Omaggio a Ennio Morricone
Omaggio a Ennio Morricone
Vita di città

La leggenda del musicista della Cattedrale sul mare

Le colonne sonore di Morricone in un concerto gratuito a chiusura della giornata di celebrazioni dell’anniversario della morte di don Pasquale Uva

Ho visto Morricone dirigere poco più di un anno fa alle Terme di Caracalla e far prendere vita con l'entusiasmo e l'emozione di un giovane compositore a una magia amplificata da quelle rovine che vibravano non solo della gloria dell'antica Roma ma di una sublime meraviglia che il connubio delle arti sa elargire. Per questa ragione sono certa che sarebbe piaciuto molto al maestro dirigere con la scenografia di una cattedrale unica al mondo, la nostra, quella che sembra una nave che sta sempre lì lì per salpare.

Far sollevare le note composte per il pianista che sceglie di non scendere mai dalla sua nave da questo pezzetto di Adriatico che sa diventare però un oceano per quanto è accarezzato dalla Bellezza…sì, credo l'avrebbe reso felice. E chissà, non sarà stato un caso che mentre l'orchestra prendeva i suoi primi respiri nell'accordo corale degli strumenti sul "la" del violino, sia cominciato proprio allora a alzarsi piano il vento, assente fino a un attimo prima, mentre sullo schermo prendevano a scorrere le immagini del maestro al suo pianoforte, poi col suo amico - compagno di scuola e degli "spaghetti western"- Sergio Leone e ancora con l' Oscar stretto tra le mani accanto all'amata moglie Maria; e infine a dirigere, con la bacchetta tra le dita.

Una bacchetta che quella magia continua a sprigionarla: perché vederne le immagini sullo schermo è stato come per alcuni attimi pensare che fosse davvero lì su quel podio. Dove però, con la consapevolezza della responsabilità di far risuonare musiche che appartengono in modo indelebile alle nostre vite, è stato il maestro Antonio Palazzo, a dirigere un'orchestra voluta fortemente, composta dai giovani musicisti più talentuosi della Valle d'Itria e impreziosita dagli assoli del soprano Maria Rita Chiarelli e della violinista Eleonora Liuzzi. Atmosfera alimentata da una guida all'ascolto speciale, nell'alternarsi dell'attore e regista Carlo Dilonardo e del giornalista Eugenio Caliandro: l'uno a interpretare le parole del maestro, l'altro a raccontare retroscena e aneddoti della genesi dei brani eseguiti.

Il susseguirsi dei brani più celebri ha evocato nel pubblico (ottocento persone, numero limitato dalle norme covid) immagini dei film cui sono inscindibilmente legati, come in fondo a veder scorrere la nostra vita, come se il rincorrersi dei baci tagliati in Nuovo Cinema Paradiso fosse un po' la sequenza di fotogrammi delle nostre esistenze fatti di "lietofine" o di sogni rimasti lì, tagliati e conservati in una bobina di un vecchio cinema.

Sì, sarebbe stato felice di dirigere qui a Trani, ieri sera. Un musicista che in un assolo di oboe ("Mission" di Roland Joffè) è riuscito a esprimere il senso della abnegazione, del sacrificio della propria vita in favore degli ultimi, ("ho pianto due volte: sentita la storia del massacro dei gesuiti che difendevano gli indios e davanti al Papa") non sarebbe potuto essere che orgoglioso di dedicare il proprio concerto a un uomo come il venerabile don Pasquale Uva. Perchè il senso del concerto è stato questo: Il tributo a un uomo che ha inventato per la nostra terra una struttura che potesse accogliere gli ammalati, considerati davvero "gli ultimi", in una giornata a lui dedicata con un convegno di studi e conclusasi con il tributo al grande maestro scomparso due mesi fa, organizzata dalla Fondazione S.E.C.A. con la collaborazione dell'Opera don Uva, , la Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza e l'Arcidiocesi di Trani Nazareth.

Un castello che, purtroppo spento, pare stare a guardia con austera eleganza della piazza, un mare sempre più impetuoso mosso da un vento che non riesce però a fermare l'orchestra, il fascio di luce tricolore a Palazzo Lodisposto, sede del Polo Museale- ormai faro per Trani di una rivitalizzazione culturale proiettata a orizzonti sempre più luminosi grazie al cavalier Natale Pagano che ne ha permesso la nascita e al direttore Graziano Urbano: è la cornice in cui , infine , sarebbe sarebbe stato felice di dirigere quei giovani: il direttore d'orchestra gli avrebbe ceduto con gioia la bacchetta. E ricorderemo la serata come un'altra, piccola leggenda: Morricone era lì, sotto la nostra magnifica cattedrale, a guidare quei ragazzi e ragazze che magari ora avranno voglia di vedere i film accompagnati da quelle musiche sublimi che hanno imparato e la contageranno ai loro coetanei: perché la cultura del grande cinema, settima arte che le abbraccia tutte, quando proviene da questi "grandi" allarga gli animi e gli orizzonti.
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