
Politica Aggiornamenti in Diretta
Referendum, le reazioni del dopo voto
Vendola: «Vince l’Italia dei beni comuni». De Feudis: «Sconfitta la partitocrazia». Scrivono tutti: politici, partiti, movimenti e associazioni
Puglia - mercoledì 15 giugno 2011
08.00
E' già tempo di riflessioni dopo il risultato del referendum. Il nostro portale raccoglie sinteticamente le reazioni al voto del mondo della politica.
Nichi Vendola (presidente della Regione): «C'è stata una straordinaria partecipazione che indica la vitalità democratica di un Paese che sta cercando con grande determinazione di uscire fuori da un'epoca buia. L'Italia di oggi è un'Italia che sta provando a rifondare il proprio spazio pubblico, le proprie virtù civiche. Per me si tratta non soltanto di una vittoria politica di questa campagna referendaria, si tratta della vittoria di una vita: su questioni che ci hanno visto largamente minoranza per decenni e decenni. Vince l'Italia dei beni comuni, perde l'Italia delle lobbies, perde una lunga storia di ossessione privatizzatrice, perde un pezzo abbastanza pregiato dell'ideologia liberista che ha governato le sorti del mondo».
Sebastiano De Feudis (coordinatore regionale Italia dei Valori): «Quando noi raccoglievamo le firme per attivare il referendum popolare siamo stati derisi da molti partiti, sia di centrodestra che di centrosinistra. Tutti erano convinti che non ce l'avremmo mai fatta. Abbiamo dimostrato che il popolo ha creduto in noi e che lo strumento del referendum è prezioso quanto insostituibile. Il risultato delle urne è la sconfitta della partitocrazia, della politica vecchio stampo, degli yes man che siedono in Parlamento e degli eletti che una volta assunti incarichi istituzionali non rispondono più al popolo ma ai loro interesse personali. Il vento sta cambiando ma soffia contro la politica vecchia e affaristica. La strada da seguire è quella di Luigi De Magistris che a Napoli ha fatto una giunta di alta qualità sganciata dai partiti. Così si persegue la vera meritocrazia, non quella falsa propugnata dal centrodestra che per meritocrazia intende il merito degli amici».
Rino Negrogno (Federazione della Sinistra di Trani): «L'Italia è una Repubblica nata da un referendum. Gli italiani non l'hanno dimenticato, non hanno dimenticato che il referendum è un loro diritto. Gli italiani hanno dimostrato di voler voltare pagina, di voler chiudere la porta a chi fa un uso personale del paese. Hanno detto no a leggi ad personam che consentono di sfuggire ai giudici ed alle proprie responsabilità. Hanno detto no a leggi, fatte in favore di pochi speculatori, che puntavano alla privatizzazione dell'acqua ed al nucleare. I risultati di questo referendum sono, dopo quelli delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio, un altro chiaro segno della volontà degli italiani di voler cambiare, un altro chiaro segno di stanchezza per un governo incapace che si preoccupa solo di sopravvivere trascinando il paese sempre più a fondo. Onda su onda emotiva l'Italia s'è desta».
Domenico Triminì (Democrazia Cristiana): «E' certamente un esito elettorale sensazionale. Siamo convinti che racchiude anche il voto di tutti coloro i quali si identificano nel centrodestra ma non hanno accettato supinamente di adeguarsi all'insano invito di non recarsi alle urne. Gli italiani hanno deciso di esprimere la propria opinione su tematiche di interesse generale e hanno saputo dare una risposta univoca meritevole del rispetto del Governo. E' l'occasione propizia da cogliere al volo! Berlusconi si faccia capofila per un progetto di denuclearizzazione europeo e trasferisca le risorse sulle energie rinnovabile eco compatibili. Riveda la legislazione dei contratti stipulati con i privati per l'erogazione dei servizi pubblici. Al centrosinistra auguro piu concretezza nell'azione di opposizione al Governo, a partire dalla proposizione in Parlamento della riforma elettorale (occhio di triglia, tutta la vogliono nessuna la piglia) in modo di liberarci da concubine, nani, servi e maggiordomi di palazzo, ma con garbo».
