Mani, abbraccio gay
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«Rispetto verso le persone omosessuali e transessuali»

Dopo la nota di Arcigay, lettera aperta del direttore dell’ufficio stampa dell’Arcidiocesi. Punto fermo: impossibile equiparare unioni diverse da quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna

«Equiparare la famiglia fondata sul matrimonio con altre forme di unione significa che lo Stato esprime indifferenza e disinteresse verso la prima che, meglio e più compiutamente delle altre, persegue quel bene comune che deve stargli a cuore come finalità prioritaria. Certo, ci si deve fare attenti ai bisogni e ai diritti individuali di chi vive altre forme di unione, forse già in larga misura tutelati dall'attuale ordinamento della Stato italiano». Scrive così Riccardo Losappio, direttore dell'ufficio stampa dell'Arcidiocesi, che ha voluto rispondere alla nota dell'Arcigay Bat nella quale l'associazione aveva chiesto al mondo cattolico di esprimersi su alcuni temi a lei cari alla luce anche delle ultime parole pronunciate da Papa Francesco. Losappio però auspica un dialogo: «Non mancheranno certo momenti di incontro, di dialogo e di confronto».

Losappio nella sua nota pone alcuni punti fermi, dal carattere prioritario e fondamentale, alcuni dei quali si ritrovano nella stessa lettera dell'Arcigay e su cui non si può non essere d'accordo. Il primo è rappresentato dal comandamento "Ama il prossimo tuo come te stesso", ripreso nella lettera dell'associazione. «Concordiamo anche noi sul fatto che questo sia un bellissimo regalo che Gesù Cristo ha lasciato all'umanità, un comandamento universale dell'amore. E' ciò perché ogni uomo, secondo l'insegnamento biblico, trova la propria origine remota in Dio. Da sempre il magistero ha ripetuto questa verità; come tutti gli autori cristiani, piccoli o grandi che siano, con discorsi, immagini, metafore diversi, hanno affermato e affermano la stessa cosa. Pertanto, ogni uomo è valore, è ed ha dignità non solo per il fatto che esiste, ma anche perché porta con sé questa sua origine divina, quasi un imprinting ontologico, come qualche giorno si esprimeva il teologo Mauro Cozzoli. Una dignità che permane, nonostante tutto, al di là delle espressioni culturali, etniche, sociologiche, religiose, ed anche sessuali. Per la Chiesa ogni persona è ed ha dignità, valore. E' al secondo posto, dopo Dio, nella scala gerarchica: dal concepito fino all'anziano che sta lasciando lo scenario del mondo. E, poiché, questo è il tema di cui stiamo parlando, anche la persona omosessuale è ed ha dignità. Ciò rappresenta un'acquisizione definitiva della Chiesa che, tanto per fare un esempio, già si espresse in questi termini in un documento del 1986 della Congregazione per la dottrina della fede dal titolo "Cura pastorale delle persone omosessuali". E' vero, molte volte la realtà è diversa, e la cronaca lo conferma. Verso omosessuali, transessuali, bisessuali si registrano pregiudizi e persino episodi di violenza».

L'ultimo episodio di cronaca della serie è quello del quattordicenne suicidatosi a Roma, vittima degli insulti degli amici. «La Chiesa – prosegue Losappio - vigila su tutto questo e svolge la sua funzione di formazione delle coscienze al rispetto di ogni persona: lo fa nella sua predicazione, lo fa nelle aule di catechismo, negli oratori, accogliendo tutti. Certo è opportuno pervenire ad una legge contro l'omofobia e la transfobia. Che, per quanto mi riguarda, dovrebbe essere preceduta da un maggiore tempo di riflessione ad ampio spettro per meglio definire il reato di omofobia. Il timore, in verità, è che venga ferito il diritto fondamentale alla libera espressione della propria opinione (non all'insulto o derisione, che condanniamo), il diritto a poter parlare di omosessualità, quando ciò venga fatto senza alcuna intenzione evidente di odio e di violenza contro di essi».

Nelle parole di Papa Francesco («Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?»), a cui si fa riferimento nella lettera secondo Losappio si trova espressa l'ansia della Chiesa chiamata ad incontrare e ad ascoltare tutti, anche i gay, che, se battezzati, fanno parte della comunità ecclesiale e possono ricevere i sacramenti. «La condizione che si richiede è l'osservanza della norma morale, come per ciascun credente. E' il Papa stesso, a proposito, a richiamare il catechismo della Chiesa cattolica». La riflessione con possibili prese di distanza comincia quando ci si pone sul piano della "teoria del genere" che sostiene che il genere è semplicemente quello in cui un individuo si identifica, o meglio decide di identificarsi. Tesi questa un po' diffusa ovunque, con la finalità di mettere sullo stesso piano nuove diverse forme di unione rispetto alla famiglia fondata sul matrimonio tra l'uomo e la donna. «Quest'ultima – prosegue Losappio - poggia su due elementi, entrambi complementari e compresenti: l'affettività e la generatività. E il futuro, garantito dalle nuove generazioni, rappresenta quel bene comune che uno Stato deve perseguire come imperativo categorico sostenendo ciò che, con grande preveggenza i padri costituzionali hanno voluto sancire nella Costituzione negli articoli 29,30 e 31. Se nell'articolo 29 lo Stato riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, è nel 31 che la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo. Immagino, ora, le obiezioni e le controdeduzioni a quanto precede: è giusto che sia così; la ricerca della verità è qualcosa di arduo, che non si esaurisce mai, che richiede costante attenzione e permanente spirito di ricerca».
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