Vita di città

Da Fazio a Berlusconi, i fragorosi casi della procura di Trani

I fascicoli di palazzo Torres hanno fatto tremare colletti bianchi di mezza Italia

Qualcuno l'ha definita la «piccola procura di provincia». Qualcun altro la «più bella d'Italia», perché guarda da una parte al mare e dall'altra alla maestosa cattedrale romanica. Di certo nelle stanze al secondo piano di Palazzo Torres, apparentemente lontano dai centri nevralgici del potere politico ed economico, non sono mancati i clamori. E soprattutto i fascicoli che hanno fatto tremare i colletti bianchi di mezza Italia.

La strada venne aperta dal sostituto procuratore Antonio Savasta, che nel 2003 si trovò a indagare prima sul maggior impero di distribuzione di prodotti no-food d'Europa (il gruppo Ferri poi risucchiato nel vortice della bancarotta fraudolenta e completamente fallito) e poi sulla truffa dei prodotti finanziari cosiddetti strutturati (Btp-tel, Btp-index, Btp online, Bot reverse, etc) commercializzati dall'ex Banca 121, ormai assorbita dal Monte dei Paschi di Siena. Solo che tra le centinaia di denunce arrivate dai consumatori che avevano visto polverizzarsi i risparmi in titoli dati per sicuri, c'erano anche quelle di alcuni risparmiatori di Andria assistiti dall'avvocato ed ex senatore socialista Gaetano Scamarcio: per quest'ultimo la truffa si era potuta consumare a causa della mancata vigilanza della Banca d'Italia e della Consob. Nel fascicolo degli indagati, con l'accusa di truffa reale, finirono l'allora governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, e del già ex presidente di Consob, Luigi Spaventa.

Era il febbraio 2004 e la posizione di quello che all'epoca era uno degli uomini più potenti d'Italia, l'ultimo governatore con carica a vita, cominciava così a scricchiolare. Nel febbraio 2005 il procedimento a carico di Fazio e Spaventa venne archiviato, ma nel luglio successivo scoppia un nuovo scandalo che spingerà il governatore di Bankitalia a dimettersi alla fine dello stesso anno: alcune intercettazioni telefoniche evidenziano potenzialmente un suo ruolo improprio affinché la Banca Centrale approvi una offerta pubblica d'acquisto da parte di Banca Popolare di Lodi della Banca Antonveneta.

L'inchiesta tranese per la truffa a carico di vertici, funzionari e semplici promotori di Mps andò avanti. Ma, alla fine, non ha prodotto di fatto alcun risultato sul piano strettamente penale: le posizioni dell'ex patron di Banca 121, Giovanni Semeraro, dell'ex presidente di 121, Lorenzo Gorgoni, e dell'ex direttore generale di 121 e Mps, Vincenzo De Bustis Figarola vennero archiviate non molto tempo dopo; mentre le uniche persone mai imputate, appartenenti ai livelli intermedi, nel giugno 2008 sono state tutte prosciolte in fase di udienza preliminare. Tra queste anche l'ideatrice dei prodotti considerati truffaldini, Rossana Venneri. Unica consolazione, per i denuncianti che decisero di rimettere la querela, fu la restituzione del denaro investito.

E, ancora, ricordiamo a fine 2008, il sequestro – ordinato sempre dal pm Savasta - di una nave proveniente dal Canada con un presunto carico di grano contaminato da ocratossina portò Trani addirittura alla ribalta internazionale. In manette, nel gennaio successivo con l'accusa di aver importato sostanze pericolose per la salute finì il patron dell'impero del grano, Francesco Casillo, la cui posizione è ancora in attesa di essere definita in dibattimento.

La nuova inchiesta che avrebbe potuto far tremare un'altra banca era proprio quella del pm Michele Ruggiero, che aveva raccolto tre denunce per interessi usurari praticati sulle revolving card Gold di American Express. Ma anziché far tremare la società leader mondiale in carte di credito e debito, l'inchiesta ha preso tutt'altra direzione finendo con coinvolgere i vertici dell'informazione pubblica italiana e lo stesso premier Silvio Berlusconi. I reati contestati a questi ultimi non sono però di competenza territoriale della procura di Trani e il fascicolo sarebbe in ogni caso destinato a subire uno stralcio e la parte non direttamente collegata ad American Express finirebbe dunque all'esame di un'altra procura.

Carmen Carbonara
cronista Corriere del Mezzogiorno
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