Calcio

Calcio malato. Parla l'allenatore del Trani

Per Savoni ci sono tanti responsabili, non solo i tifosi

Settimana senza calcio, settimana di riflessione, a tutti i livelli. A causa della sosta forzata, la Fortis domenica si è allenata regolarmente senza però disputare gare amichevoli. Un forma di rispetto per chi ha perso la vita durante una partita di calcio e per evitare polemiche. Da oggi la squadra riprende gli allenamenti. Di certo c'è un'amichevole giovedì a Molfetta, poi si resterà in attesa delle decisioni della Federazione. Amedeo Savoni non si sottrae ad alcune considerazioni su quanto è accaduto in questi giorni. «In tv e sui giornali si è detto tutto e il contrario di tutto - dice l'allenatore - e molti si sono improvvisati in commenti anche paradossali. Francamente credo che il problema sia di carattere sociale e non vada circoscritto. Se si chiudessero gli stadi i violenti troverebbero modo di far casino altrove». Savoni non propone soluzioni perché, a suo dire, la soluzione c'è già, solo che è rimasta inapplicata: «Bisogna attuare rigorosamente le misure previste dal decreto Pisanu, disattese dai più fino a quando non ci è scappato il morto. A tal proposito vorrei fare una considerazione. Io, in qualità di allenatore, sono responsabile dei risultati di una squadra. Se i risultati non arrivano pago in prima persona con l'esonero. Allo stesso modo ritengo che adesso debba pagare chi non ha disatteso il compito di far applicare la legge». Savoni fa un esempio concreto: «Due domeniche fa a Canosa poteva succedere qualcosa di molto grave. Mi chiedo: chi ha autorizzato a giocare una partita in uno stadio che separa soltanto di pochi metri le due tifoserie? È comodo prendersela con i teppisti e con gli ultrà, scaricare le colpe solo sui tifosi. Le responsabilità sono anche di altri, di chi autorizza gli incontri in stadi assolutamente inagibili, di chi non si preoccupa della sicurezza e dell'incolumità della gente, di chi vede il calcio solo come uno show business ignorando i problemi che ci portaimo dietro da decenni. Oggi ci fermiamo perché è morto un agente durante una partita di serie A. Ma di tutto quello che accade nei campionati dilettantistici se ne parla poco quanto niente, senza mai prendere le giuste misure».
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