
Scuola e Lavoro
Stato e mafie: al De Sanctis si parla di legalità
I magistrati Drago e Pavese a colloquio con gli studenti del liceo
Trani - domenica 8 maggio 2016
6.23
«Preferite uno stato democratico o uno Stato regolato da norme antidemocratiche che ricorda il vassallaggio di tipo medioevale? Dovete scegliere da che parte stare». Con questo interrogativo è iniziato l'incontro sulla legalità al liceo "F. De Sanctis" di Trani con Pasquale Drago, procuratore aggiunto e capo della Direzione distrettuale antimafia di Bari, e Giulia Pavese, presidente di sezione penale e di Corte d'Assise del Tribunale di Trani. Accanto ai magistrati anche l'associazione Libera con Michele Gallo, referente del presidio di Trani; Michele Caldarola, del presidio di Andria. e don Geremia Acri di Andria, fondatore dell'associazione "Migrantes", impegnato nella gestione di beni confiscati. L'obiettivo primario di questa conferenza altamente educativa è stato quello di sensibilizzare maggiormente gli studenti in merito a tale argomento e condurli ad una riflessione più profonda in relazione alla legalità, concentrandosi sul tema del "riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie".
I tratti storici della criminalità locale sono partiti dall'analisi della differenza tra la criminalità comune, spicciola e quella organizzata, simile al contrasto tra l'artigiano e l'impresa. La criminalità organizzata accumula utili e quegli utili si trasformano in capitali, che vengono riversati anche sui mercati dell'economia lecita e, quindi, finiscono per inquinarla. Il contrasto tra legalità e criminalità, come ha spiegato il dott. Drago, è basato su una percezione distorta del codice legislativo. Infatti, gli artefici della delinquenza pretendono di sostituire le proprie leggi a quelle dello Stato italiano, inquinando, quindi, i vari settori sociali: dall'economia, alla cultura, all'istruzione. Partendo da un excursus storico, riguardante la lotta contro la criminalità del Nord barese, il magistrato ha chiarito la nascita della delinquenza pugliese, le motivazioni per le quali essa è nata e le modalità possibili di debellamento. La storia della criminalità nel nostro territorio, partita da un'impostazione di tipo "gangsteristico", si è andata strutturando in maniera mirabile tanto da non essere bloccata dalla repressione carceraria. L'elemento fondante di tali organizzazioni erano i capitali, che dovevano essere smantellati da leggi di aggressione alla solidità economica, mirate e dirette. Il capitale, infatti, è la forza solida dell'organizzazione criminale ed è solo attraverso strategie mirate a destabilizzare i patrimoni illeciti, incutendo terrore nei delinquenti con misure aggressive efficaci, tese alla confisca dei patrimoni personali, che si può sconfiggere la mafia.
Il convegno è nato come parte integrante del Concorso, indetto dal Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane "F. De Sanctis" di Trani, avente come tematica: "Dalla criminalità alla legalità: il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie". L'iter concorsuale ha visto un'ampia ed entusiastica partecipazione degli alunni che si sono misurati sul tema della legalità nell'ambito di tre sezioni: letteraria, artistico-musicale e multimediale. I lavori, al vaglio di una Commissione di esperti, verranno valutati secondo parametri indicati nel bando di concorso. Tutta l'iniziativa, appoggiata dalla S.I.A.P. (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia), culminerà in un convegno che si terrà il giorno 20 maggio, presso il Polo Museale di Trani.
I tratti storici della criminalità locale sono partiti dall'analisi della differenza tra la criminalità comune, spicciola e quella organizzata, simile al contrasto tra l'artigiano e l'impresa. La criminalità organizzata accumula utili e quegli utili si trasformano in capitali, che vengono riversati anche sui mercati dell'economia lecita e, quindi, finiscono per inquinarla. Il contrasto tra legalità e criminalità, come ha spiegato il dott. Drago, è basato su una percezione distorta del codice legislativo. Infatti, gli artefici della delinquenza pretendono di sostituire le proprie leggi a quelle dello Stato italiano, inquinando, quindi, i vari settori sociali: dall'economia, alla cultura, all'istruzione. Partendo da un excursus storico, riguardante la lotta contro la criminalità del Nord barese, il magistrato ha chiarito la nascita della delinquenza pugliese, le motivazioni per le quali essa è nata e le modalità possibili di debellamento. La storia della criminalità nel nostro territorio, partita da un'impostazione di tipo "gangsteristico", si è andata strutturando in maniera mirabile tanto da non essere bloccata dalla repressione carceraria. L'elemento fondante di tali organizzazioni erano i capitali, che dovevano essere smantellati da leggi di aggressione alla solidità economica, mirate e dirette. Il capitale, infatti, è la forza solida dell'organizzazione criminale ed è solo attraverso strategie mirate a destabilizzare i patrimoni illeciti, incutendo terrore nei delinquenti con misure aggressive efficaci, tese alla confisca dei patrimoni personali, che si può sconfiggere la mafia.
Il convegno è nato come parte integrante del Concorso, indetto dal Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane "F. De Sanctis" di Trani, avente come tematica: "Dalla criminalità alla legalità: il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie". L'iter concorsuale ha visto un'ampia ed entusiastica partecipazione degli alunni che si sono misurati sul tema della legalità nell'ambito di tre sezioni: letteraria, artistico-musicale e multimediale. I lavori, al vaglio di una Commissione di esperti, verranno valutati secondo parametri indicati nel bando di concorso. Tutta l'iniziativa, appoggiata dalla S.I.A.P. (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia), culminerà in un convegno che si terrà il giorno 20 maggio, presso il Polo Museale di Trani.




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