Andrea Moselli (Fare Verde): «E' una grande vittoria di tutta l'Italia. Una vittoria molto più grande di quello che il pur lusinghiero dato referendario riesce a rappresentare. Davide ha sconfitto di nuovo Golia, le nostre fionde hanno vinto sui cannoni mediatici: mentre lo spot del forum nucleare costato 9 milioni di euro è stato condannato per pubblicità ingannevole, i volantini autoprodotti da migliaia di volontari hanno convinto. Non sono bastati neanche i tentativi di strumentalizzazione del voto popolare fatto nelle ultime settimane da politici arrivati buoni ultimi, e dopo molti sostanziali ripensamenti, tra il popolo libero che voleva fermare il nucleare e mantenere l'acqua pubblica. Questa campagna referendaria è stata una vera e propria corsa a ostacoli, ma alla fine si è arrivati al traguardo con le braccia al cielo in segno di vittoria. Con il voto di oggi tutti gli Italiani di destra, di centro e di sinistra hanno dimostrato di saper pensare con la propria testa. E scegliere per il bene dell'Italia a prescindere dagli ordini impartiti dalle segreterie dei partiti. Un sostegno variegato spazzato via, con decisione, dal popolo d'Italia. A Roma, gremita e festante, tra le mille bandiere ci sono anche quelle della comunità di Fare Verde che in tutta Italia ha dato un contributo a questa vittoria. E' stata una vittoria storica e corale. un futuro senza nucleare e con l'acqua pubblica non è stata una scelta ideologica o di partito, bensì una scelta, ragionata, di civiltà».
Nota congiunta Sel, Pd, Verdi, FdS, Psi, Api: «Che il vento stesse cambiando lo si avvertiva, ma che riuscisse a mobilitare più 25 milioni di persone in una calda giornata estiva non ci sperava nessuno. E' il successo del passaparola, della mobilitazione sui social network, delle catene di Sant'Antonio via posta elettronica. I movimenti che hanno abbracciato tutto il nord Africa, la Spagna e la Grecia, iniziano ad affacciarsi anche da noi, e forse per la prima volta giustamente è la politica ad inseguire i cittadini. In questa campagna referendaria, abbiamo dato il nostro piccolo contributo,ma siamo contenti di averlo fatto, di aver sostenuto con forza, tematiche che abbiamo sempre avuto a cuore, dalle campagne antinucleari degli anni '80, al sostegno ai nostri consiglieri regionali per la pubblicizzazione dell'acquedotto pugliese. Il nostro pensiero e il nostro più affettuoso ringraziamento va ai comitati referendari, ai ragazzi che militano nei nostri partiti, a coloro che hanno raccolto le firme, a tutti i cittadini che con il loro impegno non saranno mai sulle prime pagine dei giornali, ma hanno regalando all'Italia un'occasione preziosa per rinforzare la nostra democrazia. Su questo solco vogliamo proseguire, uniti come lo siamo stati per il referendum, perché il messaggio che è arrivato anche a Trani da più di 20000 nostri concittadini è chiaro e forte: c'è voglia di partecipare e di costruire tutti insieme una città e una nazione migliore. Avanti e buona democrazia a tutti».
Vincenzo Ferreri (Sinistra ecologia e libertà Trani): «Sono passate poche settimane dalle vittorie (definite anomale) di Milano e Napoli che ancora una volta il vento del cambiamento continua a soffiare. In una calda giornata di giugno più di ventimila cittadini tranesi si sono recati alle urne per voler continuare a contare. Vuol dire che la voglia di partecipazione non è sopita e che se in questi anni è venuta meno, è forse per l'incapacità della politica di rispondere alle attese delle persone, alle esigenze della collettività. Ringraziamo tutti coloro che si sono mobilitati, le parrocchie, i comitati referendari, le associazioni, i ragazzi dei partiti del centrosinistra, coloro che in questi giorni hanno fatto il passaparola con tutti i mezzi, da internet agli sms, dalla citofonata al vicino di casa alla visita ai parenti. La vittoria è tutta vostra. Il risultato di questi referendum, confermano la volontà di vivere un paese sostenibile dal punto di vista ambientale, a misura d'uomo, in cui la decisione sui beni comuni spetti alla comunità. Una bella giornata di democrazia e un segnale forte alla politica: non si può governare il cambiamento senza la partecipazione. Termine sconosciuto a chi governa la nostra città, che ancora dopo quasi dieci anni non ha imparato quali sono i mezzi per favorire il coinvolgimento dei cittadini e che coerentemente, non ha mai chiesto cosa pensassero dell'inceneritore o della cementeria. Sono gli stessi cittadini che con il risultato referendario, chiedono alla politica e alle istituzioni, di essere i protagonisti dei processi di cambiamento che coinvolgono un determinato territorio. Credono nella politica, ma se intesa come progetto, cambiamento, partecipazione. Grazie a tutti voi per la sana lezione di democrazia che ci avete dato».
