Scuola e Lavoro
Media conciliazione illegittima. Esulta l’Agifor
L'associazione tranese era stata la prima a sollevare dubbi. «Punito l'approccio aziendalistico del Ministero»
Trani - sabato 27 ottobre 2012
17.26
L'Agifor, l'associazione giovanile forense iscritta al Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Trani con 250 iscritti, esprime la più ampia soddisfazione per la decisione della Corte Costituzionale con la quale è stata dichiarata la illegittimità costituzionale, per eccesso di delega legislativa, del decreto legislativo del 4 marzo 2010 numero 28 nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione.
«Va dato ampio riconoscimento – scrive il presidente Giovanni Marchio - a tutti i colleghi che per primi hanno individuato la strada del ricorso in sede giudiziaria. Da parte sua l'Agifor ha sempre lottato e sostenuto le motivazioni del ricorso proposto alla Corte, perché era evidente che si trattava di una legge già morta in partenza, perché era contro i cittadini, oltre che troppo costosa per poter funzionare».
L'Agifor sin dal principio ha sottolineato che la previsione del passaggio obbligatorio dalla mediazione come condizione, per di più estremamente onerosa, per adire il giudice non solo rendeva oltremodo difficoltoso l'accesso alla giustizia da parte dei cittadini ma era una previsione anomala con riguardo alla natura propria di un istituto che risulta tanto più efficace quanto basato sulla reale volontà delle parti. «E' stato punito – scrive Marchio - l'approccio palesemente aziendalistico del Ministero della giustizia, ma soprattutto di un ufficio legislativo che non ha mai voluto né considerare le giuste riflessioni che l'avvocatura e tanti operatori del diritto sollevavano, e né apportare le necessarie modifiche. La media conciliazione obbligatoria è figlia di diverse forzature nel suo iter di approvazione e dell'assoluta indifferenza ai richiami delle commissioni parlamentari che chiedevano decise e forti correzioni. Ma anche di una concezione sbagliata dei sistemi extragiudiziali di risoluzione delle controversie. Obbligatorietà e costi alti costituivano un meccanismo perverso che, oltre che limitare l'accesso alla giustizia, avviava un processo di privatizzazione di un diritto sancito dalla nostra Costituzione. Ora è giunto il momento di approfondire il confronto, e di puntare davvero su sistemi moderni di soluzione alternative alle controversie, con criteri di qualità e rigore, senza dissimulate privatizzazioni dei diritti».
L'Agifor infine rileva ed evidenzia che l'efficienza della giustizia è un obiettivo che è condiviso dall'avvocatura «ma occorre – conclude Marchio - che le soluzioni giuridiche in concreto individuate rispettino i diritti dei cittadini e i principi dell'ordinamento e confida nel fatto che la Corte costituzionale possa avere per il futuro, non tanto lontano, lo stesso approccio quando esaminerà molti dei provvedimenti degli ultimi mesi che, con la nostra Carta Costituzionale, hanno ben poco a che fare».
«Va dato ampio riconoscimento – scrive il presidente Giovanni Marchio - a tutti i colleghi che per primi hanno individuato la strada del ricorso in sede giudiziaria. Da parte sua l'Agifor ha sempre lottato e sostenuto le motivazioni del ricorso proposto alla Corte, perché era evidente che si trattava di una legge già morta in partenza, perché era contro i cittadini, oltre che troppo costosa per poter funzionare».
L'Agifor sin dal principio ha sottolineato che la previsione del passaggio obbligatorio dalla mediazione come condizione, per di più estremamente onerosa, per adire il giudice non solo rendeva oltremodo difficoltoso l'accesso alla giustizia da parte dei cittadini ma era una previsione anomala con riguardo alla natura propria di un istituto che risulta tanto più efficace quanto basato sulla reale volontà delle parti. «E' stato punito – scrive Marchio - l'approccio palesemente aziendalistico del Ministero della giustizia, ma soprattutto di un ufficio legislativo che non ha mai voluto né considerare le giuste riflessioni che l'avvocatura e tanti operatori del diritto sollevavano, e né apportare le necessarie modifiche. La media conciliazione obbligatoria è figlia di diverse forzature nel suo iter di approvazione e dell'assoluta indifferenza ai richiami delle commissioni parlamentari che chiedevano decise e forti correzioni. Ma anche di una concezione sbagliata dei sistemi extragiudiziali di risoluzione delle controversie. Obbligatorietà e costi alti costituivano un meccanismo perverso che, oltre che limitare l'accesso alla giustizia, avviava un processo di privatizzazione di un diritto sancito dalla nostra Costituzione. Ora è giunto il momento di approfondire il confronto, e di puntare davvero su sistemi moderni di soluzione alternative alle controversie, con criteri di qualità e rigore, senza dissimulate privatizzazioni dei diritti».
L'Agifor infine rileva ed evidenzia che l'efficienza della giustizia è un obiettivo che è condiviso dall'avvocatura «ma occorre – conclude Marchio - che le soluzioni giuridiche in concreto individuate rispettino i diritti dei cittadini e i principi dell'ordinamento e confida nel fatto che la Corte costituzionale possa avere per il futuro, non tanto lontano, lo stesso approccio quando esaminerà molti dei provvedimenti degli ultimi mesi che, con la nostra Carta Costituzionale, hanno ben poco a che fare».