che rocambolescamente si sono susseguiti negli ultimi anni, fossero stati destinati alla raccolta differenziata, avremmo oggigiorno, raggiunto le stesse percentuali dei comuni più virtuosi d'Italia come quantitativo dei materiali recuperati.
Se la raccolta differenziata in città avesse seguito lo stesso andamento degli incrementi dei costi elargiti per le consulenze commissionate dalle municipalizzate tranesi, adesso probabilmente, avremmo già raggiunto il cento per cento di raccolta differenziata. Se tutti i costi dissipati per l'azzardato progetto dell'inceneritore incluso nel piano Fitto, fossero stati utilizzati per il porta a porta o per un provvidenziale impianto di compostaggio, adesso, oltre ad aver raggiunto almeno il quaranta per cento di differenziata, avremmo avuto una nuova fonte di guadagno per le malmesse casse delle municipalizzate.
A ciò aggiungiamo che sarebbe doveroso che gli stessi sostenitori dell'inceneritore, ad impianto realizzato, vigilassero ventiquattrore su ventiquattro affinché non accada ciò che ha portato all'attualissimo sequestro dell'inceneritore di Terni: l'illegale smaltimento attraverso combustione di materiali radioattivi e di materiali ospedalieri pericolosi. E a ciò non vogliamo aggiungere anche le sempre più emergenti nefandezze che stanno costellando la recente cronaca del tanto decantato inceneritore di Brescia. Ancora una volta siamo rammaricati che il Sindaco di Trani, da insigne oncologo qual è, si schieri dalla parte dei sostenitori degli inceneritori ignorando l'esponenziale incremento di incidenze tumorali nelle are prossime agli impianti di incenerimento
Concludendo, ci sentiamo una volta tanto, di fare una considerazione di natura economica: l'attuale impennata del prezzo del petrolio che supera facilmente i cento dollari al barile non è che la lampante evidenza che i giacimenti di tale idrocarburo siano ormai prossimi ad esaurirsi. Ogni anno vengono estratti sul Pianeta trenta miliardi di barili ma vengono scoperti nuovi giacimenti solo per quattro miliardi di barili. In pratica, stiamo consumando tutte le riserve disponibili e tra breve finiranno anche quelle. Per produrre un chilo di plastica servono tre chili di petrolio e ciò, oltre a dimostrare che l'incenerimento non è assolutamente una fonte energetica rinnovabile, dimostra che tra poco più di un decennio risulterà economicamente conveniente recuperare anche la plastica sotterrata nelle discariche. Che senso ha quindi, bruciarla inesorabilmente nei mostruosi impianti di incenerimento che regalano alle popolazioni solo inguaribili patologie e un futuro insano ed a rischio? Appare inutile affermare che queste lungimiranti considerazioni attinenti il futuro dell'umanità non potrebbero in alcun modo appartenere al patrimonio culturale dell'attuale amministrazione tranese che, a mala pena, e sempre più maldestramente, riesce a barcamenarsi nel presente.»

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