Luca Morollo (Giovani Democratici): «L'Italia si è alzata, gli italiani si sono svegliati. Il referendum non può non avere risvolti politici. I risultati sono una bocciatura totale alla politica del governo nazionale di centrodestra. Il referendum ha visto mobilitati milioni di cittadini che hanno combattuto per affermare le proprie idee. I partiti di centrosinistra devo cogliere la lezione che ci giunge dalle scorse amministrative e da questo referendum: la politica di Berlusconi e dell'intero centrodestra può essere sconfitta solo con la forza delle idee. Non servono alleanze strategiche, non servono piani machiavellici. I partiti devono uscire dalle loro sedi e ascoltare le istanze che giungono dalla società civile; la rivoluzione di questo referendum corre tra i giovani, su internet, per le piazze e per le strade. La costituzione di due comitati nella nostra città e le azioni più o meno convenzionali che questi hanno attivato conferma che c'è un paese migliore. Un grande partito moderno come il Partito Democratico deve sapersi porre alla guida del popolo cogliendone i cambiamenti. La nostra Italia è diversa e dobbiamo farlo capire ai cittadini. Noi siamo per le energie rinnovabili, siamo per una reale uguaglianza tra i sessi, siamo per la difesa dei beni comuni, siamo per una giustizia uguale per tutti, siamo per un informazione libera e senza padroni, siamo per l'accoglienza dei fratelli oppressi dai regimi dittatoriali e dalla povertà».
Andrea Catino (Giovani per i giovani): «Circa il 57 % dei cittadini italiani aventi diritto al voto in questi due giorni si è espresso, bocciando tre provvedimenti del governo. Non è il momento di inutili demagogie, né è il momento di nascondere la testa sotto la sabbia. Bisogna guardare in faccia la realtà; il popolo italiano con le amministrative e con il referendum ha lanciato un messaggio inequivocabile che sarebbe da stupidi, oltre che irresponsabili, non cogliere, soprattutto all'interno del centrodestra. E' necessario fare un mea culpa, analizzare gli errori, e ricominciare, rispondendo alle richieste che vengono dalla base, che in più occasioni sta esprimendo il proprio dissenso verso i vertici e le istituzioni. Noi giovani dovremmo essere i primi promotori di questo cambiamento; il quorum è stato raggiunto grazie alla rete, grazie ai social network e grazie ai mezzi di informazione indipendenti. Invitare all'astensionismo è stata una meschinità, un vile e volgare mezzuccio elettorale, chiaro sintomo di quella politica che la base del centrodestra ripetutamente sta bocciando, e che ha provocato l'effetto opposto ovvero un moto di responsabilità e passione politica irrefrenabile, proprio perché scaturente dalla base e dai tanti giovani che chiedono un cambiamento. Ecco perché dobbiamo essere protagonisti del cambiamento e questo deve avvenire partendo dal basso, dalle nostre città. Il movimento Giovani per i Giovani ha invitato tutti i giovani ad esprimere la propria opinione, esercitando il proprio diritto di voto, su scelte fondamentali per il futuro, conducendo una campagna referendaria unicamente su facebook, senza stampare neanche un manifesto e senza spendere un euro. Abbiamo chiesto soprattutto ai giovani di centrodestra di mostrarsi responsabili in occasioni determinanti come questa, anche per lanciare un messaggio a tutti quelli che anche nella nostra città, e, cosa ancora più grave, anche se giovani, invitavano a non esercitare un proprio diritto, rinnegando il valore di questo come dovere civico; il messaggio c'è stato ed è stato forte. Bisogna cambiare per rinascere e lavorare per ricostruire una realtà di centro destra pragmatica, liberale e in grado di poter tornare a coinvolgere i giovani, le piazze e di conquistare la fiducia della gente. Si riparte dai giovani, si torna a fare politica con il quorum che batte forte».
Tommaso Laurora (segretario Pd Trani): «Il vento è cambiato. Corre sempre più forte e spazza un modo di fare politica autoreferenziale e distante dai cittadini. Porta con sé un aria nuova, fatta di una gestione diversa della cosa pubblica, con volti, energie ed idee nuove. Vedo un filo rosso che lega le ultime amministrative e il referendum: la partecipazione dei cittadini. Le primarie hanno designato i candidati sindaci che sono risultati vincenti. Il referendum, invece, è stato chiesto da milioni di cittadini che hanno riempito i gazebo nelle nostre piazze. Questo è il segnale che noi del mondo della politica dobbiamo percepire: i cittadini hanno voglia di partecipare nella gestione della cosa pubblica. Vogliono scegliere, dire la propria. Quando si da la parola ai cittadini la Politica, quella con la P maiuscola, vince sempre. Non si può rimanere sordi e ciechi di fronte a questo segnale. Per questo il partito Democratico sta percorrendo la strada della partecipazione dei cittadini che parte dall'ascolto dei problemi, all'elaborazione dei programmi, al dialogo sulle loro proposte ed in questo il mio partito vuole essere il punto di riferimento affinché non vinca la politica ma vincano i cittadini. Il partito Democratico avverte la necessità di abbandonare i giochi di segreteria che salvaguarda posizioni personali ma non producono intesa tra il mondo della politica e i cittadini. Nei giorni scorsi si è votato contro la privatizzazione dell'acqua ora, noi del partito Democratico ci stiamo impegnando per vincere la battaglia contro la privatizzazione della politica da parte delle segreterie per consegnare ai cittadini tranesi la possibilità di scegliersi il futuro. Le primarie, in questo senso, oltre a portare un valore aggiunto al vincitore accendono all'interno della società entusiasmo, passione e coscienza civile. Da questi ultimi eventi, amministrative e referendum, a noi classe dirigente del centro sinistra di Trani, è stata affidata una grande responsabilità: creare un'alternativa nell'amministrare questa città con un programma che guardi alle reali condizioni dei tranesi, alleanze chiare e sicure, percorsi certi e soprattutto un nuovo modo di fare politica che coinvolga i cittadini».
