Politica
«La cementeria? Un inceneritore mascherato»
De Feudis (Idv) contesta il protocollo d’intesa tra Comune e famiglia Matarrese
Trani - mercoledì 12 maggio 2010
La cementeria? Per Sebastiano De Feudis dell'Italia dei Valori è «un inceneritore mascherato che neanche l'Albania ha voluto». Come ha già fatto il suo consigliere di riferimento in consiglio comunale, De Feudis contesta il protocollo d'intesa firmato dal sindaco Tarantini e dall'imprenditore barese Vincenzo Matarrese. «Ancora una volta – dice De Feudis - l'amministrazione fa proclami ed ingenera illusioni nei cittadini: per ammissione della stessa Impresa Matarrese i posti di lavori, se ci saranno veramente, vedranno la luce tra non meno di 4 anni. Secondo l'amministrazione cittadina, inoltre, dovremmo compiacerci della scelta fatta dall'impresa Matarrese: Trani e non una città dell'Albania. Ancora una volta viene nascosta ai concittadini la verità su questa scelta: l'Albania ha rifiutato di far realizzare nel proprio stato tale impianto. E per una ragione evidente a tutti: dietro questa operazione frettolosa c'è solo un termovalorizzatore mascherato che la nostra città si è sempre fermamente opposta a far realizzare nel nostro territorio».
De Feudis entra nel merito della questione: «I 59 cementifici italiani hanno scelto di contenere le spese diventando inceneritori di rifiuti. O, meglio, co-inceneritori, come li definisce il decreto legislativo 133 del 2005, che stabilisce, per i forni dei cementifici, gli stessi limiti di emissioni degli inceneritori veri e propri. Pneumatici, olii esausti, fanghi di depurazione e cdr (combustibile derivato dai rifiuti) diventano combustibili alternativi nei forni del cemento. Dunque: un inceneritore mascherato da impianto che produce cemento».
«Questa volta – prosegue De Feudis - auspichiamo veramente, per il bene della nostra salute, che questo spregevole affare non vada in porto. Precedenti amministrativi illustri ci danno speranza. Ecco alcuni esempi: la società che avrebbe dovuto realizzare il porto turistico (un fallimento), la chimera del rilancio economico locale attraverso il Pug (in realtà siamo la città con la più alta percentuale di disoccupati della Bat), i costi calmierati delle case da costruirsi col Contratto di quartiere (da 900 euro al metro quadro ci troviamo ora di fronte a richieste di 1.650 euro al metro quadro), la realizzazione della piscina nel quartiere Europa (i cittadini stanno ancora aspettando), la realizzazione dei 300 alloggi a prezzi bassi con la Grassetto Costruzioni (per nostra fortuna vi è in corso una indagine della magistratura)».
De Feudis entra nel merito della questione: «I 59 cementifici italiani hanno scelto di contenere le spese diventando inceneritori di rifiuti. O, meglio, co-inceneritori, come li definisce il decreto legislativo 133 del 2005, che stabilisce, per i forni dei cementifici, gli stessi limiti di emissioni degli inceneritori veri e propri. Pneumatici, olii esausti, fanghi di depurazione e cdr (combustibile derivato dai rifiuti) diventano combustibili alternativi nei forni del cemento. Dunque: un inceneritore mascherato da impianto che produce cemento».
«Questa volta – prosegue De Feudis - auspichiamo veramente, per il bene della nostra salute, che questo spregevole affare non vada in porto. Precedenti amministrativi illustri ci danno speranza. Ecco alcuni esempi: la società che avrebbe dovuto realizzare il porto turistico (un fallimento), la chimera del rilancio economico locale attraverso il Pug (in realtà siamo la città con la più alta percentuale di disoccupati della Bat), i costi calmierati delle case da costruirsi col Contratto di quartiere (da 900 euro al metro quadro ci troviamo ora di fronte a richieste di 1.650 euro al metro quadro), la realizzazione della piscina nel quartiere Europa (i cittadini stanno ancora aspettando), la realizzazione dei 300 alloggi a prezzi bassi con la Grassetto Costruzioni (per nostra fortuna vi è in corso una indagine della magistratura)».
Ricevi aggiornamenti e contenuti da Trani 
.jpg)
.jpg)


j.jpg)



