Politica

Legge elettorale, in Regione nulla di fatto

Pendono sull'aula 3000 emendamenti

«La legge elettorale non si può modificare alla vigilia delle elezioni». E' quello che hanno continuato a sostenere, in Consiglio regionale, i consiglieri del centrodestra che si sono alternati negli interventi coi rappresentanti della maggioranza. Una seduta fiume per decidere le modifiche per il voto di marzo, protrattasi per ore e ore e senza esito. Sul tavolo ci sono le possibilità di decretare l'ineleggibilità dei sindaci e la cancellazione dello sbarramento al 4%. Per il centrodestra, «il progetto del centrosinistra di cambiare la legge elettorale a 19 giorni dallo scioglimento della consiliatura sarebbe scandaloso e tradirebbe il patto d'onore tra maggioranza e opposizione che nel 2005 ha rinviato al 2010 lo sbarramento di lista». Negativo il giudizio sulla modifica della ineleggibilità, decisa all'unanimità cinque anni fa per non concedere un ingiusto vantaggio elettorale a sindaci e presidenti delle province.

Pina Marmo (Pd) ha illustrato un emendamento, presentato insieme ad Elena Gentile, unica donna eletta insieme a lei tra i settanta consiglieri. Contro la discriminazione di genere, interviene sulle quote rosa e punta a rimuovere quel difetto di carenza democratica, costituito dalla ridotta presenza femminile, non solo nelle assemblee elettive, denunciata anche dalla Commissione dell'Unione europea. La proposta si impegna ad assicurare alle donne parità di rappresentanza e di partecipazione. La modifica ricalca la norma della Regione Campania, di recente confermata dalla Corte Costituzionale: «L'elettore può esprimere una seconda preferenza, necessariamente orientata verso una candidata, a pena di nullità della preferenza stessa».

Sì per Aldo Aloisi (Gruppo per le Autonomie) a ritocchi della legge, come quello sulle quote rosa, «ma sull'impalcatura complessiva non c'è possibilità di fare alcunché». «Cinque anni fa eravamo obbligati a scegliere una legge elettorale e dopo una falsa partenza sul 5% si è arrivati con fatica a un'intesa sul 4% a far data dal 2010».

Per il Pd le regole si devono stabilire di comune accordo, tanto più su una legge importante come quella elettorale, ma possono essere modificate. «Occorre correggere alcuni aspetti deboli, che potrebbero essere oggetto di riflessione politica e modifiche condivise»: Sono le quote rosa, l'ineleggibilità dei sindaci, non prevista ad esempio per il Parlamento, la distribuzione dei resti con un metodo che offre profili di incostituzionalità.

Nino Marmo (An) ha puntato sul nocciolo della questione: il Consiglio regionale ha avuto cinque anni per affrontare questi argomenti e non l'ha fatto. «La maggioranza ha giocato fino ad oggi sui rinvii e sugli equivoci ed il tempo è scaduto».

Due gli emendamenti proposti dal Prc, uno rende obbligatorio il requisito della presenza nelle liste di almeno un terzo di candidate, l'altro accoglie il modello campano. «Sugli sbarramenti è miope pensare che la mancata rappresentanza delle minoranze sia un fatto positivo: sono le minoranze che hanno fatto andare avanti la storia: i cristiani, gli illuministi, i primi antifascisti».

Gino Caroppo (la Puglia prima di tutto) è stato piuttosto critico: «Invece di rimediare alla pessima e fallimentare gestione della Puglia, il centrosinistra vuole approfittare con prepotenza ed arroganza degli ultimi giorni per cambiare le regole del gioco. Ma è sospetto il tempo, non consente un approfondimento attento, è un ultimo colpo di coda, ma siamo fuori tempo massimo ed insistere sullo scontro frontale sarebbe irresponsabile. Quella elettorale è una buona legge e sarà ancora migliore se non verrà modificata».

La seduta del Consiglio regionale si è chiusa con ancora 15 iscritti a parlare, mentre, gli oltre tremila emendamenti preannunciati non sono ancora tecnicamente pronti per essere esaminati. Sull'aula del Consiglio regionale pende inoltre l'avvio di una ulteriore discussione sull'ordine del giorno presentata da Rocco Palese (PdL) che chiede di non procedere all'esame degli articoli proposti e di sospendere definitivamente il Consiglio su questo argomento.
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