Alessandro Cerminara (La Fabbrica di Nichi): «La popolazione italiana ha detto chiaro e tondo che non vuole il nucleare, che ritiene che nella gestione dell'acqua non ci deve essere spazio né per i privati, né per il profitto, che la legge deve essere uguale per tutti.
Erano 16 anni che nessun referendum raggiungeva il quorum. Negli ultimi 10 anni, per i referendum abrogativi, non si era mai superata quota 25-26% di affluenza. Fare la campagna per il non voto appariva ormai un comodo modo per fermare qualunque referendum. Questo la dice lunga sulla pesantezza di questo risultato. E' avvenuto un miracolo. E' stata una campagna tutta in salita. Contro l'indifferenza, contro la disinformazione, contro chi aveva fatto di tutto per far sì che la popolazione non sapesse nemmeno della presenza di questi referendum. E' una vittoria in forte continuità con le nostre battaglie passate. Adesso, con ancora più forza, a dire le stesse cose è stato tutto il Paese. Speriamo per sempre. Abbiamo vinto anche a Trani. Anche qui più della metà dei cittadini è andata al voto. E' stata una campagna svolta con pochi mezzi e tanta passione. Con un comitato di sole associazioni, senza aiuti quindi, che ha saputo mettere in campo iniziative efficaci e di impatto. E con un'iniziativa che abbiamo costruito il lunedì precedente al voto che c'è costata tanta fatica, ma ci ha dato soddisfazioni. Abbiamo vinto. Grazie Italia. Grazie Trani».
Giuseppe Paolillo (assessore alla polizia municipale di Trani): «Tralascio di contestare le svariate considerazioni di più di qualche esponente politico di centrosinistra in base alle quali pare che l'istituto del referendum sia prerogativa di una sola parte politica e non sia, invece, uno dei più importanti strumenti di partecipazione democratica del nostro Pese. In realtà l'esito del referendum ha dimostrato come anche gli elettori di centro destra si siano recati alle urne contribuendo anch'essi alla vittoria dei sì. D'altronde anche i vertici nazionali dei partiti di centrodestra non solo non hanno sostenuto l'astensionismo, come accaduto in occasione di precedenti quesiti referendari ma, soprattutto, hanno lasciato agli elettori ampia libertà di scelta. Tuttavia ciò che mi preme evidenziare attiene ai riflessi ed alle probabili conseguenze sulla politica locale della vittoria dei sì, con particolare riferimento ad un preciso quesito referendario che, leggendo i recenti commenti apparsi sui media locali, non sono state oggetto di disamina. Il quesito referendario comunemente denominato sulla privatizzazione dell'acqua potrebbe avere importanti risvolti anche sulle politiche gestionali del Comune di Trani. Con la vittoria dei sì, il quesito referendario ha sancito l'abolizione dell'articolo 23 bis del decreto legislativo 112/2008 sui servizi pubblici a rilevanza economica. Per il Comune di Trani, quindi, che ha la totale partecipazione in due aziende (Amet ed Amiu) che gestiscono quasi esclusivamente servizi pubblici locali a rilevanza economica, non vi è più l'obbligo di legge di procedere alla privatizzazione del 40% del capitale sociale entro il 31 dicembre 2011 al fine di poter mantenere la gestione di tali servizi. E' evidente, quindi, che se tale scelta voglia essere comunque perseguita, lo si potrà fare senza la obbligatorietà di una norma di legge. Se, invece, si ritiene che le nostre aziende siano in grado da sole di gestire tali servizi e se ciò sia economicamente più vantaggioso per l'Ente e per la collettività, potranno continuare ad esistere i cosiddetti affidamenti in house dei servizi pubblici di maggior interesse per il nostro Comune, quali ad esempio il trasporto pubblico, gestione dei parcheggi a raso, solo per citare alcuni esempi. L'esito referendario ha sancito inequivocabilmente la volontà del cittadino a che i servizi pubblici essenziali siano forniti a tutta la collettività, abbienti e non abbienti, in egual misura e che siano, inoltre, di buona qualità. D'altronde non dimentichiamoci che il capitale delle società partecipate non appartiene agli enti pubblici o ai loro rappresentanti ma è di tutti i cittadini. Ai cittadini interessa poter continuare a riempire liberamente le bottiglie d'acqua presso le fontane pubbliche, a prendere le circolari a prezzi accessibili. Altro che i bilanci! Questo ritengo che sia il dato su cui lo scrivente invita gli esponenti politici ad una attenta riflessione locali al fine di meglio calibrare l'attività sociale e politica e gli obiettivi dei prossimi anni».
