Monsignor Giovan Battista Pichierri
Monsignor Giovan Battista Pichierri
Religioni

«Irrinunciabile l’unità politica, economica e sociale»

Italia 150, il documento dell’Arcidiocesi. Il testo è stato approvato dall’Arcivescovo, Giovan Battista Pichierri

Per la festa dell'unità d'Italia, proponiamo il testo integrale del documento «I 150 anni dell'Italia unita: un'occasione per seminare un rinnovato ottimismo», redatto da quattro commissioni diocesane (Educazione cattolica, scuola e università; Cultura e comunicazioni sociali; Laicato; Problemi sociali e lavoro, giustizia e pace, Salvaguardia del Creato). Il documento è il frutto del discernimento comune sviluppatosi dal settembre 2010 a marzo 2011 e finalizzato a promuovere una spiritualità incarnata nella storia e capace di leggere e interpretare, alla luce del magistero della Chiesa, le problematiche culturali e socio-politiche che hanno attraversato la comunità nazionale. Il documento è stato approvato dall'Arcivescovo, Giovan Battista Pichierri.

L' anniversario dell'Unità d'Italia e la maturità della Chiesa italiana - «Il 150mo anniversario dell'unità d'Italia cade in un momento storico di maturità della chiesa italiana, che è cresciuta grazie alle amorevoli cure dei suoi pastori e ad una più consapevole disponibilità dei laici ad essere testimoni credibili nelle diverse realtà temporali. Facendo nostre le sollecitazioni della Cei, secondo cui la Chiesa non risparmierà energie morali né culturali per partecipare al significativo anniversario, accogliamo con gioia l'invito del cardinale Angelo Bagnasco a trasformare la ricorrenza in una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani, in una Europa saggiamente unita e in un mondo equilibratamente globale, attuando visioni grandi per nutrire gli spiriti e seminare nuovo ragionevole ottimismo. Nel particolare clima di crisi economica, sociale e politica che imperversa nella nostra Nazione, i cattolici hanno il dovere di motivare la consapevolezza personale e l'impegno comunitario a seminare la speranza soprattutto fra le giovani generazioni. Infatti oggi più che mai ogni credente è chiamato a vivere il presente, programmando il nuovo ed evitando di cadere nella tentazione di doverlo attuare come una rottura con il passato. Questo rischio è analogo, se non proprio pari, alla crescente e diffusa convinzione circa l'inutilità di una conoscenza critica del passato, che oggi si manifesta in una certa superficialità di atteggiamenti volti ad ignorare, sottacere, negare la propria storia e le proprie radici religiose e culturali. Non è negando o svincolandosi dal passato che si può vivere proficuamente il presente e, tanto meno, progettare un futuro purificato dal peso dell'esperienza comunque vissuta».

Uno storico e perdurante scarso senso dello Stato - «La disponibilità dei cattolici ad essere seminatori di speranza s'imbatte certamente nel grave e diffuso fenomeno di un perdurante scarso senso dello Stato, che si manifestò già nel 1861 al momento della stessa unificazione e oggi costituisce ancora un enorme rischio per la vitalità della comunità nazionale. Infatti l'unificazione dell'Italia - segnata inizialmente dalla frattura tra chi la volle e chi la subì, tra fautori di un progetto nazionale monarchico e sostenitori di un modello repubblicano, tra popolazioni leste ad avallare annessioni e popolazioni avverse, contrarie, recalcitranti e tardivamente disponibili ad accettare il nuovo ordine sabaudo, tra credenti obbligati a non partecipare alla vita politica e non credenti autorefenziatisi a legittimare il nuovo Stato monarchico - ha costantemente sofferto di uno scarso senso dello Stato e delle sue Istituzioni, che oggi si manifesta nelle diverse forme di strisciante illegalità e di criminalità mafiosa (divenuta vero e proprio antistato) talvolta accettate anche da coloro che dovrebbero essere testimoni del Cristo risorto. Non sono rari, inoltre, i casi di credenti che sottovalutano il dilagante fenomeno dell'usura, giustificano o addirittura praticano l'evasione fiscale, benché siano consapevoli che pagare tutti nella giusta misura le tasse che la comunità impone a fronte dei servizi che si ricevono sia un fondamento di etica civile, al quale nessuno può moralmente e allegramente sottrarsi, dimenticandosi che il settimo comandamento (non rubare) resiste con la sua intrinseca perentorietà anche in una prospettiva sociale. Si riscontra, altresì, un diffuso atteggiamento che, pur non sfociando in attività di copertura delle organizzazioni criminali, manca della coraggiosa e coscienziosa denuncia delle diverse e gravi situazioni di illegalità presenti sul territorio, le quali sono spesso minimizzate o sfilate da giuste e legali operazioni repressive per non chiare ragioni di copertura.

