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Politica
"I bambini non sono di Serie A o Serie B": l'appello delle madri di Trani private dell'assistenza specialistica
Il nuovo regolamento comunale esclude chi non ha il "comma 3" della 104: "Questa non è inclusione"
Trani - domenica 26 ottobre 2025
10.01
C'è un'angoscia silenziosa che sta consumando diverse famiglie a Trani. È il dramma di madri che vedono i propri figli, bambini con disabilità e diagnosi gravi, improvvisamente privati dell'assistenza specialistica scolastica, un supporto vitale non solo per l'apprendimento, ma per la loro stessa permanenza in classe. Un nuovo regolamento comunale ha tracciato una linea netta, un confine burocratico che sta creando discriminazioni assurde, a volte persino all'interno della stessa famiglia.
La redazione è stata contattata da due mamme, Sofia e Nicoletta (nomi di fantasia), che si sono fatte portavoce ed hanno voluto dare testimonianza diretta della grave situazione che si è venuta a creare a seguito del nuovo regolamento, approvato ad aprile di quest'anno approvato ed adottato dai Comuni di Trani e Bisceglie, che disciplina l'Assistenza Specialistica Scolastica. Il regolamento sin dall'inizio è stato oggetto di forti discussioni accusato da una parte di essere usato come strumento di attacco politico, dall'altra di essere stato approvato con logiche legate al contenimento dei costi che mal si coniugano con il diritto alla inclusione ed allo studio dei bambini che quest'anno, sono circa 80, a differenza degli anni scorsi non hanno assistenza scolastica perché privi di uno specifico certificato che il regolamento prescrive (L.104, art.3, comma 3).
Le storie
La storia di "Nicoletta" (nome di fantasia) è un pugno nello stomaco. È madre di due bambini, uno di 6 anni alla primaria e una di 5 all'infanzia. L'anno scorso, entrambi avevano diritto a tre ore di assistenza specialistica. Quest'anno, la doccia fredda. "Al grande hanno dato 5 ore," racconta la madre "e alla piccolina zero. Ma la bambina ha bisogno, è grave anche lei, non è autonoma." La decisione dell'amministrazione ha creato una frattura inspiegabile. Il fratello maggiore ha il supporto, la sorella minore, con problematiche altrettanto serie, è lasciata sola. "I bambini non capiscono cosa sta succedendo," continua Nicoletta. "Ma lei va indietro rispetto agli altri. Questo non è giusto." L'appello di questa madre è un grido di dolore contro un'ingiustizia percepita come una ferita: "Non è giusto che il maschietto ce l'ha e la femminuccia no. Non è né di serie A né di serie B. Sono tutti uguali." Chiede all'amministrazione di ripensarci, di guardare oltre le carte: "Spero che si mettano una mano sulla coscienza. Forse non sanno cosa significa avere questa problematica in famiglia. Si deve trovare una soluzione."
Il paradosso si ripete, con sfumature ancora più crudeli, nella storia di un'altra madre, "Sofia." Anche lei ha due figli, entrambi con diagnosi di autismo grave. L'anno scorso, il figlio maggiore usufruiva di tre ore. Quest'anno, la scure: alla figlia piccola sono state assegnate 5 ore, al grande zero. Il motivo è la "colpa" del ragazzo: un cavillo burocratico. "Il nuovo regolamento," spiega la madre, "chiede il certificato della Legge 104, articolo 3, comma 3 (quello che attesta la gravità, ndr). Al grande hanno diminuito la diagnosi a livello 1 e mi hanno tolto la 104 (comma 3). Per questo è stato escluso." Ma un comma su un certificato non cancella la realtà quotidiana. "Il bambino non è autonomo," insiste la madre. "Ha bisogno di essere aiutato, non può stare da solo o scoperto. Ha bisogno di qualcuno che lo segua per recuperare, per studiare." Le conseguenze di questa esclusione sono immediate e drammatiche: "Ha perso un bel po' di ore ed è costretto anche ad uscire prima da scuola, a causa di questa mancanza." Un bambino autistico, anche se "livello 1", è costretto a lasciare la scuola prima dei compagni perché il Comune gli ha tolto l'assistenza. L'appello di questa madre è un atto d'accusa contro un sistema che, nel tentativo di regolamentare, finisce per escludere. "Il mio appello, come quello di tante altre mamme, è che mio figlio è un bambino autistico e non è autonomo. Anche se è di comma 1, lui ha bisogno assolutamente di un aiuto." E conclude con un'amara riflessione che pesa come un macigno sulla parola "inclusione": "Questa secondo me non è inclusione, perché stanno dividendo i bambini."
