Procacci Leone, David Grieco, Vito Santoro
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Eventi e cultura

David Grieco e "La sua Macchinazione", così il regista restituisce Pasolini al pubblico

Ieri ospite all'Impero per presentare il film sul poeta

«Io non so più di chi sia questo film: è una storia che riguarda tutti». Così ieri il regista di "La Macchinazione", David Grieco, ha parlato al pubblico presente all'Impero, dopo la proiezione del film delle ore 20. Grieco, collaboratore nonché amico di Pasolini, è stato due giorni ospite a Trani per la presentazione della pellicola, ma anche per parlare dell'omonimo libro edito da Rizzoli.

"La macchinazione" ripercorre gli ultimi mesi di vita di Pasolini, fino alla sua morte avvenuta all'idroscalo di Ostia il 2 novembre del '75. Un film che nasce da un'idea ben precisa, ossia quella di rivendicare uno scrittore la cui immagine troppo a lungo «è stata sporcata dall'opinione pubblica italiana», per usare le parole dello stesso regista. «All'estero gode invece di una migliore reputazione», ha puntualizzato Grieco. Un complotto quello che si celerebbe dietro la fine di Pasolini che, nei mesi precedenti alla sua morte, stava indagando sulla P2 e Licio Gelli, arrivando persino a presagire la strage di Bologna dell'80.

Nel film Pasolini lo si vede impegnato nella produzione del film "Salò", "Le 120 Giornate di Sodoma" e impegnato nella scrittura di "Petrolio" che sarà pubblicato solamente nel 1992. «Un Pasolini però anche profeta – utilizzando le stesse parole di Grieco – che già ad allora s'interrogava sui danni che il consumismo avrebbe provocato alla società. Chissà cosa avrebbe pensato oggi – si è chiesto il regista – se ci vedesse tutti quanti incollati agli smartphone!».

In sala Grieco ha risposto alle tante domande dei curiosi, come per esempio quella da dove derivasse l'idea di utilizzare le musiche dei Pink Floyd. «Sono tendenzialmente legato a questa band e tra l'altro Pasolini usava per i suoi film musiche già edite», ha risposto. Ha poi spiegato poi la scelta di Massimo Ranieri. «Non è solamente una scelta fisiologica», ha detto. «In lui ho visto quel senso infantile ed ingenuo nei confronti della vita. Quando li ho proposto il ruolo era persino terrorizzato».

Interessante, infine, l'ultimo intervento sui presunti legami col precedente film di Abel Ferrara dove la morte del poeta è, però, tendenzialmente attribuita ai suoi legami omosessuali con Pino Pelosi, il ragazzo con cui Pasolini aveva intrecciato una relazione negli ultimi mesi di vita. «Ho visto solamente il trailer del film di Ferrara, ma credo che esso sia molto distante dalla verità», ha sostenuto. «Si può dire che "La macchinazione" nasca proprio grazie a lui. Non potevo permettere che al pubblico rimanesse quella visione distorta della realtà».
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