Facendo nostre le preoccupazioni del presidente della Cei, non possiamo non allarmarci per un crescente e diffuso decadimento etico, che coinvolge uomini in posizione di rilievo nei vari livelli politici e istituzionali. Infatti il nostro Paese vive oggi una convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale. Si moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci - veri o presunti - di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza; è l'equilibrio generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l'immagine generale del Paese. La collettività, infatti, guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale. La vita di una democrazia si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative. Chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda all'articolo 54».

Il processo unitario: fenomeno storico ancora in fieri - «Il processo di unificazione della nostra comunità nazionale è un fenomeno in progress, che non si è ancora pienamente concluso ai nostri giorni. L'iniziale conflittualità tra Stato e Chiesa non arrestò affatto il cammino di un proposito di unità, che con modalità diverse era avvertito e coltivato da molti; né, d'altra parte, soffocò la consapevolezza in molti credenti di quel sofferto sentimento di estraneità alla Patria. Infatti, nella Chiesa di fine '800 fiorirono molti spiriti eletti capaci di stimolare nei non credenti - per lo più arroccati nell'ostensione di un'arrogante italianità - giudiziosi ripensamenti tesi a superare quella macroscopica conflittualità. Corroborata, dapprima, dallo stesso puntuale magistero di Pio IX volto a garantire saldi fondamenti dottrinali e una rinnovata autorevolezza della gerarchia ecclesiastica, la Chiesa perseguì la sua più autentica missione di evangelizzazione mondiale e, con Leone XIII, si fece carico delle nuove e drammatiche problematiche del mondo del lavoro. L'enciclica Rerum Novarum (1891), aprendo ai cattolici uno spiraglio per intervenire sulle questioni economiche e sociali del paese, fu vissuta anche come un invito ai fedeli a riconoscere lo Stato italiano e preparò la strada per l'annullamento del Non expedit da parte di Benedetto XV e per la nascita nel 1919 del Partito Popolare Italiano ad opera di don Luigi Sturzo su ispirazione di Giuseppe Toniolo.

Quel partito, pur tra mille difficoltà, pose subito una particolare attenzione a diverse riforme democratiche come - ad esempio - quelle concernenti l'estensione del diritto di voto anche alle donne, la realizzazione del decentramento amministrativo, la formazione della piccola proprietà rurale contro il latifondismo. Fondato e formato da cattolici, si disse apertamente laico e non cattolico e, pur ispirandosi al magistero sociale della Chiesa, operò in autonomia rispetto alle gerarchie ecclesiastiche; isolato nel Parlamento italiano dall'arroganza e dalla violenza del Partito Fascista, non poté assicurare alcun contributo alla soluzione del conflitto tra Stato e Chiesa che, poi, fu risolto a livello diplomatico tra Pio XI e Mussolini con la firma dei 'Patti Lateranensi' dell'11 febbraio 1929.

