Politica
Nuova sede ed Elgasud: i lavoratori di Amet sul piede di guerra
Dura protesta: «Pronti allo sciopero. Azioni inutili e pericolose»
Trani - mercoledì 16 giugno 2010
Il consiglio comunale di Trani si accinge ad approvare il conferimento del ramo di vendita di energia elettrica dell'Amet ad Elgasud ma l'assemblea dei lavoratori dell'azienda non ci sta ed annuncia di essere pronta ad azioni di protesta più incisive come lo stato di agitazione, denunciando la pericolosità e l'inutilità dell'operazione che si somma a quella dell'acquisto di una nuova sede. Il documento approvato all'unanimità dall'assemblea dei lavoratori di Amet il 14 giugno scorso è piuttosto pesante nei confronti degli amministratori e della conduzione dell'azienda.
OPERAZIONE ELGASUD - «In relazione al passaggio dei clienti Amet ad Elgasud, si rileva che nonostante le continue richieste delle rappresentanze sindacali e dei sindacati, non risulta essere stato consegnato un piano finanziario che chiarisca le ricadute su Amet di tale operazione, né qual è lo stato patrimoniale di Elgasud, né è stato fatto uno studio che evidenzi nel tempo i costi e gli ammortamenti, atteso che all'Amet risulterà attribuita una quota di partecipazione maggiore in Elgasud ma al tempo stesso l'azienda si priverà di una massa finanziaria costituita dalle somme versate dai clienti nel pagamento delle bollette. L'unico impegno di Amet è quello di assicurare che il personale non subirà trasferimenti, poi solo parole».
NUOVA SEDE - L'assemblea dei lavoratori è ancora più critica sul trasferimento della sede su cui si esprime un giudizio negativo e si da mandato alle organizzazioni sindacali di concertare azioni di lotta. «Nonostante gli incontri sindacali e le perplessità sollevate dai rappresentanti sindacali in merito all'operazione dell'acquisto dell'immobile, siamo venuti a conoscenza che il consiglio d'amministrazione ha approvato un bando di gara per la ricerca di un istituto di credito che finanzi l'acquisto dell'immobile per una cifra di 8.800.000 euro da adibire a nuova sede con un leasing di vent'anni. L'assemblea denuncia l'inutilità e la pericolosità di tale azione che mette in pericolo la sopravvivenza dell'Amet e dei posti di lavoro (creati dopo cento anni di sacrifici e investimenti della città di Trani) e la sicurezza elettrica dell'intera città viste le elementari considerazioni sullo stato attuale finanziario dell'Amet. Negli ultimi anni il bilancio aziendale non ha mai raggiunto un utile tale da permettere un investimento del genere su cui non ci risulta nessun parere positivo del Collegio dei revisori dei conti».
OPERE URGENTI – L'assemblea ricorda le priorità dell'azienda: «L'Amet possiede giù un prestigioso immobile in via Montegrappa, un altro in contrada Monachelle ed un terzo nella cabina primaria di Trani, sulla provinciale Trani-Andria. Se ristrutturati, con una spesa inferiore a quella prevista per l'acquisto della nuova sede, si potrebbero tranquillamente decentrare gli uffici. Oggi l'azienda ha delle opere urgenti da effettuare: è necessario completare la posa di nuovi alimentatori, è necessario ristrutturare la cabina primaria che ormai è obsoleta e crearne una nuova per rialimentare la città in caso di guasto della vecchia (così come accade a Barletta ed Andria). Inoltre l'allargamento della strada provinciale Trani-Andria comporterà per Amet ingenti investimenti. L'azienda deve provvedere alla creazione di nuove linee per i produttori di energia che già hanno presentato domande per un impegno di potenza superiore alla capacità Amet, pena sanzioni dall'autorità dell'energia e gas. Dove saranno recepite le risorse per finanziare gli investimenti previsti se i clienti passeranno ad Elgasud?».
GIUDIZIO SEVERO – L'assemblea punta l'indice sulla conduzione politica dell'Amet. «Questa amministrazione dopo tre anni di permanenza cosa ha fatto per Amet? Solo operazioni immobiliari? Sono riusciti dopo tre anni a partorire un piano industriale? Come mai tutte le aziende ex municipalizzate hanno utili e l'Amet no? Su quali basi l'amministrazione si prende la responsabilità di avviare delle procedure che impegnano l'azienda per oltre vent'anni? Chiediamo al sindaco di incontrarsi con le nostre rappresentanze sindacali per conoscere la verità sul trasferimento della sede. L'assemblea nel denunciare queste assurdità, chiede ai sindacati di proclamare lo stato di agitazione e fissare le azioni di lotta conseguenti, con l'eventuale proclamazione di uno sciopero».
