My Two Cents
Lavoro, il tempo del riuso dell'esperienza umana
Opportunità ai giovani, lavoro ai giovani...
giovedì 7 luglio 2011
Opportunità ai giovani, lavoro ai giovani, il futuro dei giovani. Bene. In una Italia che invecchia è comodo, troppo comodo. Intanto il giovane costa meno e arrangia, tanto lo mantiene la famiglia. E sia. Il giovane è una risorsa. Ma che dire del padre di famiglia senza lavoro e opportunità? Di quello che a 45 anni o a 50 non ha più speranze di entrare nell'asettico, insensibile mondo del lavoro? Che dire di un sistema incartato su se stesso che non risponde al bisogno giovanile e non allarga a chi giovane non è più? E non si tratta di destre o sinistre se è vero (com'è vero) che la Puglia ha un livello di disoccupazione impressionante dilatato ulteriormente negli ultimi anni.
Ognuno formula la propria diagnosi con soluzioni placebo e intanto intere famiglie si trasformano in fantasmi del sistema evoluto ed efficiente del mondo produttivo; scarti inservibili di un sistema che conosce il riuso della monnezza e non della umanità; presenze che vanno taciute e scolorite, disattese ed emarginate perché sono il manifesto di un sistema che ha fallito, lo schiaffo a freddo di una politica mondiale che sfrutta il bisogno individuale e la possibilità di spesa per il soddisfacimento di quello.
Così si disegnano incontri di super potenze per l'abbattimento della povertà che si riuniscono in agiate stanze dei bottoni, in comode poltrone imbottite e discutono per ore (non si è mai capito perché ci vogliono così tante parole). E vai allora a stanziare fiumi di soldi perché organizzazioni mondiali, pagando stipendi, cervelli, consulenze, uffici per accogliere tutti loro, diagrammando, statisticando, confutando, elaborando, ci esprimano in linguaggio tecnico ed incomprensibile che sì, esistono molte famiglie al di sotto della soglia di povertà, che purtroppo sono in aumento. Grazie, avevamo proprio bisogno di saperlo in lingua tecnica ciò che si vede a tre metri di distanza.
Così a tutti i livelli si costituiscono i tavoli anticrisi, per parlare e rimaneggiare e ribadire e constatare che sì c'è molta povertà. Forse meno parole, meno organizzazioni mondiali, meno tavoli non ristorerebbero tutti i poveri, ma qualcuno certamente si. Forse dopo tanto riuso e riciclo del rifiuto è arrivato il tempo del riuso dell'esperienza umana, di quella che ha servito un paese, una azienda, un negozio e oggi è appiattito sul muro con la stessa consistenza dell'ombra.
Ognuno formula la propria diagnosi con soluzioni placebo e intanto intere famiglie si trasformano in fantasmi del sistema evoluto ed efficiente del mondo produttivo; scarti inservibili di un sistema che conosce il riuso della monnezza e non della umanità; presenze che vanno taciute e scolorite, disattese ed emarginate perché sono il manifesto di un sistema che ha fallito, lo schiaffo a freddo di una politica mondiale che sfrutta il bisogno individuale e la possibilità di spesa per il soddisfacimento di quello.
Così si disegnano incontri di super potenze per l'abbattimento della povertà che si riuniscono in agiate stanze dei bottoni, in comode poltrone imbottite e discutono per ore (non si è mai capito perché ci vogliono così tante parole). E vai allora a stanziare fiumi di soldi perché organizzazioni mondiali, pagando stipendi, cervelli, consulenze, uffici per accogliere tutti loro, diagrammando, statisticando, confutando, elaborando, ci esprimano in linguaggio tecnico ed incomprensibile che sì, esistono molte famiglie al di sotto della soglia di povertà, che purtroppo sono in aumento. Grazie, avevamo proprio bisogno di saperlo in lingua tecnica ciò che si vede a tre metri di distanza.
Così a tutti i livelli si costituiscono i tavoli anticrisi, per parlare e rimaneggiare e ribadire e constatare che sì c'è molta povertà. Forse meno parole, meno organizzazioni mondiali, meno tavoli non ristorerebbero tutti i poveri, ma qualcuno certamente si. Forse dopo tanto riuso e riciclo del rifiuto è arrivato il tempo del riuso dell'esperienza umana, di quella che ha servito un paese, una azienda, un negozio e oggi è appiattito sul muro con la stessa consistenza dell'ombra.