Nichi Vendola (presidente della Regione): «C'è stata una straordinaria partecipazione che indica la vitalità democratica di un Paese che sta cercando con grande determinazione di uscire fuori da un'epoca buia. L'Italia di oggi è un'Italia che sta provando a rifondare il proprio spazio pubblico, le proprie virtù civiche. Per me si tratta non soltanto di una vittoria politica di questa campagna referendaria, si tratta della vittoria di una vita: su questioni che ci hanno visto largamente minoranza per decenni e decenni. Vince l'Italia dei beni comuni, perde l'Italia delle lobbies, perde una lunga storia di ossessione privatizzatrice, perde un pezzo abbastanza pregiato dell'ideologia liberista che ha governato le sorti del mondo».
Sebastiano De Feudis (coordinatore regionale Italia dei Valori): «Quando noi raccoglievamo le firme per attivare il referendum popolare siamo stati derisi da molti partiti, sia di centrodestra che di centrosinistra. Tutti erano convinti che non ce l'avremmo mai fatta. Abbiamo dimostrato che il popolo ha creduto in noi e che lo strumento del referendum è prezioso quanto insostituibile. Il risultato delle urne è la sconfitta della partitocrazia, della politica vecchio stampo, degli yes man che siedono in Parlamento e degli eletti che una volta assunti incarichi istituzionali non rispondono più al popolo ma ai loro interesse personali. Il vento sta cambiando ma soffia contro la politica vecchia e affaristica. La strada da seguire è quella di Luigi De Magistris che a Napoli ha fatto una giunta di alta qualità sganciata dai partiti. Così si persegue la vera meritocrazia, non quella falsa propugnata dal centrodestra che per meritocrazia intende il merito degli amici».
Rino Negrogno (Federazione della Sinistra di Trani): «L'Italia è una Repubblica nata da un referendum. Gli italiani non l'hanno dimenticato, non hanno dimenticato che il referendum è un loro diritto. Gli italiani hanno dimostrato di voler voltare pagina, di voler chiudere la porta a chi fa un uso personale del paese. Hanno detto no a leggi ad personam che consentono di sfuggire ai giudici ed alle proprie responsabilità. Hanno detto no a leggi, fatte in favore di pochi speculatori, che puntavano alla privatizzazione dell'acqua ed al nucleare. I risultati di questo referendum sono, dopo quelli delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio, un altro chiaro segno della volontà degli italiani di voler cambiare, un altro chiaro segno di stanchezza per un governo incapace che si preoccupa solo di sopravvivere trascinando il paese sempre più a fondo. Onda su onda emotiva l'Italia s'è desta».
Domenico Triminì (Democrazia Cristiana): «E' certamente un esito elettorale sensazionale. Siamo convinti che racchiude anche il voto di tutti coloro i quali si identificano nel centrodestra ma non hanno accettato supinamente di adeguarsi all'insano invito di non recarsi alle urne. Gli italiani hanno deciso di esprimere la propria opinione su tematiche di interesse generale e hanno saputo dare una risposta univoca meritevole del rispetto del Governo. E' l'occasione propizia da cogliere al volo! Berlusconi si faccia capofila per un progetto di denuclearizzazione europeo e trasferisca le risorse sulle energie rinnovabile eco compatibili. Riveda la legislazione dei contratti stipulati con i privati per l'erogazione dei servizi pubblici. Al centrosinistra auguro piu concretezza nell'azione di opposizione al Governo, a partire dalla proposizione in Parlamento della riforma elettorale (occhio di triglia, tutta la vogliono nessuna la piglia) in modo di liberarci da concubine, nani, servi e maggiordomi di palazzo, ma con garbo».
Andrea Moselli (Fare Verde): «E' una grande vittoria di tutta l'Italia. Una vittoria molto più grande di quello che il pur lusinghiero dato referendario riesce a rappresentare. Davide ha sconfitto di nuovo Golia, le nostre fionde hanno vinto sui cannoni mediatici: mentre lo spot del forum nucleare costato 9 milioni di euro è stato condannato per pubblicità ingannevole, i volantini autoprodotti da migliaia di volontari hanno convinto. Non sono bastati neanche i tentativi di strumentalizzazione del voto popolare fatto nelle ultime settimane da politici arrivati buoni ultimi, e dopo molti sostanziali ripensamenti, tra il popolo libero che voleva fermare il nucleare e mantenere l'acqua pubblica. Questa campagna referendaria è stata una vera e propria corsa a ostacoli, ma alla fine si è arrivati al traguardo con le braccia al cielo in segno di vittoria. Con il voto di oggi tutti gli Italiani di destra, di centro e di sinistra hanno dimostrato di saper pensare con la propria testa. E scegliere per il bene dell'Italia a prescindere dagli ordini impartiti dalle segreterie dei partiti. Un sostegno variegato spazzato via, con decisione, dal popolo d'Italia. A Roma, gremita e festante, tra le mille bandiere ci sono anche quelle della comunità di Fare Verde che in tutta Italia ha dato un contributo a questa vittoria. E' stata una vittoria storica e corale. un futuro senza nucleare e con l'acqua pubblica non è stata una scelta ideologica o di partito, bensì una scelta, ragionata, di civiltà».