OPERAZIONE ELGASUD - «In relazione al passaggio dei clienti Amet ad Elgasud, si rileva che nonostante le continue richieste delle rappresentanze sindacali e dei sindacati, non risulta essere stato consegnato un piano finanziario che chiarisca le ricadute su Amet di tale operazione, né qual è lo stato patrimoniale di Elgasud, né è stato fatto uno studio che evidenzi nel tempo i costi e gli ammortamenti, atteso che all'Amet risulterà attribuita una quota di partecipazione maggiore in Elgasud ma al tempo stesso l'azienda si priverà di una massa finanziaria costituita dalle somme versate dai clienti nel pagamento delle bollette. L'unico impegno di Amet è quello di assicurare che il personale non subirà trasferimenti, poi solo parole».
NUOVA SEDE - L'assemblea dei lavoratori è ancora più critica sul trasferimento della sede su cui si esprime un giudizio negativo e si da mandato alle organizzazioni sindacali di concertare azioni di lotta. «Nonostante gli incontri sindacali e le perplessità sollevate dai rappresentanti sindacali in merito all'operazione dell'acquisto dell'immobile, siamo venuti a conoscenza che il consiglio d'amministrazione ha approvato un bando di gara per la ricerca di un istituto di credito che finanzi l'acquisto dell'immobile per una cifra di 8.800.000 euro da adibire a nuova sede con un leasing di vent'anni. L'assemblea denuncia l'inutilità e la pericolosità di tale azione che mette in pericolo la sopravvivenza dell'Amet e dei posti di lavoro (creati dopo cento anni di sacrifici e investimenti della città di Trani) e la sicurezza elettrica dell'intera città viste le elementari considerazioni sullo stato attuale finanziario dell'Amet. Negli ultimi anni il bilancio aziendale non ha mai raggiunto un utile tale da permettere un investimento del genere su cui non ci risulta nessun parere positivo del Collegio dei revisori dei conti».
OPERE URGENTI – L'assemblea ricorda le priorità dell'azienda: «L'Amet possiede giù un prestigioso immobile in via Montegrappa, un altro in contrada Monachelle ed un terzo nella cabina primaria di Trani, sulla provinciale Trani-Andria. Se ristrutturati, con una spesa inferiore a quella prevista per l'acquisto della nuova sede, si potrebbero tranquillamente decentrare gli uffici. Oggi l'azienda ha delle opere urgenti da effettuare: è necessario completare la posa di nuovi alimentatori, è necessario ristrutturare la cabina primaria che ormai è obsoleta e crearne una nuova per rialimentare la città in caso di guasto della vecchia (così come accade a Barletta ed Andria). Inoltre l'allargamento della strada provinciale Trani-Andria comporterà per Amet ingenti investimenti. L'azienda deve provvedere alla creazione di nuove linee per i produttori di energia che già hanno presentato domande per un impegno di potenza superiore alla capacità Amet, pena sanzioni dall'autorità dell'energia e gas. Dove saranno recepite le risorse per finanziare gli investimenti previsti se i clienti passeranno ad Elgasud?».
GIUDIZIO SEVERO – L'assemblea punta l'indice sulla conduzione politica dell'Amet. «Questa amministrazione dopo tre anni di permanenza cosa ha fatto per Amet? Solo operazioni immobiliari? Sono riusciti dopo tre anni a partorire un piano industriale? Come mai tutte le aziende ex municipalizzate hanno utili e l'Amet no? Su quali basi l'amministrazione si prende la responsabilità di avviare delle procedure che impegnano l'azienda per oltre vent'anni? Chiediamo al sindaco di incontrarsi con le nostre rappresentanze sindacali per conoscere la verità sul trasferimento della sede. L'assemblea nel denunciare queste assurdità, chiede ai sindacati di proclamare lo stato di agitazione e fissare le azioni di lotta conseguenti, con l'eventuale proclamazione di uno sciopero».
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