Attualità
Giuseppe Caporale: "lo sport come metafora della vita"
Dall'ansia al cuore, al talento, lo sport coach tranese si racconta ai lettori di Traniviva.it
Trani - sabato 12 ottobre 2024
Domenica 29 settembre presso la saletta "ArteinScena" - in via Modigliani n. 24 a Molfetta - si è svolto il seminario dal titolo "Oltre l'ansia: dal sapere al saper fare. Strumenti per la cura dell'ansia", a cura della molfettese Lorena Sancilio.
Il tranese Giuseppe Valerio Caporale - sport coach ha partecipato al seminario in qualità di esperto della materia: Laurea in Scienze del Servizio Sociale, istruttore di nuoto e Coach specializzato presso la scuola "Master Coach Italia" di Bari, con la quale collabora. Lo abbiamo intervistato.
Chi è e cosa fa uno sport coach?Lo sport coach accompagna e sostiene gli sportivi e gli atleti nel raggiungimento dei loro obiettivi e nel miglioramento delle loro performance. Ho scelto questa strada perché amo veder tornare a brillare gli occhi di chi ritrova se stesso e i suoi "superpoteri" per raggiungere quello che desidera.
Un modello di allenatore o sport coach al quale ispira il suo lavoro.Traggo costante ispirazione da Pasquale Adamo - mio Maestro e direttore della scuola di coaching che mi ha formato e con cui ho la fortuna di collaborare. Inoltre, seguo molto Julio Velasco e Nicoletta Romanazzi - la famosa coach degli sportivi.
Ci sono disagi mentali ricorrenti nel mondo sportivo? Quali sono?
Non li chiamerei disagi ma "interferenze". Le interferenze diminuiscono la qualità della performance e oscurano le potenzialità, cioè le risorse che l'atleta ha già dentro di sé e su cui può e deve fare affidamento in gara per ottenere una buona performance. Quelle più comuni sono l'ansia da prestazione, la gestione della pressione e dello stress. La maggior parte di questi, spesso, ha come minimo comune denominatore la paura o la mancanza di autostima.
In che modo l'ansia, in particolare, trova cittadinanza nello sport?
Nello sport tutto è in divenire: ogni partita o gara è a sé e nessun risultato è scontato. Questa è la bellezza dello sport. Allo stesso tempo tutto ciò terrorizza: viviamo, infatti, in una società in cui il risultato vale più della performance. Vincere è importante, ma non è l'unica cosa che conta.
Un aneddoto sportivo di particolare interesse sul tema.
Mi viene subito in mente Benedetta Pilato alle Olimpiadi: è arrivata quarta eppure era così felice che sembrava avesse vinto l'oro. Lì ho visto l'amore per lo sport ed è così che si vince l'ansia. Direzionando l'attenzione sulla performance, ma soprattutto sull'amore per quello che si sta facendo. Se fai questo hai già vinto, qualsiasi sia il risultato.
C'è un atleta professionista che ne ha sofferto in particolar modo?
Secondo me non c'è un atleta che non abbia fatto i conti con l'ansia almeno una volta nella sua carriera. Quel che fa la differenza è l'atteggiamento davanti all'ansia. Michael Phelps e Marcell Jacobs possono essere degli esempi.
In che modo gestire l'ansia alla vigilia di una gara importante?
Innanzitutto mettendosi in ascolto, comprenderla e in qualche modo rassicurarla. Poi rimanere nel Qui e Ora, concentrarsi sulla migliore performance possibile. Puntare il faro dell'attenzione sulle proprie Potenzialità e Punti di forza, ma soprattutto mettere in luce il proprio "perché" e onorare quello che si sta facendo, mettendoci il cuore.
Che differenza c'è tra lo sport amatoriale e quello professionistico?
Lo sport professionistico a mio parere è più esigente, sotto il profilo del raggiungimento dei risultati - e questa può essere un arma a doppio taglio. Ciò forse accade in tono minore nello sport amatoriale. Tutto dipende da come si vive la performance.
Perchè dedicarsi allo sport?
