Politica
Riordino Province, per Fucci una fine inevitabile
Il parlamentare del Pdl: Iniziativa nata male. Enti, tutti o nessuno: «non si possono abolire quelli figli di un dio minore»
BAT - giovedì 13 dicembre 2012
13.53
Il deputato e coordinatore provinciale del Pdl, Benedetto Fucci, interviene sul decreto legge per il riordino delle Province, bloccato in Senato lunedì scorso: «L'annunciata decadenza del decreto legge è la conclusione più naturale di un percorso che era iniziato nel modo peggiore attraverso l'insensata iniziativa del governo Monti di tagliare a tavolino senza conoscere le realtà sociali ed economiche che si andavano a toccare».
«Sono certo che, anche senza gli eventi politici degli ultimi giorni, il decreto legge non sarebbe mai stato convertito in legge dal Parlamento. L'intervento del governo, fatto con l'accetta e sottoponendo interi territori, e quindi il loro grado di autonomia e di autodeterminazione, a criteri esclusivamente numerici (quanti abitanti? Quanta estensione? Quanti comuni?), era fuori da qualunque logica», aggiunge Fucci.
«Per questo, insieme a tanti altri colleghi parlamentari di vari territori, ho lavorato, certo in modo silenzioso e senza cercare le luci della ribalta con iniziative forse incisive sul piano mediatico ma in definitiva prive di consistenza, per far comprendere anche ai deputati e ai senatori non direttamente interessati l'insensatezza di un provvedimento che non poteva non finire, come accaduto al Senato, in una sonora bocciatura. Solo se ciò non fosse avvenuto avrebbe avuto una reale utilità avviare iniziative che in ogni caso, a mio parere, potevano passare solo per un referendum col quale chiedere ai cittadini, in modo chiaro, cosa avrebbero voluto fare della loro sfera decisionale. E' importante, adesso, avere ben chiaro - conclude Fucci - il principio generale per cui si può serenamente discutere sull'istituzione Provincia in sé e quindi sulla necessità o meno di abolire tutti gli enti oggi esistenti. Ma non si può salvaguardarne alcuni e, invece, abolire quelli considerati figli di un dio minore».
«Sono certo che, anche senza gli eventi politici degli ultimi giorni, il decreto legge non sarebbe mai stato convertito in legge dal Parlamento. L'intervento del governo, fatto con l'accetta e sottoponendo interi territori, e quindi il loro grado di autonomia e di autodeterminazione, a criteri esclusivamente numerici (quanti abitanti? Quanta estensione? Quanti comuni?), era fuori da qualunque logica», aggiunge Fucci.
«Per questo, insieme a tanti altri colleghi parlamentari di vari territori, ho lavorato, certo in modo silenzioso e senza cercare le luci della ribalta con iniziative forse incisive sul piano mediatico ma in definitiva prive di consistenza, per far comprendere anche ai deputati e ai senatori non direttamente interessati l'insensatezza di un provvedimento che non poteva non finire, come accaduto al Senato, in una sonora bocciatura. Solo se ciò non fosse avvenuto avrebbe avuto una reale utilità avviare iniziative che in ogni caso, a mio parere, potevano passare solo per un referendum col quale chiedere ai cittadini, in modo chiaro, cosa avrebbero voluto fare della loro sfera decisionale. E' importante, adesso, avere ben chiaro - conclude Fucci - il principio generale per cui si può serenamente discutere sull'istituzione Provincia in sé e quindi sulla necessità o meno di abolire tutti gli enti oggi esistenti. Ma non si può salvaguardarne alcuni e, invece, abolire quelli considerati figli di un dio minore».