Politica
Equilibri di bilancio, fuoco incrociato sui dirigenti
Censure a Panunzio ma il provvedimento passa: 26 a 7
Trani - lunedì 11 ottobre 2010
La discussione degli equilibri di bilancio pone in aula per l'ennesima volta il problema del rapporto tra potere politico e potere dirigenziale. Le critiche del collegio dei revisori sulla relazione allegata al provvedimento hanno ingenerato un dibattito che ha visto i consiglieri di entrambi gli schieramenti (maggioranza e opposizione) criticare l'operato del dirigente della ripartizione finanziaria, Luigi Panunzio. «Chi alza la mano e approva questo provvedimento è un valoroso» ha detto Michele Di Gregorio dei Verdi, ravvisando ed elencando enormi lacune ed incogruenze oltre che i notevoli ritardi sulle scadenze previste dalla legge.
Fabrizio Ferrante (Pd) ha sottolineato come «non si sia proceduto ad una definizione dei riversamenti nelle casse comunali di quanto dovuto dalle società esterne che gestiscono il servizio di accertamento e riscossione dei tributi. Rischiamo – ha detto Ferrante - di essere tenuti sotto scacco da chi gestisce i soldi del Comune».
Anche fra i banchi della maggioranza si è scatenato un tiro al bersaglio contro Panunzio: «Questa relazione - ha detto Gigi Riserbato della Puglia Prima di tutto - è un semplice manuale d'istruzioni, niente di più. Condividiamo molte delle perplessità sollevate dalla minoranza e non possiamo che sottolineare ancora una volta la profonda scollatura fra noi politici ed i dirigenti. I dirigenti non sono vincitori di concorso ma siedono negli uffici comunali in virtù di una fiducia che ha riposto nei loro confronti. Il compito a cui sono chiamati dovrebbe essere quello di ricambiare la fiducia del sindaco e non di esporlo a figure imbarazzanti come quelle che registriamo ancora oggi. Dobbiamo cambiare questa tendenza, così come dobbiamo dire basta a dirigenti che siedono su più poltrone. Non si può amministrare la ripartizione finanziaria di Trani e di Taranto al tempo stesso».
Michele D'Amore (Puglia delle Libertà) a nome del suo gruppo consiliare ha letto una nota che sintetizza un diffuso malumore nei confronti di tutti i dirigenti comunali: «Registriamo un vero e concreto disagio, un muro di indifferenza che ostacola il nostro operato. Il compito dei consiglieri comunali è quello di controllare ed indirizzare l'attività amministrativa, ma questo principio qualcuno non lo ricorda più. Mi riferisco ad alcuni dirigenti che non tengono in giusto conto il nostro ruolo, a chi si permette di chiuderci la porta in faccia. Dobbiamo porre fine a questa vessazione delle nostre funzioni. Crediamo che serva una profonda riflessione sugli uomini a cui si è inteso affidare il nostro futuro». A Panunzio, D'Amore riserva una citazione calcistica: «Non è stato fortunato: nel primo bilancio che ha presentato si è dimenticato degli allegati obbligatori per legge, oggi invece assistiamo al ritiro del provvedimento sul rendiconto per degli errori formali. E' come se nel calcio avesse perso due partite su due. Di solito, in questo caso, le panchine saltano».
«Alla luce delle dichiarazioni fatte dai colleghi di maggioranza – ha poi concluso Ferrante - mi aspetto dei comportamenti consequenziali. Serve un atto di coraggio ma, come si sa, il coraggio o lo hai o no e difficilmente lo si può far venire ad altri».
Nonostante le critiche, alla fine il provvedimento è stato approvato con 26 voti favorevoli, 7 contrari ed 8 assenti.
Fabrizio Ferrante (Pd) ha sottolineato come «non si sia proceduto ad una definizione dei riversamenti nelle casse comunali di quanto dovuto dalle società esterne che gestiscono il servizio di accertamento e riscossione dei tributi. Rischiamo – ha detto Ferrante - di essere tenuti sotto scacco da chi gestisce i soldi del Comune».
Anche fra i banchi della maggioranza si è scatenato un tiro al bersaglio contro Panunzio: «Questa relazione - ha detto Gigi Riserbato della Puglia Prima di tutto - è un semplice manuale d'istruzioni, niente di più. Condividiamo molte delle perplessità sollevate dalla minoranza e non possiamo che sottolineare ancora una volta la profonda scollatura fra noi politici ed i dirigenti. I dirigenti non sono vincitori di concorso ma siedono negli uffici comunali in virtù di una fiducia che ha riposto nei loro confronti. Il compito a cui sono chiamati dovrebbe essere quello di ricambiare la fiducia del sindaco e non di esporlo a figure imbarazzanti come quelle che registriamo ancora oggi. Dobbiamo cambiare questa tendenza, così come dobbiamo dire basta a dirigenti che siedono su più poltrone. Non si può amministrare la ripartizione finanziaria di Trani e di Taranto al tempo stesso».
Michele D'Amore (Puglia delle Libertà) a nome del suo gruppo consiliare ha letto una nota che sintetizza un diffuso malumore nei confronti di tutti i dirigenti comunali: «Registriamo un vero e concreto disagio, un muro di indifferenza che ostacola il nostro operato. Il compito dei consiglieri comunali è quello di controllare ed indirizzare l'attività amministrativa, ma questo principio qualcuno non lo ricorda più. Mi riferisco ad alcuni dirigenti che non tengono in giusto conto il nostro ruolo, a chi si permette di chiuderci la porta in faccia. Dobbiamo porre fine a questa vessazione delle nostre funzioni. Crediamo che serva una profonda riflessione sugli uomini a cui si è inteso affidare il nostro futuro». A Panunzio, D'Amore riserva una citazione calcistica: «Non è stato fortunato: nel primo bilancio che ha presentato si è dimenticato degli allegati obbligatori per legge, oggi invece assistiamo al ritiro del provvedimento sul rendiconto per degli errori formali. E' come se nel calcio avesse perso due partite su due. Di solito, in questo caso, le panchine saltano».
«Alla luce delle dichiarazioni fatte dai colleghi di maggioranza – ha poi concluso Ferrante - mi aspetto dei comportamenti consequenziali. Serve un atto di coraggio ma, come si sa, il coraggio o lo hai o no e difficilmente lo si può far venire ad altri».
Nonostante le critiche, alla fine il provvedimento è stato approvato con 26 voti favorevoli, 7 contrari ed 8 assenti.
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