Carcere di Trani
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"Magikambusa" per mantenere in vita la ludoteca del carcere maschile

All'associazione Paideia di Trani il compito di intrattenere i bambini in attesa di incontrare i papà reclusi

Prende ufficialmente avvio il progetto "Magikambusa", anche se la macchina organizzativa e il servizio in via sperimentale sono in moto già da un paio di mesi. Vincitore del bando Principi Attivi 2012, è un altra bella scommessa del programma regionale per le politiche giovanili. Si occuperanno di tenere in vita una "ludoteca-cuscinetto" per i bambini in attesa di incontrare il genitore detenuto nella casa di reclusione di Trani.

L'idea di associare i momenti critici della visita a un intervallo ludico è venuta a due giovani concittadini dell'associazione Paideia, il dottor Giuseppe Scandamarro, psicologo, e la dottoressa Annarita Amoruso, educatrice, e si configura già allo stato attuale come best practice,vista la collaborazione operativa tra agenti di polizia penitenziaria, istituzioni, famiglie e operatori del progetto. I bambini impazienti, in attesa della riapertura del servizio interrotto proprio per la presentazione al pubblico, dicono molto di più dei dati del primo mese di attività. Il lavoro fin qui svolto sta garantendo una maggiore serenità dei detenuti e dei piccoli ospiti, liberi da pari-età che possano giudicarli.

L'iniziativa si inserisce nelle linee guida di umanizzazione della pena e di salvaguardia del minore presenti anche in ambito legislativo europeo ma che ancora poco spesso vengono tenute di conto quando si pensa alla situazione-carceri italiana. Il mantenimento della relazione affettiva con l'ambiente familiare, durante il periodo di reclusione, può risultare cruciale specialmente in due aspetti: può diventare un 'puntello' nel reinserimento del detenuto nella comunità e evitare traumi al minore derivanti dall'incarcerazione dei genitori (a volte anche del bambino stesso).

«La pena è una parentesi che si apre e si chiude», recitava in conferenza stampa il dottor Mastropasqua, magistrato di sorveglianza. È quindi in quest'ottica che rendere meno vuoto il tempo di questi bambini, così come avviene in Magikambusa, può risultare decisivo. La presenza di uno spazio dove i bambini possano divertirsi può evitare quell'abuso sui minori (in termini di violenza sociale) che l'ingresso in una struttura di reclusione provoca. Basti pensare a quanti bambini non sono coscienti di essere in un vero e proprio carcere o lo tengono segreto alla loro comunità. Non bastano luoghi umani e dignitosi, ci vuole cura da parte di tutte le persone presenti nel contesto e la presenza di esperti del settore.

Fa ben sperare la prospettiva di allargare l'esperienza anche ad altri istituti e un dato statistico interessante: al momento questo è l'unico progetto attivo, anche se non il primo, in quest'ottica su tutto il territorio nazionale. Ovviamente, queste attività sono possibili se il clima sociale lo permette e se viene garantita continuità ai promotori.
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