Vita di città
Commissione d’inchiesta sul randagismo
Laurora: «Cerchiamo soluzioni per la sicurezza dei cittadini nel rispetto del cane»
Trani - mercoledì 7 maggio 2008
Continua il percorso d'ascolto della commissione d'indagine sul randagismo. Il presidente Carlo Laurora e i componenti dell'organismo istituito per controllare la corretta applicazione della legge 12/95, hanno incontrato i direttori generali delle Asl e i dirigenti del servizio veterinario di ciascuna provincia. Un cammino, quello intrapreso, che ha come obiettivo una eventuale revisione della legge che disciplina gli interventi per la tutela degli animali d'affezione e prevenzione del randagismo. «Obiettivi nobili – ha detto Carlo Laurora – che necessitano di molta attenzione da parte del legislatore, sia per evitare atti di crudeltà e maltrattamenti, ma anche per contrastare il fenomeno dell'abbandono degli animali, che è una delle cause principali del fenomeno del randagismo».
Il dato che emerge nelle varie province è allarmante, per mancanza di strutture, (canili sanitari e rifugi insufficienti), sia per una non adeguata azione di sensibilizzazione contro l'abbandono. La situazione dei cani vaganti riferita al 2003 riporta a Bari 36.438 cani di proprietà, 18.235 presunti cani randagi, con 500 interventi di sterilizzazione; a Brindisi 13.438 cani di proprietà, 7.000 presunti randagi e 303 interventi di sterilizzazione; a Foggia, 19.792 cani di proprietà, 6500 randagi presunti e 375 sterilizzazioni; Lecce 22.951 cani di proprietà, 6.857 randagi e 569 sterilizzazioni; a Taranto infine 9.400 cani di proprietà 10.000 cani randagi e 320 sterilizzazioni.
I cani di proprietà sono rintracciabili attraverso l'installazione del microchip, una pratica che laddove fosse eseguita e denunciata adeguatamente, consentirebbe di limitare il fenomeno dell'abbandono per la rintracciabilità del proprietario. Lo sforzo che la Regione ha compiuto in questi anni è stato quello di attivare una campagna di sterilizzazione a tappeto, con finanziamenti seppure insufficienti (triennio 2001/2003 133.309 euro fondi trasferiti dal ministero e 356.355 fondi propri).
Ma nonostante tutto, il grido di allarme delle Asl è chiaro: non ci sono molti soldi per affrontare queste campagne di sterilizzazione, non c'è chiarezza su quello che si deve fare dopo la sterilizzazione, la reimmissione sul territorio spesso vanifica lo sforzo di sterilizzazione, c'è un palleggio continuo di responsabilità con i Comuni e negli ultimi anni è aumentato anche il contenzioso con i privati per richieste di risarcimento danni. Ogni Asl ha i suoi numeri, le sue criticità, e i suoi punti di forza. Ma il problema resta.
Nella Asl di Brindisi c'è un'anagrafe canina che funziona con adeguati strumenti informatici, 6 punti di sterilizzazione nell'ambito di tutta la provincia, non esistono però canili sufficienti ad ospitare i cani una volta che vengono accalappiati e sterilizzati. Si è provveduto a sterilizzare gratuitamente su richiesta dei proprietari 150 cagne. Un altro problema è quello dalla indifferenza dei veterinari privati che non collaborano. Ma quest'ultimo, che è un problema più generalizzato anche nelle altre province, dipende spesso dalla esiguità del compenso per ogni intervento di sterilizzazione «che - dicono i medici privati – comporta oltre un'ora di sala operatoria dal momento della anestesia al risveglio della cagna».
Ma continuiamo con i dati. La Asl di Lecce: 42.518 cani randagi censiti; 31.000 cani di proprietà; 4.000 cani nei canili rifugio; 8.000 randagi; 14 canili e 17 rifugi; 5.083 cani sterilizzati. La Asl è pronta a partire per una nuova campagna di sterilizzazione. A Foggia, invece sono 10.000 i cani sterilizzati, ma in molti comuni non è stato possibile fare la reimmissione perché mancava l'assenso dell'amministrazione comunale. Nella Asl di Taranto sono state 205 le sterilizzazioni nel primo trimestre del 2008. Nel territorio tarantino è fortemente sentito il problema della pericolosità dei cani randagi e quindi ci sono molte resistenze alla reimmissione sul territorio. È stata fatta, inoltre, una campagna di sensibilizzazione nelle scuole per combattere il fenomeno dell'abbandono.