E comunque non possiamo esimerci dal ricordare che nel ventennio fascista molti cattolici subirono soprusi e discriminazioni di varia natura: Alcide De Gasperi, ultimo segretario del Partito Popolare, fu arrestato; don Luigi Sturzo venne indotto all'esilio con l'avallo anche di parte delle gerarchie ecclesiastiche; numerose sedi dell'Azione Cattolica vennero assaltate tanto che Pio XI condannò il fascismo nell'enciclica Non abbiamo bisogno (1931). Ma, nonostante che una larga parte delle gerarchie ecclesiastiche e di laici credenti si fosse schierata apertamente in favore del fascismo sino al punto da considerare Mussolini uomo della Provvidenza, non mancarono cattolici coscienziosamente antifascisti e avversi ai totalitarismi, che contribuirono a far cadere il regime e parteciparono attivamente negli anni 1943-1945 al movimento della Resistenza insieme ad altre formazioni partigiane di diversa matrice politica, garantendo la nascita di una nuova unità nazionale con la fondazione della Repubblica Italiana. In particolare, usciti dal tunnel della seconda guerra mondiale e liberatisi dalla dittatura fascista e dall'inutile, incolore e irresponsabile tutela nazionale della Monarchia di Casa Savoia, i laici credenti s'impegnarono attivamente nella costruzione del nuovo Stato repubblicano e democratico, confrontandosi con la diversità in un clima di acuta conflittualità ideologica, la quale, però, non ostacolò la nascita della nostra carta Costituzionale.

E' nella stesura della Costituzione del '48 che i cattolici, attingendo largamente dal pensiero di don Luigi Sturzo e grazie soprattutto all'opera di Giuseppe Dossetti, Achille Grandi, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati, Aldo Moro e Costantino Mortati, contribuirono a delineare i principi fondamentali, l'architettura istituzionale e l'impianto parlamentare della Repubblica Italiana. Ispirandosi al magistero di Pio XII, agli insegnamenti del Concilio Vaticano II e alle encicliche di Giovanni XXIII (Mater et Magistra, Pacem in terris), di Paolo VI (Populorum Progressio), di Giovanni Paolo II (Sollicitudo rei socialis, Laborem exercens, Centesimus annus) e di Benedetto XVI (Deus caritas est, Spe Salvi, Caritas in veritate), i laici credenti hanno avuto la possibilità di maturare un più autentico stile di testimonianza nel temporale e una maggiore competenza nell'affrontare con più efficacia i problemi più urgenti della comunità civile.

Talvolta, tuttavia, il rapporto tra una parte delle gerarchie ecclesiastiche e le Istituzioni repubblicane e democratiche è stato attraversato - anche nel periodo in cui gli stessi cattolici ricoprivano cariche istituzionali di vertice - da incomprensioni di varia natura ascrivibili ad una parziale accettazione del compito dei laici di mediare secondo coscienza nella storia i valori di fede; ad esempio, si rammenta il contrasto sorto tra Alcide De Gasperi e la Santa Sede, allorquando si dovette decidere con quali partiti politici era opportuno allearsi in occasione delle elezioni amministrative di Roma. Riteniamo, tuttavia, che oggi il processo di unificazione culturale e socio-politica dell'Italia non si sia ancora concluso, in quanto negli ultimi tempi è emersa una preoccupante questione settentrionale contrapposta ad una storica, vieta e stantìa questione meridionale.

