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Cronaca
Omicidio Zanni, Gianluca Napoletano passa ai domiciliari
Le analisi del Ris confermano: il 19enne non infierì sul giovane accoltellato
Trani - giovedì 3 marzo 2016
Sull'ingessatura di Gianluca Napoletano, il 19enne tranese finito in carcere per l'omicidio di Biagio Zanni, i carabinieri del Ris di Roma hanno escluso la presenza di tracce ematiche riconducibili al giovane assassinato. È una delle motivazioni su cui si fonda l'istanza di scarcerazione di Gianluca Napoletano, il 19enne tranese coinvolto nell'inchiesta sull'omicidio di Biagio Zanni, morto il 20 settembre dopo una rissa finita a coltellate sulla banchina del porto.
Istanza accolta dal gip del Tribunale di Trani, Rossella Volpe, che ha sostituto la misura carceraria con gli arresti domiciliari. «Nonostante la gravità del fatto – ha motivato il giudice per le indagini preliminari - le esigenze cautelari si sono attenuate e possono esser salvaguardate con la misura meno afflittiva dei domiciliari in ragione dello stato di incesuratezza di Napoletano, della giovane età e del tempo trascorso dall'esecuzione della misura cautelare, il quale, ancorchè breve, si ritiene abbia costituito efficace remora».
Il giorno della rissa Napoletano aveva un avambraccio ingessato. Su quella gessatura i Ris hanno escluso - secondo quanto ha sostenuto l'avvocato Antonio Florio che difende Napoletano - la presenza di tracce di sangue di Zanni. Per Florio, dunque, Napoletano non infierì su Zanni colpendolo col gesso «ma intervenne al solo fine di troncare il prosieguo della lite». Fatto che per il difensore trova conferma nelle dichiarazioni di un testimone oculare e di un altro giovane coinvolto nel drammatico parapiglia sfociato in 2 fendenti, ritenuti inferti al ventre di Zanni da un 15enne attualmente detenuto nel carcere minorile. Per l'avvocato Florio «la rissa si scatenò a seguito dell'intervento provocatorio e violento dello stesso Zanni che, con una serie di testate, colpì 3 dei 4 ragazzi».
Per i carabinieri e il sostituto procuratore di Trani, Marcello Catalano, la rissa avrebbe avuto origine per le provocazioni di un amico di Zanni nei confronti di un gruppetto di giovani tranesi che poi avrebbe risposto coinvolgendo lo stesso Zanni corso in aiuto del compagno.
Napoletano finì in carcere 5 mesi fa. L'accusa di concorso in omicidio fu riqualificata dal Tribunale della Libertà di Bari (che confermò la detenzione in carcere) in «reato diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti». Al contempo 2 fratelli minorenni finirono in comunità: uno (il maggiore) si trova ancora lì; l'altro, un 15enne, fu poi arrestato. L'inchiesta, che sta verificando anche la tempestività delle cure prestate al pronto soccorso di Trani dove Zanni giunse cosciente, coinvolge altre 2 persone, tra cui un altro minorenne.
Istanza accolta dal gip del Tribunale di Trani, Rossella Volpe, che ha sostituto la misura carceraria con gli arresti domiciliari. «Nonostante la gravità del fatto – ha motivato il giudice per le indagini preliminari - le esigenze cautelari si sono attenuate e possono esser salvaguardate con la misura meno afflittiva dei domiciliari in ragione dello stato di incesuratezza di Napoletano, della giovane età e del tempo trascorso dall'esecuzione della misura cautelare, il quale, ancorchè breve, si ritiene abbia costituito efficace remora».
Il giorno della rissa Napoletano aveva un avambraccio ingessato. Su quella gessatura i Ris hanno escluso - secondo quanto ha sostenuto l'avvocato Antonio Florio che difende Napoletano - la presenza di tracce di sangue di Zanni. Per Florio, dunque, Napoletano non infierì su Zanni colpendolo col gesso «ma intervenne al solo fine di troncare il prosieguo della lite». Fatto che per il difensore trova conferma nelle dichiarazioni di un testimone oculare e di un altro giovane coinvolto nel drammatico parapiglia sfociato in 2 fendenti, ritenuti inferti al ventre di Zanni da un 15enne attualmente detenuto nel carcere minorile. Per l'avvocato Florio «la rissa si scatenò a seguito dell'intervento provocatorio e violento dello stesso Zanni che, con una serie di testate, colpì 3 dei 4 ragazzi».
Per i carabinieri e il sostituto procuratore di Trani, Marcello Catalano, la rissa avrebbe avuto origine per le provocazioni di un amico di Zanni nei confronti di un gruppetto di giovani tranesi che poi avrebbe risposto coinvolgendo lo stesso Zanni corso in aiuto del compagno.
Napoletano finì in carcere 5 mesi fa. L'accusa di concorso in omicidio fu riqualificata dal Tribunale della Libertà di Bari (che confermò la detenzione in carcere) in «reato diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti». Al contempo 2 fratelli minorenni finirono in comunità: uno (il maggiore) si trova ancora lì; l'altro, un 15enne, fu poi arrestato. L'inchiesta, che sta verificando anche la tempestività delle cure prestate al pronto soccorso di Trani dove Zanni giunse cosciente, coinvolge altre 2 persone, tra cui un altro minorenne.
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