Nella Asl di Bari, 6 punti di sterilizzazione in tutta la provincia e solo quattro comuni hanno un rifugio pubblico, gli altri sono convenzionati con strutture private. Nella Bat sono stati spesi 95.000 euro per 1.900 sterilizzazioni, ma anche qui servono più rifugi e una maggiore responsabilizzazione dei comuni. «Questa commissione – ha concluso il presidente Laurora – ha l'obbligo di assicurare la sicurezza ai cittadini, muovendosi ovviamente in un'ottica di rispetto degli animali. Studieremo insieme ai tecnici le soluzioni per questo problema, avendo compreso che gli sforzi maggiori vanno fatti nella direzione della sterilizzazione, nella costruzione di maggiori canili e rifugi ma anche nella sensibilizzazione della popolazione per evitare l'abbandono».
Il dato che emerge nelle varie province è allarmante, per mancanza di strutture, (canili sanitari e rifugi insufficienti), sia per una non adeguata azione di sensibilizzazione contro l'abbandono. La situazione dei cani vaganti riferita al 2003 riporta a Bari 36.438 cani di proprietà, 18.235 presunti cani randagi, con 500 interventi di sterilizzazione; a Brindisi 13.438 cani di proprietà, 7.000 presunti randagi e 303 interventi di sterilizzazione; a Foggia, 19.792 cani di proprietà, 6500 randagi presunti e 375 sterilizzazioni; Lecce 22.951 cani di proprietà, 6.857 randagi e 569 sterilizzazioni; a Taranto infine 9.400 cani di proprietà 10.000 cani randagi e 320 sterilizzazioni.
I cani di proprietà sono rintracciabili attraverso l'installazione del microchip, una pratica che laddove fosse eseguita e denunciata adeguatamente, consentirebbe di limitare il fenomeno dell'abbandono per la rintracciabilità del proprietario. Lo sforzo che la Regione ha compiuto in questi anni è stato quello di attivare una campagna di sterilizzazione a tappeto, con finanziamenti seppure insufficienti (triennio 2001/2003 133.309 euro fondi trasferiti dal ministero e 356.355 fondi propri).
Ma nonostante tutto, il grido di allarme delle Asl è chiaro: non ci sono molti soldi per affrontare queste campagne di sterilizzazione, non c'è chiarezza su quello che si deve fare dopo la sterilizzazione, la reimmissione sul territorio spesso vanifica lo sforzo di sterilizzazione, c'è un palleggio continuo di responsabilità con i Comuni e negli ultimi anni è aumentato anche il contenzioso con i privati per richieste di risarcimento danni. Ogni Asl ha i suoi numeri, le sue criticità, e i suoi punti di forza. Ma il problema resta.
Nella Asl di Brindisi c'è un'anagrafe canina che funziona con adeguati strumenti informatici, 6 punti di sterilizzazione nell'ambito di tutta la provincia, non esistono però canili sufficienti ad ospitare i cani una volta che vengono accalappiati e sterilizzati. Si è provveduto a sterilizzare gratuitamente su richiesta dei proprietari 150 cagne. Un altro problema è quello dalla indifferenza dei veterinari privati che non collaborano. Ma quest'ultimo, che è un problema più generalizzato anche nelle altre province, dipende spesso dalla esiguità del compenso per ogni intervento di sterilizzazione «che - dicono i medici privati – comporta oltre un'ora di sala operatoria dal momento della anestesia al risveglio della cagna».
Ma continuiamo con i dati. La Asl di Lecce: 42.518 cani randagi censiti; 31.000 cani di proprietà; 4.000 cani nei canili rifugio; 8.000 randagi; 14 canili e 17 rifugi; 5.083 cani sterilizzati. La Asl è pronta a partire per una nuova campagna di sterilizzazione. A Foggia, invece sono 10.000 i cani sterilizzati, ma in molti comuni non è stato possibile fare la reimmissione perché mancava l'assenso dell'amministrazione comunale. Nella Asl di Taranto sono state 205 le sterilizzazioni nel primo trimestre del 2008. Nel territorio tarantino è fortemente sentito il problema della pericolosità dei cani randagi e quindi ci sono molte resistenze alla reimmissione sul territorio. È stata fatta, inoltre, una campagna di sensibilizzazione nelle scuole per combattere il fenomeno dell'abbandono.
Nella Asl di Bari, 6 punti di sterilizzazione in tutta la provincia e solo quattro comuni hanno un rifugio pubblico, gli altri sono convenzionati con strutture private. Nella Bat sono stati spesi 95.000 euro per 1.900 sterilizzazioni, ma anche qui servono più rifugi e una maggiore responsabilizzazione dei comuni. «Questa commissione – ha concluso il presidente Laurora – ha l'obbligo di assicurare la sicurezza ai cittadini, muovendosi ovviamente in un'ottica di rispetto degli animali. Studieremo insieme ai tecnici le soluzioni per questo problema, avendo compreso che gli sforzi maggiori vanno fatti nella direzione della sterilizzazione, nella costruzione di maggiori canili e rifugi ma anche nella sensibilizzazione della popolazione per evitare l'abbandono».