Nota congiunta Sel, Pd, Verdi, FdS, Psi, Api: «Che il vento stesse cambiando lo si avvertiva, ma che riuscisse a mobilitare più 25 milioni di persone in una calda giornata estiva non ci sperava nessuno. E' il successo del passaparola, della mobilitazione sui social network, delle catene di Sant'Antonio via posta elettronica. I movimenti che hanno abbracciato tutto il nord Africa, la Spagna e la Grecia, iniziano ad affacciarsi anche da noi, e forse per la prima volta giustamente è la politica ad inseguire i cittadini. In questa campagna referendaria, abbiamo dato il nostro piccolo contributo,ma siamo contenti di averlo fatto, di aver sostenuto con forza, tematiche che abbiamo sempre avuto a cuore, dalle campagne antinucleari degli anni '80, al sostegno ai nostri consiglieri regionali per la pubblicizzazione dell'acquedotto pugliese. Il nostro pensiero e il nostro più affettuoso ringraziamento va ai comitati referendari, ai ragazzi che militano nei nostri partiti, a coloro che hanno raccolto le firme, a tutti i cittadini che con il loro impegno non saranno mai sulle prime pagine dei giornali, ma hanno regalando all'Italia un'occasione preziosa per rinforzare la nostra democrazia. Su questo solco vogliamo proseguire, uniti come lo siamo stati per il referendum, perché il messaggio che è arrivato anche a Trani da più di 20000 nostri concittadini è chiaro e forte: c'è voglia di partecipare e di costruire tutti insieme una città e una nazione migliore. Avanti e buona democrazia a tutti».
Vincenzo Ferreri (Sinistra ecologia e libertà Trani): «Sono passate poche settimane dalle vittorie (definite anomale) di Milano e Napoli che ancora una volta il vento del cambiamento continua a soffiare. In una calda giornata di giugno più di ventimila cittadini tranesi si sono recati alle urne per voler continuare a contare. Vuol dire che la voglia di partecipazione non è sopita e che se in questi anni è venuta meno, è forse per l'incapacità della politica di rispondere alle attese delle persone, alle esigenze della collettività. Ringraziamo tutti coloro che si sono mobilitati, le parrocchie, i comitati referendari, le associazioni, i ragazzi dei partiti del centrosinistra, coloro che in questi giorni hanno fatto il passaparola con tutti i mezzi, da internet agli sms, dalla citofonata al vicino di casa alla visita ai parenti. La vittoria è tutta vostra. Il risultato di questi referendum, confermano la volontà di vivere un paese sostenibile dal punto di vista ambientale, a misura d'uomo, in cui la decisione sui beni comuni spetti alla comunità. Una bella giornata di democrazia e un segnale forte alla politica: non si può governare il cambiamento senza la partecipazione. Termine sconosciuto a chi governa la nostra città, che ancora dopo quasi dieci anni non ha imparato quali sono i mezzi per favorire il coinvolgimento dei cittadini e che coerentemente, non ha mai chiesto cosa pensassero dell'inceneritore o della cementeria. Sono gli stessi cittadini che con il risultato referendario, chiedono alla politica e alle istituzioni, di essere i protagonisti dei processi di cambiamento che coinvolgono un determinato territorio. Credono nella politica, ma se intesa come progetto, cambiamento, partecipazione. Grazie a tutti voi per la sana lezione di democrazia che ci avete dato».
Luca Morollo (Giovani Democratici): «L'Italia si è alzata, gli italiani si sono svegliati. Il referendum non può non avere risvolti politici. I risultati sono una bocciatura totale alla politica del governo nazionale di centrodestra. Il referendum ha visto mobilitati milioni di cittadini che hanno combattuto per affermare le proprie idee. I partiti di centrosinistra devo cogliere la lezione che ci giunge dalle scorse amministrative e da questo referendum: la politica di Berlusconi e dell'intero centrodestra può essere sconfitta solo con la forza delle idee. Non servono alleanze strategiche, non servono piani machiavellici. I partiti devono uscire dalle loro sedi e ascoltare le istanze che giungono dalla società civile; la rivoluzione di questo referendum corre tra i giovani, su internet, per le piazze e per le strade. La costituzione di due comitati nella nostra città e le azioni più o meno convenzionali che questi hanno attivato conferma che c'è un paese migliore. Un grande partito moderno come il Partito Democratico deve sapersi porre alla guida del popolo cogliendone i cambiamenti. La nostra Italia è diversa e dobbiamo farlo capire ai cittadini. Noi siamo per le energie rinnovabili, siamo per una reale uguaglianza tra i sessi, siamo per la difesa dei beni comuni, siamo per una giustizia uguale per tutti, siamo per un informazione libera e senza padroni, siamo per l'accoglienza dei fratelli oppressi dai regimi dittatoriali e dalla povertà».
