Dottoressa Luisa Loconte. <span>Foto Adriana Fabrizio</span>
Dottoressa Luisa Loconte. Foto Adriana Fabrizio
Attualità

Luisa Loconte, un giovane talento della biologia a Parigi

La giovane biologa trentunenne racconta la sua esperienza parigina all’Istituto “Curie”

La dottoressa Luisa Loconte è una giovane biologa di 31 anni. Da diversi anni vive a Parigi, dove lavora presso l'Institut "Curie" come ricercatrice. Non è un "cervello in fuga", ci sono tanti esempi di persone che vanno via dall'Italia costretti dalle necessità, ma Luisa Loconte, a Parigi, ci si è trovata quasi per caso e ha cominciato una nuova entusiasmante vita. Ne ha parlato in un'intervista.

D: Luisa, qual è stata la tua formazione?
R: Ho studiato a Trani, al liceo classico e poi ho proseguito gli studi in Scienze biologiche all'università degli studi di Bari "Aldo Moro", dove ho conseguito la laurea triennale. Per la magistrale ho deciso di studiare a Roma, alla "Sapienza" nella facoltà di Genetica e Biologia molecolare. È una specialistica che si rifà ai miei interessi: c'era la presenza di alcuni esami che hanno a che fare con il mio percorso attuale: ho studiato oncologia molecolare, per cui ho sostenuto l'esame a Roma; sono entrata in contatto con la professoressa che è stata mia relatrice e ho fatto un tirocinio di un anno e mezzo in laboratorio per poi laurearmi. La mia relatrice è stata un "osso duro" e a volte mi ha demotivata dal proseguire sulla mia strada. Ma, dopo la laurea, mi sono data una seconda possibilità: volevo capire se ne valeva la pena. Ho trovato un altro laboratorio in cui ho fatto un anno di formazione e ho cominciato il dottorato che mi ha fatto stabilire a Roma per ben sette anni. La professoressa del dottorato è stata completamente diversa e le persone del laboratorio mi hanno fatto ricredere sulle mie capacità; queste esperienze hanno contribuito a creare la persona che sono.

D: Di cosa ti occupi?
R: Sono in un contesto in cui studio il tumore al seno. Quella che faccio è una ricerca di base, che richiede tanto tempo. Io ho iniziato a lavorare con la sperimentazione animale: si iniettano delle cellule tumorali, aspetto il momento fisiologico per poi effettuare dei trattamenti. In particolare, col mio gruppo, sto studiando delle vescicole extracellulari, delle particelle di scambio che le cellule rilasciano per comunicare tra di loro, e che può favorire un'attivazione del sistema immunitario, oppure il tumore può rilasciare queste vescicole per svilupparsi nei tessuti e contrastare le cellule immunitarie. È uno studio esplorativo, per cui, qualsiasi sia il risultato comunque è un passo in avanti nella ricerca, visto che è molto complessa la motivazione: non solo terapeutica ma questa molecola potrebbe anche modificare la composizione di queste vescicole.

D: Come sei arrivata a Parigi?
R: Sono arrivata qui perché mentre ero a Roma ho vinto una borsa "Unipharma", che consente agli studenti di fare un Erasmus che dura dai tre ai sei mesi. Io ho cercato i contatti e sono arrivata all'Istituto "Curie". Il mio capo è pioniera nel campo. Però avevo mandato una richiesta anche ad Amsterdam; stavo per cominciare lì, ma poi ho ricevuto risposta da Parigi. Ho fatto i miei primi sei mesi di lavoro, ho partecipo ad un progetto nel mio ambito che è terminato nei sei mesi e con il mio gruppo abbiamo pubblicato l'articolo. Sono tornata a Roma ma sempre rimanendo in contatto con Parigi. Dopo il dottorato mi hanno detto che c'era la possibilità di tornare all'Istituto "Curie": ho vinto la borsa di studio francese di tre anni e adesso ho questo contratto fino a settembre 2026.

D: Cosa ti piace del vivere in Francia?
R: Mi piace la mentalità, perché - contrariamente a ciò che si dice dei francesi - io li trovo disponibilissimi, ti aiutano. Non ho mai avuto discriminazioni, dal primo giorno in cui sono arrivata a Parigi. Avevo fatto un corso molto breve di francese; nessuno mi ha mai trattata male per il mio accento o perché fossi straniera. Per me, che amo la musica e amo uscire, è stato semplice, forse perché sono entrata nei contesti giusti. C'è tanta cultura: andare al cinema, a teatro, ascoltare musica o leggere un libro. Secondo me siamo molto simili: hanno concetti di cena, serate e aperitivi molto vicini ai nostri come cultura di divertimento e svago. Hanno molto rispetto per il lavoro e le ferie; sono un mio diritto, non devo chiedere il permesso al mio capo.

D: E cosa ti piace di meno?
R: Non cambierei nulla perché ho trovato la mia dimensione. Vivo in centro ma in un quartiere carino, elegante ma non caotico.

D: Torneresti in Italia a lavorare?
R: Alla fine, nella vita non si può mai sapere. Non lo so. Mi spiace tanto essere lontana dalla mia famiglia, ma loro sanno che a me piace vivere qui; i miei genitori sono felici se io sono felice. Per ora non so; la cosa che ho capito da questa esperienza è che non voglio mai fare programmi a lungo termine. Ci penserò quando mancheranno pochi mesi alla fine del contratto e tirerò le somme.

D: Quali sono i tuoi progetti futuri?
R: Sicuramente spero di concludere questi tre anni di contratto al meglio; probabilmente mi servirà ancora un anno per pubblicare lo studio. Spero di vivere la vita al meglio e di coltivare i miei hobby, diventare magari una brava chitarrista, perché questa è una mia grande passione.
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