La questione settentrionale, nata in concomitanza con la crisi politica degli anni '90 e subito monopolizzata dalla Lega Nord sin dalla sua prima ascesa elettorale, ha introdotto nel dibattito politico la questione federale in modo del tutto improprio, perché è stata utilizzata non per realizzare una più equa, equilibrata e solidale unità nazionale, bensì come strumento di scontro ideologico e di divisione del popolo italiano. Infatti la Lega Nord cavalca attualmente il pericoloso diffondersi di un sentimento di malessere e di protesta originato dallo scarto tra l'entità del prelievo fiscale e il livello assai modesto dei servizi pubblici, dal mancato ammodernamento delle infrastrutture, dalla presenza di uno stato assistenziale e da trasferimenti di ricchezza che appaiono senza fine e privi di risultati. A ciò si aggiunga, altresì, il fatto che negli ultimi anni la Lega Nord - con l'avallo di altri gruppi parlamentari - non soltanto condiziona le scelte politiche relative all'accoglienza e inclusione delle persone immigrate extracomunitarie e dei loro figli, ancorché nati e residenti in Italia da diversi anni, ma anche mina la stessa identità nazionale e contribuisce notevolmente a sminuire il prestigio dell'Italia, che è indispensabile per affrontare sul piano diplomatico le emergenze politiche e sociali presenti nel bacino del Mediterraneo. La questione meridionale, d'altra parte, va svincolata dalle sterili tentazioni di perduranti geremiadi, dalle secche di revisionismi storici tesi ad enfatizzare i dolorosi 'scippi' di beni, economie, finanze, uomini e sangue sì effettivamente pagati per l'unità nazionale, ma sbandierati per giustificare comunque alcune scelte sociali e condotte delinquenziali come reazione ai soprusi subiti nel passato.

Per uscire definitivamente da una perdurante condizione di minorità sociale determinata da molteplici ragioni oggettive, è oggi necessaria una forte compattezza della società civile nell'opposizione ai fenomeni del malaffare, clientelismo e corruzione. Questo è un imperativo etico per tutti i credenti e non credenti che desiderano impegnarsi concretamente, per costruire una comunità migliore e per sradicare definitivamente quei centri di potere politico, economico e criminale, che colonizzano anche in maniera occulta la gestione della cosa pubblica e sono la vera e fondamentale causa del profondo divario tra Nord e Sud. Inoltre, è urgente prendere atto che lo sviluppo delle comunità meridionali non è possibile (e sempre di meno lo sarà in futuro) senza istituzioni e amministrazioni efficienti, senza una classe dirigente motivata, animata da una autentica cultura civile, lontana da quell'appagamento egoistico di ritenere assolta la propria funzione attraverso la ripartizione clientelare delle risorse disponibili. Deve essere chiaro, però, che il processo di unificazione politica, istituzionale e sociale della comunità italiana - avviato faticosamente 150 anni fa - è oggi irrinunciabile e irretrattabile e può avanzare in maniera sempre più autentica soltanto se s'inserisce nella dimensione europea e mondiale».

Compito primario dei credenti: contribuire ad edificare la società a misura d'uomo - «Nel pieno rispetto dell'autonomia delle istituzioni repubblicane e nell'osservanza delle leggi dello stato italiano aconfessionale, noi laici credenti non rinunciamo affatto a modificare quelle disposizioni normative che non si fondano sul primato della persona, sul bene comune, sui principi di solidarietà e di sussidiarietà; inoltre desideriamo impegnarci per un progressivo miglioramento della società, assumendoci serie e concrete responsabilità e ritenendo il lavoro una forma di realizzazione, la famiglia una comunità naturale bisognosa di sostegno, la scuola di Stato e di iniziativa privata un luogo di formazione umana e civile, l'ammalato una persona da curare, la vita di ogni uomo un bene assoluto da tutelare dal concepimento alla morte naturale, la politica (la più alta forma di carità) e, cioè, servizio serio, competente e disinteressato verso il prossimo.

Siamo del parere che una particolare attenzione va riservata ai giovani e alla qualità dell'istruzione in ogni ordine e grado, in quanto siamo consapevoli - come ha affermato il cardinale Bagnasco - che la recente contestazione studentesca è un fatto che merita una riflessione non scontata e impone di dare ascolto alle preoccupazioni reali e ai dubbi sinceri per meglio capirsi e per procedere con l'apporto più ampio e onesto possibile. La stessa disoccupazione giovanile è un dramma per l'intera società, e non solo per i giovani direttamente interessati, verso i quali il mondo degli adulti è in debito di futuro.

