I lattai a domicilio
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I luoghi della memoria

I lattai a domicilio

I luoghi della memoria di Giovanni Ronco

Si facevano preannunciare da una campanella e giravano in bicicletta, con ogni tipo di temperatura. Chissà perché ma ne conservo un ricordo soprattutto legato alle serate d'inverno, però. Forse perché si associava al freddo una bella tazza di latte caldo. Anche se personalmente ricordo che era buono anche freddo e già da quando il lattaio lo versava con una scodella nelle bottiglie di mia nonna, era possibile avvertirne l'odore genuino, anche a poca distanza. Oggi nemmeno in tazza, sotto il naso, si avverte quell'odore di latte verace e genuino.

Il lattaio che ricordo aveva una giacca scura, all'apparenza consunta e parlava pochissimo, anche durante la breve contrattazione al momento dell'acquisto.

I contenitori in cui portava il latte erano indimenticabili. Di acciaio lucido, piccoli, accoppiati a due a due da un lato e dall'altro del manubrio della bicicletta. Sembravano dei termos ingranditi di color grigio chiaro e avevano questo coperchio che bisognava far roteare su se stesso per aprili.

Avevi davvero l'impressione di bere un latte appena munto. Poi il lattaio si allontanava, continuando a scampanellare. Io lo aspettavo già per la sera dopo.

Intanto cominciavamo a scaldarlo, se inverno, a volte troppo, tanto da far formare una specie di panna, che poi mi divertivo a rimuovere con un cucchiaino.

L'odore forte di latte verace e genuino ed il sapore inconfondibile, restava "in sospensione" piacevole, tra naso e gola, per alcuni interminabili e godibili secondi.
  • Storia di Trani
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