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Mazza e panella

Tornare a studiare: politici e non solo verso l'analfabetismo istituzionale

Mazza e panella di Giovanni Ronco

Gente che non studia, dalla politica in su, non produce nulla o fa danni. L'inaugurazione del nuovo anno accademico dell'Università della Terza età, diretta dal prof. Gaetano Attivissimo, "vecchio" amico di famiglia (ha insegnato per tanti anni con mio padre Carlo) porta in sè un concetto che molti, non solo anziani e pensionati, come nell'ottica di questo ente benemerito, dovrebbero mettere in pratica: tornare a studiare.

Al di là del facile moralismo, apparentemente populista, per cui molti politici, prima d'intraprendere questa "carriera", dovrebbero tornare a studiare, o farlo per la prima volta, in diversi casi. Non è populismo. E' realismo: da ciò che si vede, svariati rappresentanti delle istituzioni non studiano l'argomento che devono trattare, si "consegnano" nelle mani dei Dirigenti, limitandosi a firmare o a leggere le relazioni scritte da questi ultimi. L'importante è ritirare l'assegno a fine mese.

Una volta la politica si studiava, se non od oltre che nelle aule di scuola o università (i fondamenti del diritto, ad esempio), anche nelle sedi dei partiti. Questi non avevano bisogno di allestire "corsi" o scuole interne ad hoc, più o meno noiosi, ma tramite i responsabili, avviavano i più giovani, ad una specie di palestra sul campo, che li portava poi a loro volta, a misurarsi con primi incarichi, approcci con la gente comune, i lavoratori, gli imprenditori, i docenti, spesso nelle vesti di preziosi "consiglieri", i commercianti, i sindacalisti.

Ora come possono formarsi e studiare, persone che dopo aver bazzicato su social e web, o dopo qualche telefonata o veloce incontro, si ritrovano scaraventati nell'agorà, senza nemmeno sapere dove mettere le mani? Il risultato è sotto gli occhi di tutti: gente eletta ma che non produce nulla, se non qualche favore per la propria cerchia. Un analfabetismo istituzionale che imbufalisce sempre più i cittadini.

Ma il concetto di "ritorno allo studio" non vale solo per i politici. Le maglie dell'ignoranza, dell'impreparazione, dell'insensibilità, della carenza di capacità relazionali, di attaccamento ai soldi e al potere, stringono tante personalità nelle varie professioni: l'amministratore di condominio che ti fa pagare 20 euro una raccomandata non è forse un ignorante nella sua materia, oltre che un ladro? Un ufficio tecnico comunale che non è in grado, nel giro di quasi due anni, di far rispettare i propri ordini per un'azienda e un ingegnere che hanno malamente sbagliato i lavori per un edificio, non è oltre a questi stessi, bisognoso di riorganizzarsi ripartendo dalla formazione? Impiegati comunali che non rendono non dovrebbero tornare a studiare attraverso la formazione? In tal senso mesi fa vi fu un tentativo dell'ormai ex dirigente Caterina Navach di organizzare corsi di formazione ad hoc per il personale. Anche lei aveva capito che da lì bisogna ricominciare.

E tra i docenti, come ho saputo avviene in alcuni istituti da testimonianze di genitori, non ci sono quelli che dissuadono e sconsigliano le iscrizioni in alcuni corsi, piuttosto che in altri, tentando di portare acqua al proprio mulino e gettando fango sui colleghi? Non avrebbero, pure questi docenti, bisogno di tornare a studiare, magari corsi di "Etica della persona e del lavoro" o semplicemente la disciplina della Relazionalità. O magari uno psicologo non andrebbe male, tutto sommato. (Ah, questi test psico attitudinali per docenti che non si fanno…)

E vogliamo parlare dei tanti imprenditori che si ammantano del vestito buono del filantropismo o della solidarietà, e poi fanno firmare contratti da otto ore per i loro dipendenti, pagandone 4? Non ci vorrebbe anche qui un ritorno allo studio e alla formazione? O comunque una riflessione seria sull'idea di sfruttamento dei dipendenti, di cui, con la scusa della crisi, nessuno più parla? Leggo fregnacce d'ogni genere nei programmi dei partiti pronti alla questua di voti, con solito optional, la presa per i fondelli della gente, ma non vedo uno straccio di riflessione su questa grave piaga del lavoro nero e dello sfruttamento. Ed anche molti sindacati non ne parlano più. Torniamo a studiare, che è meglio.
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