Tuttavia non si possono non ricordare alcune esperienze vitali sorte grazie all'impegno operoso di tanti laici credenti impegnati in maniera esemplare a costruire la città dell'uomo a misura d'uomo: il progetto Policoro pensato e realizzato dalla Chiesa italiana per creare occupazione giovanile nelle aree più depresse del Paese; le diverse strutture di accoglienza per immigrati e bisognosi costruite e gestite dalla Caritas e da altri enti ecclesiali; le numerose attività poste in essere dall'associazione Libera per sostenere percorsi di legalità e di lotta alle mafie presenti sul territorio italiano.

Queste non possono essere considerate opere di singole persone volonterose o di qualche gruppo particolarmente sensibile; è tempo che i laici credenti abbandonino le posizioni di spettatori passivi e si adoperino per realizzare iniziative concrete e condivise volte ad affrontare seriamente la mole di eventi che rischiano di trascinare in un declino totale l'intera comunità».

La laicità come stile di vita - «I credenti, avendo svolto con dignità nel corso dei decenni un'opera di mediazione con la diversità e avendo maturato una più autentica identità di laici adulti nella fede e di testimoni credibili in una società democratica e pluralistica, hanno il dovere di assumere la laicità come stile di vita, realizzando in pieno il loro specifico ruolo ministeriale in ambito ecclesiale e civile. In particolare ciascun laico credente, recependo le sollecitazioni della quarantaseiesima settimana sociale dei cattolici tenutasi a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010, è chiamato singolarmente e in gruppo a vigilare sui diversi tentativi di modifica della Costituzione ed a promuovere riforme ispirate ai principi del magistero sociale della Chiesa; fra le riforme più urgenti si annoverano quelle concernenti il riconoscimento all'elettore del diritto di scegliere gli eletti, nonché l'attribuzione della cittadinanza agli stranieri e ai figli di stranieri, che sono nati in Italia o ci vivono da diversi anni. Ai laici credenti tocca il difficile compito di trasformare la testimonianza in progetto storico laicamente aperto anche a chi - pur non condividendo la stessa fede religiosa - è disponibile ad impegnarsi nella costruzione della comunità civile fondata sul bene comune.

Oggi la nuova cultura della cittadinanza potrà radicarsi soltanto se si compie una seria opera di ricostruzione del tessuto sociale e politico e delle stesse istituzioni preposte a realizzare il bene comune mediante la prassi del dialogo, il quale è la premessa indispensabile per attivare le grandi visioni che s'incarnano nella storia sulla base della tensione fra ideali personali, valori oggettivi e la vita vissuta, tra loro profondamente intrecciati. All'orizzonte di una unità sempre più piena, amiamo auspicare il perseguimento di una formazione etica, sociale, religiosa e culturale dei cittadini; della cultura della solidarietà in vista di quella più ampia della civiltà dell'amore; della ripresa della natalità in Italia e dell'amore per la vita umana da rispettare nei suoi fondamentali diritti, come anche da promuovere nei fondamentali doveri per il bene comune; di uno scambio interculturale nel rispetto delle differenze e della libertà religiosa».
S.E. Mons. Giovan Batista Pichierri, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, invita tutte le comunità parrocchiali e religiose a pregare per l'unità d'Italia, scegliendo la Messa "per il ringraziamento" (cfr. Messale Romano, p.828) con la Colletta "per la Patria o per la Società civile" (cfr. Idem, p.804). Al termine della celebrazione della Messa, invita a recitare la preghiera, composta dal teologo morale campano padre Antonio Rungi, religioso passionista di Mondragone, come di seguito:

«Signore Gesù, ancora una volta volgi lo sguardo sull'amata nazione italiana dove ha sede il Sommo Pontefice, successore di Pietro, che nella città eterna versò il suo sangue per la libertà umana e religiosa. Ti chiediamo di vegliare sull'Italia, perché si conservi unita dal Nord al Sud, intorno agli ideali umani, sociali, religiosi e morali, senza lotte, divisioni e risentimenti politici, che minano la pace sociale e l'armonia tra le persone, le regioni, le classi sociali e i politici italiani. Tu che nel tuo ministero itinerante hai parlato al cuore della gente, fa che le persone semplici della nostra amata terra italiana sappiano essere strumenti per evangelizzare la nazione con l'unica parola che può cambiare il mondo e che si chiama amore. Tu che hai accolto benevolmente i sapienti del tuo tempo anch'essi alla ricerca della verità, fa che le persone che contano nell'arte, nella cultura, nella politica, nell'economia della nostra patria sappiano orientare il loro agire al bene dei cittadini, alimentando la sorgente di una cultura e di una tradizione di speciale riferimento al tuo insegnamento e messaggio, che trova la sua sorgente nel mistero risurrezione. Tu che hai parlato di pace e giustizia universale difendi la nostra amata Italia dalle guerre, dalle ingiustizie, dai soprusi di ogni tipo, conseguenza di una cultura offensiva che stenta ad essere debellata nonostante le tante lodevoli iniziative a tutti i livelli. Solo Tu puoi fermare quanti usano le loro mani per distruggere, imbrogliare, corrompere, delinquere e alimentare il malaffare. Poni nel cuore delle persone oneste, la forza necessaria per lottare contro i mali dell'Italia e sostenere un cammino di pace e giustizia sociale, le sole in grado di ridare a questa terra benedetta Dio il volto di una nazione stupenda e luminosa, non solo per la bellezza del mare, del cielo e dell'arte, ma soprattutto per l'animo buono, gioioso e generoso degli italiani autentici che sono orgogliosi di esserlo ora e sempre. Amen»
  • Mons. Pichierri
  • Italia 150
Altri contenuti a tema
E stasera gli azzurri: i tranesi si preparano alla finalissima E stasera gli azzurri: i tranesi si preparano alla finalissima Con gli Europei sono tornati i rituali di supporto alla nazionale dopo l'esclusione dagli scorsi mondiali
Un anno dalla morte di Mons. Pichierri: in cattedrale una messa in suo ricordo Un anno dalla morte di Mons. Pichierri: in cattedrale una messa in suo ricordo Si celebrerà il 31 luglio e sarà presieduta dall'arcivescovo D'Ascenzo
Cattedrale, tutto pronto per la serata dedicata a monsignor Pichierri Cattedrale, tutto pronto per la serata dedicata a monsignor Pichierri Sarà presentato il volume "San Nicola folle per Cristo"
Il cardinale Monterisi ricorda monsignor Pichierri: «Mai interessato alle questioni materiali» Il cardinale Monterisi ricorda monsignor Pichierri: «Mai interessato alle questioni materiali» La messa del trigesimo ieri in Cattedrale e la lettura del testamento spirituale
A un mese dalla scomparsa, il ricordo di monsignor Pichierri A un mese dalla scomparsa, il ricordo di monsignor Pichierri STANDING OVATION – Editoriale di Giovanni Ronco
Scomparsa monsignor Pichierri: a Trani messa per il 50esimo anniversario del sacerdozio Scomparsa monsignor Pichierri: a Trani messa per il 50esimo anniversario del sacerdozio A Barletta il 25 agosto con il vescovo di Bari, Francesco Cacucci
Scomparsa monsignor Giovan Battista Pichierri: quando il successore? Scomparsa monsignor Giovan Battista Pichierri: quando il successore? Tutto ciò che c'è da sapere sulla nomina del nuovo arcivescovo
Funerali dell'arcivescovo di Trani: in centinaia in Cattedrale per l'ultimo saluto Funerali dell'arcivescovo di Trani: in centinaia in Cattedrale per l'ultimo saluto Il ricordo del cardinale De Giorgi: «Oggi perdiamo un pastore per la comunità»
© 2001-2025 TraniViva è un portale gestito da InnovaNews srl. Partita iva 08059640725. Testata giornalistica telematica registrata presso il Tribunale di Trani. Tutti i diritti riservati.
TraniViva funziona grazie ai messaggi pubblicitari che stai bloccandoPer mantenere questo sito gratuito ti chiediamo disattivare il tuo AdBlock. Grazie.