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Cronaca

È morta Michela Murgia: i suoi giorni a Trani tra Dialoghi, teatro e...latte macchiato

La scrittrice sarda aveva annunciato e condiviso la malattia sui social

Nel 2016, in una delle diverse occasioni in cui Michela Murgia è stata nella nostra città, aveva pubblicato in un post su Facebook una deliziosa "Storia umana della matematica in un bar di Trani", un brevissimo e delizioso dialogo tra lei e un cameriere intorno alle proporzioni tra latte e caffè in un latte macchiato e in un caffelatte. Protagonista del "siparietto" che in poche battute con la sua strepitosa vena di scrittrice, era anche un libro della sua amica di Chiara Valerio, "Storia umana della matematica", che oggi le ha dedicato un bellissimo scritto concluso con parole della poetessa Marina Cvetaeva: "In questa stanza ci sarà sempre una sedia vuota di lei".

Ha provato a sbeffeggiarla, la morte, a sfidarla, mostrandosi vittoriosa con una vita nella quale forse ne aveva vissute dieci, anche se a solo 50 anni: e la scrittrice sarda se n'è andata così, lasciando una scia di testimonianze, dimostrazioni, atti di coraggio, ammirazione e anche antipatia profonde, in una vita di scrittrice, anzi di intellettuale durante la quale non si è fatta scrupolo di esprimere pensieri e disappunti, in un ruolo che in lei ha davvero congiunto letteratura con azione sociale.

Trani ha ospitato Michela in occasione dei Dialoghi - (una bella intervista è presente su YouTube sul suo intervento nato dal libro "Futuro interiore") - ma anche in uno spettacolo che era nato come un'assemblea civica e divenne poi un pamphlet, "Istruzioni per diventare fascisti", nel quale la scrittrice smascherava il modo serpeggiante di abitare nella nostra società - non necessariamente e assolutamente in persone con ideologia orientata a destra , ma davvero in tutti - il rischio del fascismo. "Il fascismo è magmatico, è capace di resistere ai cambiamenti", riteneva, è una tentazione capace di conquistare senza che ce ne si renda conto, presente nella società di oggi nella banalizzazione della realtà, nel bisogno di un capo nell'individuazione di un nemico da odiare; e la domanda era, da quel palco, se fossimo capaci di riconoscerlo . E nelle tante vite che hanno abitato la sua, seppur breve, c'è anche quella nella quale è stata insegnante di religione, animata, come ha continuato a essere sempre, dallo spirito di Don Milani che voleva portare la cultura e il futuro nelle classi meno agiate. E in questo senso denunciava i limiti della letteratura e del modo di proporre la cultura dei nostri tempi ancora troppo elitario. ci piace ricordarla con questa, una delle sue tante battaglie sociali, condotte fino all'ultimo, con quel sorriso capace di sopraffare le cannule dell'ossigeno dei suoi mesi di sofferenza.

"La vera sfida sociale, che riguarda tutti, non solo i narratori, sia arrivare al quartiere Zen di Palermo, dove un libro di Michela Murgia non lo leggerà mai nessuno. Sia arrivare al quartiere Sant'Elia di Cagliari dove gli studi si interrompono tendenzialmente in terza media e l'abbandono scolastico è alle stelle. Bisogna arrivare nel piccolo paese rurale delle Marche dove i ragazzini non vanno a scuola sino all'ultimo stadio possibile della formazione. A quelle persone non ci arrivi con la cultura, ma, in un senso teologico, con l'amore, sopperendo quella fragilità e quella povertà con gli strumenti di cui tu disponi "
murgia
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