Apatheia

La rissa al palazzo

Mettersi al sicuro dalla disperazione

Il nostro, ormai, oltre ad essere un sistema politico, economico e sociale morente - ma morente non di morte serena e naturale bensì di morte dolorosa, violenta e dopo lunga agonia - è un sistema che prima affama e sfinisce gli uomini e poi chiede sicurezza, chiede di essere protetto da questi uomini affamati, sfiniti ed irati contro chi, semplicemente, ancora non ha fame e non è disperato. Abbiamo paura di chi è disperato e chiediamo sicurezza ma fino a quando questa sicurezza potrà essere garantita? Cosa accadrà quando quelli affamati, sfiniti ed irati saranno più di quelli satolli o rassegnati? Cosa accadrà quando avranno fame anche quelli che devono rassicurare e proteggere?

Il PDL che prontamente chiede legalità, sicurezza ed è solidale alle forze dell'ordine è sempre sorprendente, è un ossimoro se non un'antinomia ma nel contempo è il segno dei tempi che oggi sono più che mai una contraddizione mortale. Se non fosse che il PDL senza l'indeciso Berlusconi non esisterebbe e, personalmente, se in un momento di obnubilamento avessi creduto in questa sua associazione, mi sarei dimesso non per ordine del capo ma per ravvedimento giunto almeno a sentenza avvenuta, se ne potrebbe anche parlare. Infatti certe persone tradizionaliste e reazionarie confluite nel fortunato partito, ostentano una puntuale solidarietà alle forze dell'ordine quando questi arrestano il rubagalline di turno, il disperato che ruba per mangiare, quello senza casa che va al comune a protestare, ma se poi i magistrati fanno arrestare i pezzi grossi, i veri balordi, quelli che fanno, tra le tante cose, ad esempio una frode fiscale, allora le forze dell'ordine diventano spregevoli sbirri politicizzati e vogliono cambiare la giustizia.

Finché ci sarà un uomo senza una casa per i suoi figli, un uomo che non può sfamare i suo figli, c'è poco da star sicuri e sereni, potremo caricare tutte le armi di cui disponiamo, schierare eserciti per difenderci ma se non risolveremo il problema di questi disperati non sarà al sicuro la nostra coscienza oltre la pelle di chi deve dare spiegazioni e convincere queste persone che non ci sia per loro alcuna speranza.

Capisco il bisogno di sicurezza, anche chi lavora in ambulanza come me spesso si imbatte in situazioni pericolose e ne sente il bisogno. Certe volte si rischia di chiedere sicurezza per essere protetti da quei cattivi a cui avevamo promesso, illudendoli, di risolvere la loro disperazione e non l'abbiamo risolta. Se ci si impegna al massimo per risolvere o migliorare delle condizioni sfavorevoli, ognuno con le proprie competenze e se si rispetta la disperazione di chi è disperato empatizzando e mostrando tutto il nostro impegno, se addirittura il problema lo risolviamo perché avevamo promesso di esserne in grado quando volevamo essere creduti, la sicurezza ce la guadagniamo senza spendere un soldo.

Chi aggredisce un onesto lavoratore, anche se lo fa in preda alla disperazione, oltre a commettere un'azione grave ed ingiustificata, commette un reato ma la solidarietà del politico non serve né a sfamarsi né a proteggersi, piuttosto bisogna cercare di creare le condizioni per rallentare questa disperazione dilagante oltre a rendere più sicuri i luoghi a rischio di disperazione.
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La rubrica di Rino Negrogno

Indice rubrica
La telefonata 6 marzo 2015 La telefonata
Le primarie 15 febbraio 2015 Le primarie
Il professore di Trani 25 gennaio 2015 Il professore di Trani
Terra mia 13 gennaio 2015 Terra mia
Le  "dita " 31 dicembre 2014 Le "dita"
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