Lo sport per me è sempre stata una metafora di vita, migliora il mondo dentro di noi e arricchisce il mondo fuori di noi. Lo sport come la vita è diviso in tre parti: fisico, mente e soprattutto tanto cuore. Per una performance ottimale, oltre l'ansia, bisogna sempre metterci tanto cuore!
Il tranese Giuseppe Valerio Caporale - sport coach ha partecipato al seminario in qualità di esperto della materia: Laurea in Scienze del Servizio Sociale, istruttore di nuoto e Coach specializzato presso la scuola "Master Coach Italia" di Bari, con la quale collabora. Lo abbiamo intervistato.
Chi è e cosa fa uno sport coach?Lo sport coach accompagna e sostiene gli sportivi e gli atleti nel raggiungimento dei loro obiettivi e nel miglioramento delle loro performance. Ho scelto questa strada perché amo veder tornare a brillare gli occhi di chi ritrova se stesso e i suoi "superpoteri" per raggiungere quello che desidera.
Un modello di allenatore o sport coach al quale ispira il suo lavoro.Traggo costante ispirazione da Pasquale Adamo - mio Maestro e direttore della scuola di coaching che mi ha formato e con cui ho la fortuna di collaborare. Inoltre, seguo molto Julio Velasco e Nicoletta Romanazzi - la famosa coach degli sportivi.
Ci sono disagi mentali ricorrenti nel mondo sportivo? Quali sono?
Non li chiamerei disagi ma "interferenze". Le interferenze diminuiscono la qualità della performance e oscurano le potenzialità, cioè le risorse che l'atleta ha già dentro di sé e su cui può e deve fare affidamento in gara per ottenere una buona performance. Quelle più comuni sono l'ansia da prestazione, la gestione della pressione e dello stress. La maggior parte di questi, spesso, ha come minimo comune denominatore la paura o la mancanza di autostima.
In che modo l'ansia, in particolare, trova cittadinanza nello sport?
Nello sport tutto è in divenire: ogni partita o gara è a sé e nessun risultato è scontato. Questa è la bellezza dello sport. Allo stesso tempo tutto ciò terrorizza: viviamo, infatti, in una società in cui il risultato vale più della performance. Vincere è importante, ma non è l'unica cosa che conta.
Un aneddoto sportivo di particolare interesse sul tema.
Mi viene subito in mente Benedetta Pilato alle Olimpiadi: è arrivata quarta eppure era così felice che sembrava avesse vinto l'oro. Lì ho visto l'amore per lo sport ed è così che si vince l'ansia. Direzionando l'attenzione sulla performance, ma soprattutto sull'amore per quello che si sta facendo. Se fai questo hai già vinto, qualsiasi sia il risultato.
C'è un atleta professionista che ne ha sofferto in particolar modo?
Secondo me non c'è un atleta che non abbia fatto i conti con l'ansia almeno una volta nella sua carriera. Quel che fa la differenza è l'atteggiamento davanti all'ansia. Michael Phelps e Marcell Jacobs possono essere degli esempi.
In che modo gestire l'ansia alla vigilia di una gara importante?
Innanzitutto mettendosi in ascolto, comprenderla e in qualche modo rassicurarla. Poi rimanere nel Qui e Ora, concentrarsi sulla migliore performance possibile. Puntare il faro dell'attenzione sulle proprie Potenzialità e Punti di forza, ma soprattutto mettere in luce il proprio "perché" e onorare quello che si sta facendo, mettendoci il cuore.
Che differenza c'è tra lo sport amatoriale e quello professionistico?
Lo sport professionistico a mio parere è più esigente, sotto il profilo del raggiungimento dei risultati - e questa può essere un arma a doppio taglio. Ciò forse accade in tono minore nello sport amatoriale. Tutto dipende da come si vive la performance.
Perchè dedicarsi allo sport?
Lo sport per me è sempre stata una metafora di vita, migliora il mondo dentro di noi e arricchisce il mondo fuori di noi. Lo sport come la vita è diviso in tre parti: fisico, mente e soprattutto tanto cuore. Per una performance ottimale, oltre l'ansia, bisogna sempre metterci tanto cuore!