Processo S&P
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Cronaca

Processo S&P alle battute finali: a gennaio le richieste di condanna della Procura

Oggi in aula la testimonianza di un economista dell'Università di Chicago

Processo Standard & Poor's alle battute finali. Si sono concluse oggi le escussioni dei testi per il processo in corso davanti al Tribunale di Trani nei confronti di cinque tra ex manager e analisti dell'agenzia di rating, accusati di manipolazione aggravata e continuata del mercato: l'ex presidente mondiale, Deven Sharma, gli analisti Yann Le Pallec, Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer.

Questa mattina è stato sentito l'ultimo consulente della difesa di S&P, l'economista Luigi Zingales, professore di Finanza all'Università di Chicago e già dottore in ricerca al Mit. L'esperto ha illustrato un'analisi della situazione economica italiana ed europea nel periodo relativo ai rating emessi dall'agenzia tra il 2011 e il 2012 e contestati dalla Procura di Trani. Sotto accusa è in particolare il doppio declassamento del debito sovrano dell'Italia operato da S&P il 13 gennaio 2012.

Secondo quanto ricostruito dal professor Zingales nell'agosto 2010, in seguito ad un colloquio tra Sarkozy e Merkel, i mercati si resero conto che i Paesi sovrani europei potevano fallire. Di lì a poco ci sarebbe stata la crisi della Grecia e questo causò una impennata repentina degli spread di tutti i Paesi europei. Questo indebolì le banche e i Paesi stessi - ha riferito Zingales - perché la disponibilità del credito diminuì drammaticamente.

Per questo si rese necessario l'intervento della Bce, che concesse finanziamenti alle banche italiane. Da qui - sempre secondo la ricostruzione di Zingales - la riduzione dello spread dopo il 23 dicembre 2011 e fino a febbraio 2012. Quando i finanziamenti finirono, però, lo spread incominciò a salire daccapo, ha ricostruito l'economista. Secondo le valutazioni di Zingales, sicuramente S&P ha fatto analisi corrette. "Il mondo ha iniziato ad andare molto meglio, ma in Italia - ha detto - il rapporto debito-Pil ha continuato a crescere. E questo perché il Paese non era in grado di crescere. Dopo il 2011 anzi ci sono stati 3 anni di decrescita". L'economista ha anche spiegato che, stando ai dati della Banca d'Italia, il mercato anticipò con l'andamento degli spread quello che poi le agenzie di rating avrebbero detto successivamente. "Gli spread si alzarono - ha aggiunto - molto prima dei giudizi di S&P. E quando hanno dato i rating, questi sono rimasti di lungo periodo, tant'è vero che sono ancora uguali". A giudizio di Zingales per formulare i rating sono stati utilizzati parametri giusti.

"S&P dimostra - secondo Zingales - una lungimiranza che non era presente in molti delle istituzioni politiche europee. Tanto che Monti al Financial Time dice che le motivazioni del doppio downgrade 'avrei potuto scriverle io'. Perché non era una bocciatura del suo governo, ma era un riconoscimento della debolezza dell'euro".

Le valutazioni del consulente dell'agenzia di rating, Luigi Zingales, esposte oggi durante l'udienza del processo S&P, non sono state condivise appieno dall'accusa sostenuta dal pm Michele Ruggiero. In particolare il magistrato ha contestato le affermazioni riguardo all'elevatezza del debito bancario italiano detenuto da non residenti nel 2011. Questo era basso, come testimoniato dal rapporto stabilità finanziaria di Banca d'Italia del 2011, citato in udienza dal sostituto procuratore tranese.

Il processo prosegue il 20 e 25 gennaio. Il 20 sono in programma le discussioni del pm Michele Ruggiero con le richieste di condanna per i 5 imputati, più quelle delle parti civili e di uno degli avvocati difensori; il 25 quelle degli altri difensori.
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