
Vita di città
Davide Franco, talento tranese dell’ospitalità di lusso: da Trani a San Francisco passando per il mondo
A 39 anni una carriera internazionale costruita con passione, sacrifici e talento
Trani - lunedì 8 dicembre 2025
08.15
La notizia già da sola è prestigiosa: Davide Franco, giovane tranese classe 1986, è pronto a un passo straordinario della sua carriera: a partire dal prossimo gennaio assumerà la direzione generale del tre stelle Michelin Quince di San Francisco.
Ma è l'intera storia di Davide a essere bella da raccontare, una storia che parte da molto lontano, dai tempi dell'adolescenza, quando frequentava l'Istituto Alberghiero di Molfetta con una passione sempre crescente fino a diventare presto una certezza: non un lavoro, ma la sua strada. "Già da quando avevo quattordici anni, nel periodo estivo - ci racconta - invece di andare a mare facevo i miei extra lavorando al ristorante "i Due Ghiottoni" e poi alla celebre Lampara di Vito Carella: non era tanto una necessità economica, piuttosto l'esigenza di sperimentare e imparare sul campo quello che studiavo a scuola".
La svolta arrivò non appena preso il diploma, con un atto di audacia: genne a conoscenza di selezioni alla prestigiosa Villa Feltrinelli di Riva del Garda, quasi un luogo dei sogni per un ragazzo appena diplomato , un'ambizione che sembrava folle. Ma forse furono proprio quella follia, quella audacia, quella intraprendenza a conquistare chi a Villa Feltrinelli esaminò e rimase colpito da quel giovane che aveva osato proporsi, affrontando pur con poche speranze un viaggio di oltre 1000 km ma evidentemente sentendosi all'altezza di un compito che appariva così più grande di lui in un luogo così esclusivo.
E così fu assunto, e Villa Feltrinelli divenne la sua "palestra d'eccellenza", il luogo dove la disciplina incontrò eleganza e metodo. Anni di esperienza che gli resero possibile un nuovo passo, un nuovo traguardo da vivere e superare: e da un'attività stagionale come quella di Riva del Garda il nuovo punto di arrivo diventa Milano, al Trussardi alla Scala, già allora insignito di due stelle Michelin. "Forse è stata l'esperienza più dura ma anche più formativa", ricorda Davide: "quindici, sedici ore di lavoro al giorno, sei giorni su sette, nella Milano frenetica di quegli anni, la Milano da bere che aveva ritmi frenetici e esigenze altissime". Un periodo che lo temprò ma che che gli regalò l'incontro più importante: quello con Nadisha, collega nella ristorazione, oggi sua moglie e da due anni la mamma del piccolo Cesare.
. Ma non era finita, così come sicuramente non è finita ancora oggi: dove - si era chiesto Davide - sarebbe stato possibile forgiare, cesellare, perfezionare ancora di più questa professione che andava diventando sempre di più un'arte? L'obiettivo nuovo fu Londra, la nuova da grande svolta. Per sette anni Davide ha lavorato nei ristoranti più importanti e raffinati del mondo, da Dinner by Heston Blumenthal a Marcus Wareing, fino a Core by Clare Smyth, assimilando tecniche, filosofie e stili internazionali, ormai lanciato definitivamente nel panorama mondiale dell'ospitalità.
Ma questo ancora non era abbastanza e nel 2019 aveva già messo gli occhi su Quince, a s. Francisco. Fece un colloquio, chiuso con le parole "magari un giorno", la pandemia che allontana quel giorno e il ritorno in Italia, lavorando prima con Enrico Bartolini e poi ad Alba, nel tristellato Piazza Duomo con Enrico Crippa e la famiglia Ceretto, dove è stato restaurant director negli ultimi anni. Ma il destino, come lui stesso dice sorridendo, fa sempre il suo dovere. E quel "magari un giorno" è diventato una certezza: a gennaio 2026 Davide, Nadisha e il piccolo Cesare voleranno in California, a san Francisco, lui per guidare il tre stelle Quince, lei per diventare head waiter del bistrot Cotogna, come era successo ad Alba alla Piola.
Abbiamo chiesto a Davide quale sia la marcia in più che abbia permesso a un ragazzo di Trani di arrivare fin lì:
"All'inizio, racconta, fu l'audacia: quel viaggio folle a Villa Feltrinelli. Ma oggi, con un sorriso aperto, dice che la vera forza è "l'ospitalità, il calore che noi italiani sappiamo dare, la capacità di trovare sempre una soluzione a ogni imprevisto. Oggi lo chiamano problem solving, ma per noi è naturale: non tornare mai indietro". Una risposta che dice tutto. Ed è difficile pensare che, una volta arrivato a San Francisco, Davide si sentirà "arrivato". Non è nella sua natura. Come scriveva Hermann Hesse, "ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo e non bisogna volerne trattenere alcuno", e la storia di Davide è la dimostrazione vivente di questo movimento continuo verso l'alto. i. Davide è uno di quei talenti che portano il nome della città nel mondo con stile, rigore, educazione e professionalità. Nella foto che pubblichiamo con questo articolo, Davide è insieme ai suoi genitori Pina e Dino tranesi orgogliosi, emozionati, fieri del percorso straordinario del loro figlio. Ed è anche questo il valore più bello: sapere che dietro un professionista di calibro internazionale c'è una famiglia che ha creduto in lui, una città che lo ha visto crescere (oltretutto Davide è nipote di Tonino Franco, storico e amato rivenditore di tessuti della città), e una comunità che oggi può dire, senza esagerare, che un pezzo di San Francisco parlerà anche tranese.
