Processo S&P
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Cronaca

Processi S&P e Fitch, il 30 marzo il Tribunale di Trani decide sui big del rating

L'accusa per i sei imputati è di aver manipolato il mercato

Sono previste per il 30 marzo prossimo le sentenze per i due processi alle agenzie americane di rating S&P e Fitch, in corso davanti al Tribunale di Trani da due anni. Questo pomeriggio, si è chiuso quello a Standard & Poor's, per il quale sono alla sbarra – con l'accusa di manipolazione aggravata e continuata del mercato - l'ex presidente mondiale dell'agenzia, Deven Sharma; il responsabile Emea, Yann Le Pallec; i tre analisti Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer; nonché la stessa società (imputata per la responsabilità giuridica nei reati contestati). Non è stato definito oggi, come previsto in un primo momento, il processo nei confronti dell'unico imputato di Fitch, David Willmoth Riley, per il quale la sentenza è attesa dunque sempre il 30 marzo.

Secondo l'accusa sostenuta dalla Procura di Trani, nel periodo tra maggio 2011 e gennaio 2012, gli imputati avrebbero posto in essere "una serie di artifici" tanto nell'elaborazione, quanto nella "diffusione" dei rating sul debito sovrano italiano "concretamente idonei a provocare" la destabilizzazione dell'immagine, prestigio e affidamento creditizi dell'Italia sui mercati finanziari; una sensibile alterazione del valore dei titoli di Stato italiani e un indebolimento dell'euro. Sotto accusa è in particolare il doppio declassamento del debito sovrano dell'Italia operato da S&P il 13 gennaio 2012. Il pubblico ministero Michele Ruggiero, nell'udienza del 20 gennaio scorso, ha già chiesto la loro condanna, argomentando con quasi otto ore di requisitoria le motivazioni: 2 anni di reclusione più 300mila euro di multa per Sharma; 3 anni e 500mila euro di multa per i quattro analisti e una multa di 4 milioni e 647mila di euro per la società.

LA DIFESA - In particolare oggi ha parlato l'avvocato Guido Alleva, ribadendo l'estraneità ai fatti per l'ex presidente mondiale dell'agenzia, Deven Sharma; il responsabile Emea, Yann Le Pallec; i tre analisti Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer e la stessa società, imputata per la responsabilità giuridica nei reati contestati. Il legale ha subito spiegato che, in questo processo, «stiamo parlando di manifestazioni del pensiero». Queste manifestazioni si riferiscono a «cosa accade nel mercato europeo».

«Ipotizzare teorie su complotti internazionali richiama alla memoria periodi bui del passato della nostra Europa. Al centro di questo processo dobbiamo rimettere i fatti», ha aggiunto Alleva. Il legale dell'agenzia di rating ha sottolineato che, contrariamente a quanto sostenuto dall'accusa nel processo, nel 2011 «non era vero che l'Italia stava messa bene, come la Germania». «Nel 2011 il nostro Paese stava messo malissimo per una situazione interna, non tale da far pensare a un pre-fallimento, ma comunque grave», ha affermato.

L'avvocato ha anche precisato che «un'agenzia di rating esprime solo un parere sul merito del credito di un'emittente, e questo serve per coloro che devono prestare i soldi a un Paese. I possibili creditori devono poter valutare i rischi del potenziale debitore». Non solo. Da regolamento, un'agenzia di rating è «obbligata a intervenire tempestivamente in una situazione in evoluzione». Inoltre, ha sostenuto che «non fu S&P a ritenere la manovra insufficiente», ma la Bce «con la famosa lettera del presidente della Bce Trichet». «Una lettera che era firmata anche da Mario Draghi, allora governatore della Banca d'Italia. Quella lettera non diceva di certo che l'Italia avesse un problema di reputazione sui mercati. I contenuti erano chiari: il documento esortava il Governo a prendere misure per risolvere problemi strutturali».

LA POSIZIONE DELL'AGENZIA - In una nota l'agenzia, fa inoltre sapere che durante questo processo si sarebbe assistito ad «un tentativo sistematico di distorcere la verità». «La requisitoria - si legge nella nota - ha messo in evidenza le enormi lacune dell'accusa: un ex primo ministro italiano ha concordato con le analisi di S&P, i regolatori europei si sono rifiutati di iniziare un'azione legale o anche solo di aderire a quella in corso, i dati utilizzati da S&P provenivano dalla Banca d'Italia e da altre fonti estremamente autorevoli, la completa mancanza di prove che evidenziassero violazioni da parte dei singoli imputati. Inoltre, oggi è stata data nuova evidenza al fatto più sconcertante: nel 2011-2012 il mercato aveva reagito ai problemi politici ed economici dell'Italia in modo molto più precipitoso e pessimista rispetto a S&P. Per tutti questi motivi, siamo fiduciosi – concludono dalla società - che la Corte prenderà una decisione basata sui fatti e sulla legge».
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