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"Cara Befana", una lettera per Trani da Mimmo Santorsola

L'assessore regionale: «Io sempre tirato in ballo anche quando non c'entravo nulla»

"Cara Befana, ti scrivo per dirti che sono stato bravo a scuola ed ubbidiente a casa, e per chiederti...". Di solito iniziavano così le lettere che "inviavamo" a questa vecchia signora, brutta e malvestita, alla quale chiedevamo di realizzare i nostri desideri.

Normalmente si trattava di cose di poco conto che erano sfuggite alla lista per Babbo Natale, cose per le quali non era il caso di scomodare il "Bambinello Gesù": una pistola di latta, una trottola, una bambola di pezza, cose che servivano per lo più a mitigare la tristezza delle feste che finivano e della riapertura delle scuole sempre più vicina. Per averle però era necessario essere stati bravi, aver meritato un giudizio positivo da parte dei genitori e dei maestri o, in subordine, esprimere buoni propositi per l'anno appena incominciato.

Nel tempo quello dell'Epifania è rimasto per me un momento di rendicontazione in merito ai programmi realizzati e ai progetti da mettere in cantiere; negli anni la Befana e la Morale si sono sovrapposte per orientare le mie scelte. Non voglio tediarvi con la storia della mia vita ma, se è ovvio che quanto faccio in privato attiene solo alla mia coscienza, è pur vero che la mia attività politica è di interesse pubblico e, come tale, può e deve essere assoggettata a giudizi, da qualsiasi parte essi vengano.

Negli ultimi diciotto mesi, da quando ricopro il ruolo di assessore regionale, mi sono sentito tirare in ballo tante volte: la discarica, la raccolta differenziata, l'ospedale, le cave, le assunzioni; non c'è stato Consiglio Comunale e non c'è stato articolo di giornale in merito a questi argomenti nel quale non si alludesse ad una mia corresponsabilità nelle scelte che, ogni giorno, a mia insaputa, l'amministrazione comunale operava.

Mi meravigliava come ci fosse sempre qualcuno, il sapientone di turno (!), che, pur non avendo contezza del problema e pur non avendo mai valutato il grado del mio coinvolgimento nei fatti, si sentiva in diritto di pontificare ma, sicuro di me e nella certezza di aver operato nell'esclusivo interesse della comunità, non me ne sono preoccupato più di tanto ed ho tirato dritto per la mia strada: ero, infatti, fermamente convinto che non fosse il caso di rispondere alle critiche o di ribattere alle provocazioni.

Qualche giorno fa, però, Antonio (non quello, un altro) mi ha portato ad una riflessione: il fatto che io non avessi mai espresso pareri sulla politica locale mi ha escluso dal partecipare alle cose buone operate dall'amministrazione comunale e, nel contempo, mi ha reso corresponsabile di quelle che, almeno a prima vista, possono sembrare meno buone. Non ritengo che dalle nostre parti ci siano buoni maestri dai quali aspettare un giudizio politico costruttivo; la storia della nostra città lo testimonia.

Mi riservo, perciò, di discutere in altra occasione delle cose che ho portato a termine e di quelle che ho avviato; oggi, mi limiterò ai buoni propositi per l'anno che verrà sperando che siano sufficienti ad assicurarmi la benevolenza di quel giudice inappellabile che, nel mio immaginario, rappresenta la coscienza sociale.

E allora? "Cara Befana, prometto che nel prossimo anno sarò più prodigo di informazioni in merito alla mia attività politica, sarò disponibile a confronti pubblici sui temi che investono la nostra vita quotidiana, sarò più presente sul territorio cittadino, tenterò di partecipare attivamente alle scelte operate da quegli amministratori che ho contribuito ad eleggere, non risparmierò giudizi, i più obiettivi possibile, sulle decisioni che potrebbero avere un peso sulla vita della nostra comunità". Poi vi dirò se nella calza ho trovato i dolci che mi piacciono o una montagna di carbone.
  • Domenico Santorsola
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