La redazione è stata contattata da due mamme, Sofia e Nicoletta (nomi di fantasia), che si sono fatte portavoce ed hanno voluto dare testimonianza diretta della grave situazione che si è venuta a creare a seguito del nuovo regolamento, approvato ad aprile di quest'anno approvato ed adottato dai Comuni di Trani e Bisceglie, che disciplina l'Assistenza Specialistica Scolastica. Il regolamento sin dall'inizio è stato oggetto di forti discussioni accusato da una parte di essere usato come strumento di attacco politico, dall'altra di essere stato approvato con logiche legate al contenimento dei costi che mal si coniugano con il diritto alla inclusione ed allo studio dei bambini che quest'anno, sono circa 80, a differenza degli anni scorsi non hanno assistenza scolastica perché privi di uno specifico certificato che il regolamento prescrive (L.104, art.3, comma 3).
Le storie
La storia di "Nicoletta" (nome di fantasia) è un pugno nello stomaco. È madre di due bambini, uno di 6 anni alla primaria e una di 5 all'infanzia. L'anno scorso, entrambi avevano diritto a tre ore di assistenza specialistica. Quest'anno, la doccia fredda. "Al grande hanno dato 5 ore," racconta la madre "e alla piccolina zero. Ma la bambina ha bisogno, è grave anche lei, non è autonoma." La decisione dell'amministrazione ha creato una frattura inspiegabile. Il fratello maggiore ha il supporto, la sorella minore, con problematiche altrettanto serie, è lasciata sola. "I bambini non capiscono cosa sta succedendo," continua Nicoletta. "Ma lei va indietro rispetto agli altri. Questo non è giusto." L'appello di questa madre è un grido di dolore contro un'ingiustizia percepita come una ferita: "Non è giusto che il maschietto ce l'ha e la femminuccia no. Non è né di serie A né di serie B. Sono tutti uguali." Chiede all'amministrazione di ripensarci, di guardare oltre le carte: "Spero che si mettano una mano sulla coscienza. Forse non sanno cosa significa avere questa problematica in famiglia. Si deve trovare una soluzione."
Il paradosso si ripete, con sfumature ancora più crudeli, nella storia di un'altra madre, "Sofia." Anche lei ha due figli, entrambi con diagnosi di autismo grave. L'anno scorso, il figlio maggiore usufruiva di tre ore. Quest'anno, la scure: alla figlia piccola sono state assegnate 5 ore, al grande zero. Il motivo è la "colpa" del ragazzo: un cavillo burocratico. "Il nuovo regolamento," spiega la madre, "chiede il certificato della Legge 104, articolo 3, comma 3 (quello che attesta la gravità, ndr). Al grande hanno diminuito la diagnosi a livello 1 e mi hanno tolto la 104 (comma 3). Per questo è stato escluso." Ma un comma su un certificato non cancella la realtà quotidiana. "Il bambino non è autonomo," insiste la madre. "Ha bisogno di essere aiutato, non può stare da solo o scoperto. Ha bisogno di qualcuno che lo segua per recuperare, per studiare." Le conseguenze di questa esclusione sono immediate e drammatiche: "Ha perso un bel po' di ore ed è costretto anche ad uscire prima da scuola, a causa di questa mancanza." Un bambino autistico, anche se "livello 1", è costretto a lasciare la scuola prima dei compagni perché il Comune gli ha tolto l'assistenza. L'appello di questa madre è un atto d'accusa contro un sistema che, nel tentativo di regolamentare, finisce per escludere. "Il mio appello, come quello di tante altre mamme, è che mio figlio è un bambino autistico e non è autonomo. Anche se è di comma 1, lui ha bisogno assolutamente di un aiuto." E conclude con un'amara riflessione che pesa come un macigno sulla parola "inclusione": "Questa secondo me non è inclusione, perché stanno dividendo i bambini."
- La redazione di TraniViva si rende disponibile verso l'Amministrazione della Città di Trani per l'ascolto e/o la pubblicazione di proprie note sull'appello delle mamme.

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