Andrea Catino (Giovani per i giovani): «Circa il 57 % dei cittadini italiani aventi diritto al voto in questi due giorni si è espresso, bocciando tre provvedimenti del governo. Non è il momento di inutili demagogie, né è il momento di nascondere la testa sotto la sabbia. Bisogna guardare in faccia la realtà; il popolo italiano con le amministrative e con il referendum ha lanciato un messaggio inequivocabile che sarebbe da stupidi, oltre che irresponsabili, non cogliere, soprattutto all'interno del centrodestra. E' necessario fare un mea culpa, analizzare gli errori, e ricominciare, rispondendo alle richieste che vengono dalla base, che in più occasioni sta esprimendo il proprio dissenso verso i vertici e le istituzioni. Noi giovani dovremmo essere i primi promotori di questo cambiamento; il quorum è stato raggiunto grazie alla rete, grazie ai social network e grazie ai mezzi di informazione indipendenti. Invitare all'astensionismo è stata una meschinità, un vile e volgare mezzuccio elettorale, chiaro sintomo di quella politica che la base del centrodestra ripetutamente sta bocciando, e che ha provocato l'effetto opposto ovvero un moto di responsabilità e passione politica irrefrenabile, proprio perché scaturente dalla base e dai tanti giovani che chiedono un cambiamento. Ecco perché dobbiamo essere protagonisti del cambiamento e questo deve avvenire partendo dal basso, dalle nostre città. Il movimento Giovani per i Giovani ha invitato tutti i giovani ad esprimere la propria opinione, esercitando il proprio diritto di voto, su scelte fondamentali per il futuro, conducendo una campagna referendaria unicamente su facebook, senza stampare neanche un manifesto e senza spendere un euro. Abbiamo chiesto soprattutto ai giovani di centrodestra di mostrarsi responsabili in occasioni determinanti come questa, anche per lanciare un messaggio a tutti quelli che anche nella nostra città, e, cosa ancora più grave, anche se giovani, invitavano a non esercitare un proprio diritto, rinnegando il valore di questo come dovere civico; il messaggio c'è stato ed è stato forte. Bisogna cambiare per rinascere e lavorare per ricostruire una realtà di centro destra pragmatica, liberale e in grado di poter tornare a coinvolgere i giovani, le piazze e di conquistare la fiducia della gente. Si riparte dai giovani, si torna a fare politica con il quorum che batte forte».
Tommaso Laurora (segretario Pd Trani): «Il vento è cambiato. Corre sempre più forte e spazza un modo di fare politica autoreferenziale e distante dai cittadini. Porta con sé un aria nuova, fatta di una gestione diversa della cosa pubblica, con volti, energie ed idee nuove. Vedo un filo rosso che lega le ultime amministrative e il referendum: la partecipazione dei cittadini. Le primarie hanno designato i candidati sindaci che sono risultati vincenti. Il referendum, invece, è stato chiesto da milioni di cittadini che hanno riempito i gazebo nelle nostre piazze. Questo è il segnale che noi del mondo della politica dobbiamo percepire: i cittadini hanno voglia di partecipare nella gestione della cosa pubblica. Vogliono scegliere, dire la propria. Quando si da la parola ai cittadini la Politica, quella con la P maiuscola, vince sempre. Non si può rimanere sordi e ciechi di fronte a questo segnale. Per questo il partito Democratico sta percorrendo la strada della partecipazione dei cittadini che parte dall'ascolto dei problemi, all'elaborazione dei programmi, al dialogo sulle loro proposte ed in questo il mio partito vuole essere il punto di riferimento affinché non vinca la politica ma vincano i cittadini. Il partito Democratico avverte la necessità di abbandonare i giochi di segreteria che salvaguarda posizioni personali ma non producono intesa tra il mondo della politica e i cittadini. Nei giorni scorsi si è votato contro la privatizzazione dell'acqua ora, noi del partito Democratico ci stiamo impegnando per vincere la battaglia contro la privatizzazione della politica da parte delle segreterie per consegnare ai cittadini tranesi la possibilità di scegliersi il futuro. Le primarie, in questo senso, oltre a portare un valore aggiunto al vincitore accendono all'interno della società entusiasmo, passione e coscienza civile. Da questi ultimi eventi, amministrative e referendum, a noi classe dirigente del centro sinistra di Trani, è stata affidata una grande responsabilità: creare un'alternativa nell'amministrare questa città con un programma che guardi alle reali condizioni dei tranesi, alleanze chiare e sicure, percorsi certi e soprattutto un nuovo modo di fare politica che coinvolga i cittadini».
