Processo S&P Tribunale di Trani
Processo S&P Tribunale di Trani
Cronaca

Processo S&P, le difese: «La Procura non è riuscita a dimostrare le accuse»

Gli avvocati chiedono l'assoluzione dei tre analisti e della società

Nuova udienza, davanti al Tribunale collegiale di Trani, per il processo a cinque tra manager e anlisti dell'agenzia di rating Standard & Poor's, accusati dalla Procura di manipolazione aggravata e continuata di mercato. E' stata una giornata dedicata completamente alle difese, in particolare a quelle dei tre analisti Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer e della società, imputata per la responsabilità giuridica nei reati contestati.

Secondo l'accusa sostenuta dalla Procura di Trani, nel periodo tra maggio 2011 e gennaio 2012, gli imputati avrebbero posto in essere "una serie di artifici" tanto nell'elaborazione, quanto nella "diffusione" dei rating sul debito sovrano italiano "concretamente idonei a provocare" la destabilizzazione dell'immagine, prestigio e affidamento creditizi dell'Italia sui mercati finanziari; una sensibile alterazione del valore dei titoli di Stato italiani e un indebolimento dell'euro. Sotto accusa è in particolare il doppio declassamento del debito sovrano dell'Italia operato da S&P il 13 gennaio 2012.
Il pubblico ministero Michele Ruggiero, nell'udienza del 20 gennaio scorso, ha già chiesto la loro condanna, argomentando con quasi otto ore di requisitoria le motivazioni: 2 anni di reclusione più 300mila euro di multa per Sharma; 3 anni e 500mila euro di multa per i quattro analisti e una multa di 4 milioni e 647mila di euro per la società.

L'avvocato Antonio Golino - costituito per gli analisti Zang e Gill e la società - ha subito chiarito, replicando a passate affermazioni del pm, che «questo non è il primo processo al mondo delle agenzie di rating, ma è sicuramente un processo contro le agenzie». L'avvocato ha posto l'accento sulle persone imputate, da lui assistite, che in caso di condanna anche a un solo giorno non potrebbero più lavorare. «Per cinque anni abbiamo parlato solo di un processo alle agenzie, ma ci sono delle persone in ballo», ha detto.

Il legale ha poi spiegato che Consob non si è costituita nel processo di Trani in linea con la decisione di non sanzionare S&P. «Consob non è stata castrata», ha sottolineato Golino, rispondendo alle accuse esposte dal pm Michele Ruggiero nella sua requisitoria il 20 gennaio. Idem per Banca d'Italia, «che ha ascoltato le argomentazioni dell'accusa e ha deciso di non costituirsi parte civile», ha detto il legale. Che ha aggiunto: «Il ministero del Tesoro è stato tirato per la giacchetta tutti i modi», per decidere alla fine di non costituirsi.

Golino ha anche parlato delle indagini di Esma (la Consob europea), che ha fatto ispezione nelle sedi S&P e «ha concluso che non c'era stata alcuna violazione del regolamento». «Non c'è un'autorità di vigilanza che non abbia preso sul serio il pm. Ora è rimasto solo in aula, ma non lo è sempre stato», ha rimarcato Golino, sempre replicando a precedenti affermazioni dell'accusa.
Affrontata anche la questione della veridicità dei verbali dei comitati durante i quali vengono decisi i rating. Nelle requisitorie scritte è detto che «i verbali dei comitati sono stati artefatti in vista dell' udienza». Un'accusa che Golino ha respinto al mittente. Nel mirino della difesa anche la valutazione fatta dalla Procura sulla testimonianza dell'ex premier Monti, che sarebbe definita "falsa" dal pm, perché - secondo l'avvocato - risultava "scomoda". L'accusa avrebbe definito "non credibile" anche la testimonianza del docente di Economia, Ugo Panizza, chiamato dalle difese, perché avrebbe lavorato per le Nazioni Unite e invece lavorava per un'università privata ("Ma anche Harvard e Bocconi sono private", ha ironizzato Golino).

Ma soprattutto ha contraddetto la tesi fondamentale dell'accusa, ovvero che il declassamento dell'Italia è avvenuto nonostante il Paese fosse in condizioni migliori di altri. «Non è vero che l'Italia stava meglio di altri Paesi europei», ha detto senza mezzi termini. Per gli analisti Eileen Zhang e Franklin Crawford Gill l'avvocato Golino ha chiesto l'assoluzione perché il fatto non sussiste.

Per la società S&P, l'accusa - a suo parere - non sarebbe riuscita a dimostrare che il reato sia stato commesso nell'interesse dell'ente. «Non è stato spiegato che vantaggio avrebbe avuto l'agenzia da un rating manipolato». E anzi, nel rating non sollecitato (da alcuna società) non ci sarebbe alcun interesse operare alterazioni. La difesa ha ricordato che l'onere della prova sarebbe spettato all'accusa. «Ma il pm non l'ha spiegato», ha rimarcato. Quindi, l'avvocato Golino ha chiesto l'associazione di S&P perché il fatto non sussiste per il reato contestato alle persone fisiche, ma anche perché non è stato dimostrato il vantaggio supposto dell'ente e dove i controlli sarebbero stati non idonei e non efficaci.

In una nota la società, in serata, ha fatto sapere che «il pm non ha mai legato le condotte dei manager e analisti di S&P alle accuse perchè non è mai esistito alcun legame». «Al contrario, l'accusa - prosegue - ha chiesto alla Corte di dimenticare le difficili condizioni economiche che hanno caratterizzato la crisi dell'Eurozona, e ha provato a distrarli con teorie cospirative e speculazioni infondate. Un ex primo ministro italiano, oltre a numerosi altri testimoni hanno condiviso le analisi e le azioni di rating di S&P». «Ciò che emerge chiaramente dalle prove - conclude la nota - è che le azioni di rating di S&P riflettevano le difficoltà che l'Italia stava attraversando in quel periodo periodo e che si sono attenute scrupolosamente alle metodologie di S&P e alla regolamentazione europea».

Per Kraemer ha parlato l'avvocato Roberto Borgogno, la cui tesi difensiva ha sposato sostanzialmente quella del collega Golino. Si torna in aula il 23 febbraio per le altre discussioni dei difensori.
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