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L’Oasi 2 costretta a chiudere il centro per tossicodipendenti e detenuti

Dall’1 ottobre non accoglie più persone. Dal Comune non arrivano i fondi

A partire dall'1 ottobre il centro per tossicodipendenti e detenuti dell'Oasi 2 ha chiuso i battenti per mancanza di fondi. I responsabili della cooperativa sociale lo hanno comunicato all'amministrazione con una nota, protocollata lo scorso 21 settembre, in cui si preannunciava l'imminente interruzione di un servizio fondato dall'Oasi nel 1988 e che aveva fornito assistenza, ininterrottamente e spesso senza finanziamenti pubblici, a centinaia di famiglie tranesi e del territorio circostante.
Negli ultimi tre anni, l'Oasi ha seguito oltre 300 persone fra tossicodipendenti e detenuti, alcuni di questi con misure alternative al carcere. Un lavoro instancabile ed ininterrotto, quotidiano, senza percepire dall'amministrazione comunale quei fondi che in realtà sarebbero spettati, di diritto, alla cooperativa. Il Comune di Trani ha infatti incamerato, in qualità di Comune capofila dei piani di zona, tutti i fondi specifici (vincolati alla lotta alle tossicodipendenze) stanziati dalla Regione, utilizzandoli per altre attività dei servizi sociali: nella nota protocollata a Palazzo di Città, si fa riferimento ai 177mila euro introitati l'anno scorso dal Comune quali risorse aggiuntive da destinare alla lotta alla tossicodipendenza, in aggiunta ad altri già ricevuti in precedenza ed alla quota obbligatoria del 5% del Fondo nazionale per le politiche sociali ordinariamente trasferito all'ambito di zona. .
Ad accrescere il senso di precarietà e di assenza di prospettive, si aggiunge l'irrisolta questione della regolarizzazione contrattuale che dovrebbe disciplinare l'uso, da parte della cooperativa sociale, dell'immobile nel quale ha sede proprio il centro per tossicodipendenti e detenuti, in via Pedaggio Santa Chiara 57. Oasi 2 occupa l'immobile in virtù di un atto di conciliazione che concluse, a favore della cooperativa, un contenzioso con il Comune di Trani. .
Una situazione insostenibile, che ha costretto la cooperativa ad autofinanziarsi ed a tirare la cinta finché si è potuto. Tutti gli operatori (anche quelli operanti negli altri servizi) non riscuotono stipendi da sei mesi, sebbene le attività non siano mai state interrotte, neanche per un solo giorno. Impossibile andare avanti così: da qui la decisione di chiudere i battenti dall'1 ottobre e di continuare a seguire, in attesa di nuove soluzioni, soltanto gli utenti con a carico le situazioni più delicate.
Dal Comune, l'assessore ai servizi sociali, Giorgia Cicolani, ha spiegato che sono in corso delle trattative con i responsabili dell'Oasi 2 per continuare a garantire il servizio mediante lo stanziamento di nuovi fondi per l'avviamento di un progetto che, attualmente, è al vaglio della Asl. Inoltre, sempre con l'Oasi, l'amministrazione sta concordando le modalità di gestione del capannone di via Curatoio, immobile confiscato alla mafia e destinato ad attività culturali e sociali, che l'Oasi ha ottenuto in affidamento per un progetto sulle tossicodipendenze dopo la partecipazione ad un avviso pubblico dello scorso anno.
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