Alessandro Cerminara (La Fabbrica di Nichi): «La popolazione italiana ha detto chiaro e tondo che non vuole il nucleare, che ritiene che nella gestione dell'acqua non ci deve essere spazio né per i privati, né per il profitto, che la legge deve essere uguale per tutti.
Erano 16 anni che nessun referendum raggiungeva il quorum. Negli ultimi 10 anni, per i referendum abrogativi, non si era mai superata quota 25-26% di affluenza. Fare la campagna per il non voto appariva ormai un comodo modo per fermare qualunque referendum. Questo la dice lunga sulla pesantezza di questo risultato. E' avvenuto un miracolo. E' stata una campagna tutta in salita. Contro l'indifferenza, contro la disinformazione, contro chi aveva fatto di tutto per far sì che la popolazione non sapesse nemmeno della presenza di questi referendum. E' una vittoria in forte continuità con le nostre battaglie passate. Adesso, con ancora più forza, a dire le stesse cose è stato tutto il Paese. Speriamo per sempre. Abbiamo vinto anche a Trani. Anche qui più della metà dei cittadini è andata al voto. E' stata una campagna svolta con pochi mezzi e tanta passione. Con un comitato di sole associazioni, senza aiuti quindi, che ha saputo mettere in campo iniziative efficaci e di impatto. E con un'iniziativa che abbiamo costruito il lunedì precedente al voto che c'è costata tanta fatica, ma ci ha dato soddisfazioni. Abbiamo vinto. Grazie Italia. Grazie Trani».
Giuseppe Paolillo (assessore alla polizia municipale di Trani): «Tralascio di contestare le svariate considerazioni di più di qualche esponente politico di centrosinistra in base alle quali pare che l'istituto del referendum sia prerogativa di una sola parte politica e non sia, invece, uno dei più importanti strumenti di partecipazione democratica del nostro Pese. In realtà l'esito del referendum ha dimostrato come anche gli elettori di centro destra si siano recati alle urne contribuendo anch'essi alla vittoria dei sì. D'altronde anche i vertici nazionali dei partiti di centrodestra non solo non hanno sostenuto l'astensionismo, come accaduto in occasione di precedenti quesiti referendari ma, soprattutto, hanno lasciato agli elettori ampia libertà di scelta. Tuttavia ciò che mi preme evidenziare attiene ai riflessi ed alle probabili conseguenze sulla politica locale della vittoria dei sì, con particolare riferimento ad un preciso quesito referendario che, leggendo i recenti commenti apparsi sui media locali, non sono state oggetto di disamina. Il quesito referendario comunemente denominato sulla privatizzazione dell'acqua potrebbe avere importanti risvolti anche sulle politiche gestionali del Comune di Trani. Con la vittoria dei sì, il quesito referendario ha sancito l'abolizione dell'articolo 23 bis del decreto legislativo 112/2008 sui servizi pubblici a rilevanza economica. Per il Comune di Trani, quindi, che ha la totale partecipazione in due aziende (Amet ed Amiu) che gestiscono quasi esclusivamente servizi pubblici locali a rilevanza economica, non vi è più l'obbligo di legge di procedere alla privatizzazione del 40% del capitale sociale entro il 31 dicembre 2011 al fine di poter mantenere la gestione di tali servizi. E' evidente, quindi, che se tale scelta voglia essere comunque perseguita, lo si potrà fare senza la obbligatorietà di una norma di legge. Se, invece, si ritiene che le nostre aziende siano in grado da sole di gestire tali servizi e se ciò sia economicamente più vantaggioso per l'Ente e per la collettività, potranno continuare ad esistere i cosiddetti affidamenti in house dei servizi pubblici di maggior interesse per il nostro Comune, quali ad esempio il trasporto pubblico, gestione dei parcheggi a raso, solo per citare alcuni esempi. L'esito referendario ha sancito inequivocabilmente la volontà del cittadino a che i servizi pubblici essenziali siano forniti a tutta la collettività, abbienti e non abbienti, in egual misura e che siano, inoltre, di buona qualità. D'altronde non dimentichiamoci che il capitale delle società partecipate non appartiene agli enti pubblici o ai loro rappresentanti ma è di tutti i cittadini. Ai cittadini interessa poter continuare a riempire liberamente le bottiglie d'acqua presso le fontane pubbliche, a prendere le circolari a prezzi accessibili. Altro che i bilanci! Questo ritengo che sia il dato su cui lo scrivente invita gli esponenti politici ad una attenta riflessione locali al fine di meglio calibrare l'attività sociale e politica e gli obiettivi dei prossimi anni».
Ricevi aggiornamenti e contenuti da Trani j.jpgj.jpg)


.jpg)