Ma è l'intera storia di Davide a essere bella da raccontare, una storia che parte da molto lontano, dai tempi dell'adolescenza, quando frequentava l'Istituto Alberghiero di Molfetta con una passione sempre crescente fino a diventare presto una certezza: non un lavoro, ma la sua strada. "Già da quando avevo quattordici anni, nel periodo estivo - ci racconta - invece di andare a mare facevo i miei extra lavorando al ristorante "i Due Ghiottoni" e poi alla celebre Lampara di Vito Carella: non era tanto una necessità economica, piuttosto l'esigenza di sperimentare e imparare sul campo quello che studiavo a scuola".
La svolta arrivò non appena preso il diploma, con un atto di audacia: genne a conoscenza di selezioni alla prestigiosa Villa Feltrinelli di Riva del Garda, quasi un luogo dei sogni per un ragazzo appena diplomato , un'ambizione che sembrava folle. Ma forse furono proprio quella follia, quella audacia, quella intraprendenza a conquistare chi a Villa Feltrinelli esaminò e rimase colpito da quel giovane che aveva osato proporsi, affrontando pur con poche speranze un viaggio di oltre 1000 km ma evidentemente sentendosi all'altezza di un compito che appariva così più grande di lui in un luogo così esclusivo.
E così fu assunto, e Villa Feltrinelli divenne la sua "palestra d'eccellenza", il luogo dove la disciplina incontrò eleganza e metodo. Anni di esperienza che gli resero possibile un nuovo passo, un nuovo traguardo da vivere e superare: e da un'attività stagionale come quella di Riva del Garda il nuovo punto di arrivo diventa Milano, al Trussardi alla Scala, già allora insignito di due stelle Michelin. "Forse è stata l'esperienza più dura ma anche più formativa", ricorda Davide: "quindici, sedici ore di lavoro al giorno, sei giorni su sette, nella Milano frenetica di quegli anni, la Milano da bere che aveva ritmi frenetici e esigenze altissime". Un periodo che lo temprò ma che che gli regalò l'incontro più importante: quello con Nadisha, collega nella ristorazione, oggi sua moglie e da due anni la mamma del piccolo Cesare.
. Ma non era finita, così come sicuramente non è finita ancora oggi: dove - si era chiesto Davide - sarebbe stato possibile forgiare, cesellare, perfezionare ancora di più questa professione che andava diventando sempre di più un'arte? L'obiettivo nuovo fu Londra, la nuova da grande svolta. Per sette anni Davide ha lavorato nei ristoranti più importanti e raffinati del mondo, da Dinner by Heston Blumenthal a Marcus Wareing, fino a Core by Clare Smyth, assimilando tecniche, filosofie e stili internazionali, ormai lanciato definitivamente nel panorama mondiale dell'ospitalità.
Ma questo ancora non era abbastanza e nel 2019 aveva già messo gli occhi su Quince, a s. Francisco. Fece un colloquio, chiuso con le parole "magari un giorno", la pandemia che allontana quel giorno e il ritorno in Italia, lavorando prima con Enrico Bartolini e poi ad Alba, nel tristellato Piazza Duomo con Enrico Crippa e la famiglia Ceretto, dove è stato restaurant director negli ultimi anni. Ma il destino, come lui stesso dice sorridendo, fa sempre il suo dovere. E quel "magari un giorno" è diventato una certezza: a gennaio 2026 Davide, Nadisha e il piccolo Cesare voleranno in California, a san Francisco, lui per guidare il tre stelle Quince, lei per diventare head waiter del bistrot Cotogna, come era successo ad Alba alla Piola.
Abbiamo chiesto a Davide quale sia la marcia in più che abbia permesso a un ragazzo di Trani di arrivare fin lì:
"All'inizio, racconta, fu l'audacia: quel viaggio folle a Villa Feltrinelli. Ma oggi, con un sorriso aperto, dice che la vera forza è "l'ospitalità, il calore che noi italiani sappiamo dare, la capacità di trovare sempre una soluzione a ogni imprevisto. Oggi lo chiamano problem solving, ma per noi è naturale: non tornare mai indietro". Una risposta che dice tutto. Ed è difficile pensare che, una volta arrivato a San Francisco, Davide si sentirà "arrivato". Non è nella sua natura. Come scriveva Hermann Hesse, "ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo e non bisogna volerne trattenere alcuno", e la storia di Davide è la dimostrazione vivente di questo movimento continuo verso l'alto. i. Davide è uno di quei talenti che portano il nome della città nel mondo con stile, rigore, educazione e professionalità. Nella foto che pubblichiamo con questo articolo, Davide è insieme ai suoi genitori Pina e Dino tranesi orgogliosi, emozionati, fieri del percorso straordinario del loro figlio. Ed è anche questo il valore più bello: sapere che dietro un professionista di calibro internazionale c'è una famiglia che ha creduto in lui, una città che lo ha visto crescere (oltretutto Davide è nipote di Tonino Franco, storico e amato rivenditore di tessuti della città), e una comunità che oggi può dire, senza esagerare, che un pezzo di San Francisco parlerà anche tranese.







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