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«Uaglio’ vin’ a vute’», nuovo tormentone dell’estate tranese

Altro che inagibilità dello stadio, inagibile è il Palazzo (di Città)

L'ultima immagine è quella che mette il sigillo definitivo ad un pozzo senza fondo, da cui credevamo di non dover aspettare o vedere più nulla. Nella seduta del Consiglio comunale del 25 tutti entrano; mastro Ferrante comincia l'appello, contrariamente a quanto stabilito nella riunione dall'opposizione, in caso di mancanza del numero (poi dice che sono io che scredito…) ma il numero non c'è. Parte la telefonata, anzi le telefonate al consigliere di maggioranza che ci si aspettava presente, ma non c'è: "Uagliò, vin a vutè!?". E quello, dall'altra parte del telefono: "Sì, mo' veng', sto arrivando…". Nella tradizione del concittadino Leone Di Lernia si potrebbero cambiare le parole del tormentone del cantante francese Stromae, con la frase "Uaglio vin a vutè!". Alla fine il consigliere non arriverà ed il numero continuerà a non esserci. Va in scena la politica degradata a sberleffo, dolcetto – scherzetto, barzelletta alla Pino Fusco (il tranese di Mudù), una continua e permanente "Ariamara" (meglio di Battiti) con il Sabino Brattoli di turno (il boss della citata fiction) che minaccia o fa il bello e cattivo tempo, come tanti consiglieri in questi ultimi tempi, sulla pelle degli ignari e ingenui tranesi.

Lo spostamento a Bisceglie di una manifestazione canora, la nomina di un revisore promessa per l'ennesima volta ad un componente della maggioranza (mugliera, zita, fidanzata, amichetto, amico d'ombrellone, vicino di casa, poco importa), gli ordini di scuderia non rispettati dopo le riunioni di maggioranza od opposizione (per me pari sono), l'incredibile vicenda della squadra di calcio, l'inagibilità dello stadio, tutto diventa occasione di vendette incrociate, un "muoia Sansone con tutti i Filistei", una serie di ripicche e sgambetti dell'ultim'ora o premeditati con gusto, da parte dei vari attori della politica tranese, che d'ora in poi ci sforzeremo di nominare il meno possibile (in quanto non ci sembrano degni della pur minima forma di pubblicità). Un triste "cupio dissolvi" che avvolge i vari campi della vita cittadina, una serie di vendette personali sulla pelle della città, con in controluce, tutta una serie di conflitti d'interesse, beghe personali, incapacità diffuse. Un lettore ci invia la testuale dichiarazione: "Stanno giocando sulla pelle della città".

Domani (oggi per chi legge) il consiglio subirà un rinvio (forse): sarà un consigliere di maggioranza a prendere la parola (Rocco Hunt) e a far notare come nella nota del presidente dei revisori dei conti è stato sollevato un problema circa la possibile nullità degli atti da approvare in consiglio. Il consigliere vuole capire se ci sono ragioni politiche o contrasti tra i revisori e dice testualmente che "i revisori non possono continuare ad intimidire un consiglio comunale in tutte le maniere". Insomma una maionese impazzita che torna ciclicamente a ricoprire le teste dei consiglieri, del sindaco,ed indirettamente di tutti i cittadini. Alla richiesta di rinvio qualcuno si alzerà e darà ragione alla tesi del rinvio stesso. Ergo si voterà. E' vero che per votare il previsionale ci sarà tempo fino a settembre, ma per il consuntivo, in caso di mancata approvazione, ci arriverà una letterina di "diffida" che c'intimerà di approvarlo nel giro di una ventina di giorni; quindi verso il 18, 19 agosto potremmo avere un nuovo consiglio comunale. E di nuovo riprenderà la girandola di telefonate, incontri più o meno segreti, preghiere i ginocchio, visite domiciliari e tutto il repertorio già visto che preclude il raggiungimento dei numeri per andare avanti. Ultima promessa: un revisore Amet (anche presidente va bene) per un consigliere di Forza Italia. E vuoi vedere che qualcuno, con la scusa che non si vedono risultati concreti, si potrebbe lanciare in qualche nuova ipotesi di rimpasto, all'insegna della frase accademica: "Ma cud' (o cched') ce chez (non è francese) è fat?" E vai col nuovo cambio!

Credo che l'immagine sponsor di tutto questo, oltre alla storiella della telefonata raccontata ad inizio di rubrica, degna del miglior Mudù, sia la frase che uno degli assessori ha urlato alla fine dello scorso consiglio, sempre scendendo le scale di Palazzo Palmieri (Ah! Se potessero parlare quelle scale…!): "Mo' m'avit rutt propr' u chez!". L'accademia dei Lincei è pronta per un sopralluogo. Piange il telefono. E Trani pure. Altro che inagibilità dello stadio. Inagibile è il Palazzo (di Città). E vai Rocco Hunt con "E' nu bun iourne…". Col cavolo…
  • Consiglio Comunale
  • Gigi Riserbato
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