Enti locali
Revocata l’aggiudicazione del termovalorizzatore
Amet Trani: «Una grande occasione persa e un notevole danno per i cittadini di Trani»
Trani - giovedì 29 giugno 2006
Il commissario straordinario per l'emergenza ambientale nella Regione Puglia ha notificato alla Rea Trani, società consortile fondata da Amet Trani, NoyVallesina e Gea, la revoca definitiva dell'aggiudicazione della gara per l'affidamento del servizio di gestione del sistema impiantistico per il recupero energetico dei rifiuti urbani nel bacino Ba/1.
La "salvaguardia dell'interesse pubblico" è una delle motivazioni alla base del provvedimento, "che però di fatto va a vantaggio del privato", evidenzia Alfonso Mangione, presidente dell'Amet, l'azienda elettrica del Comune di Trani, a capitale interamente pubblico. "Revocare l'aggiudicazione all'Amet", aggiunge, "significa offrire la gestione del ciclo dei rifiuti ai privati e, contestualmente, danneggiare un'azienda pubblica, di proprietà dei cittadini di Trani, che peraltro ha progettato un impianto di eccellenza, che sarebbe stato il fiore all'occhiello della Regione Puglia".
Amet ha sempre considerato il termovalorizzatore una grande occasione, da diversi punti di vista. Primo fra tutti, la possibilità di tornare a produrre energia, "l'unica strada per restare sul mercato", sottolinea il presidente; poi, senza dubbio, anche sul profilo economico: la Rea Trani avrebbe fatto registrare utili certificati per circa 120 milioni di euro in 15 anni, di cui oltre 60 milioni a vantaggio di Amet, dunque oltre 4,5 milioni l'anno, "a fronte di un progetto per il quale sono state spese poche decine di migliaia di euro e che prevedeva la realizzazione di un impianto col livello di emissioni più basso d'Europa e che avrebbe risolto in modo serio il problema rifiuti nel nostro bacino", sottolinea Mangione. Il termovalorizzatore, inoltre, avrebbe permesso ai cittadini di Trani di pagare meno lo smaltimento dei rifiuti e anche l'energia elettrica, "per non parlare del riscaldamento", evidenzia ancora il presidente dell'azienda elettrica tranese. "Revocare l'aggiudicazione alla Rea Trani significa infatti impedire ai tranesi di sfruttare l'occasione di distribuire anche acqua calda (circa 105°C) da utilizzare d'inverno per il riscaldamento, in sostituzione del metano o di vari oli di origine fossile (sarebbe stata l'occasione per sostituire centinaia di piccole caldaie funzionanti senza controlli sulle emissioni). Infatti con il teleriscaldamento si ottiene sia il caldo che il freddo (frigoriferi ad assorbimento), ulteriore notevole possibilità da sfruttare, ad esempio, negli ospedali o nell'agricoltura, per conservare meglio i prodotti da esportare sui mercati nazionali e internazionali, per non parlare dei condizionatori, il cui utilizzo, in estate, richiede notevoli quantità di corrente elettrica". "La revoca dell'aggiudicazione", conclude il presidente di Amet, "equivale a un notevole danno per le tasche dei cittadini di Trani e non solo".
Rea Trani, così come già preannunciato nelle scorse settimane, a fronte della revoca definitiva operata dal governatore Nichi Vendola, nelle funzioni di Commissario straordinario per l'emergenza ambientale, ha già dato mandato ai propri legali di valutare eventuali azioni finalizzate a tutelare i diritti della società.
La "salvaguardia dell'interesse pubblico" è una delle motivazioni alla base del provvedimento, "che però di fatto va a vantaggio del privato", evidenzia Alfonso Mangione, presidente dell'Amet, l'azienda elettrica del Comune di Trani, a capitale interamente pubblico. "Revocare l'aggiudicazione all'Amet", aggiunge, "significa offrire la gestione del ciclo dei rifiuti ai privati e, contestualmente, danneggiare un'azienda pubblica, di proprietà dei cittadini di Trani, che peraltro ha progettato un impianto di eccellenza, che sarebbe stato il fiore all'occhiello della Regione Puglia".
Amet ha sempre considerato il termovalorizzatore una grande occasione, da diversi punti di vista. Primo fra tutti, la possibilità di tornare a produrre energia, "l'unica strada per restare sul mercato", sottolinea il presidente; poi, senza dubbio, anche sul profilo economico: la Rea Trani avrebbe fatto registrare utili certificati per circa 120 milioni di euro in 15 anni, di cui oltre 60 milioni a vantaggio di Amet, dunque oltre 4,5 milioni l'anno, "a fronte di un progetto per il quale sono state spese poche decine di migliaia di euro e che prevedeva la realizzazione di un impianto col livello di emissioni più basso d'Europa e che avrebbe risolto in modo serio il problema rifiuti nel nostro bacino", sottolinea Mangione. Il termovalorizzatore, inoltre, avrebbe permesso ai cittadini di Trani di pagare meno lo smaltimento dei rifiuti e anche l'energia elettrica, "per non parlare del riscaldamento", evidenzia ancora il presidente dell'azienda elettrica tranese. "Revocare l'aggiudicazione alla Rea Trani significa infatti impedire ai tranesi di sfruttare l'occasione di distribuire anche acqua calda (circa 105°C) da utilizzare d'inverno per il riscaldamento, in sostituzione del metano o di vari oli di origine fossile (sarebbe stata l'occasione per sostituire centinaia di piccole caldaie funzionanti senza controlli sulle emissioni). Infatti con il teleriscaldamento si ottiene sia il caldo che il freddo (frigoriferi ad assorbimento), ulteriore notevole possibilità da sfruttare, ad esempio, negli ospedali o nell'agricoltura, per conservare meglio i prodotti da esportare sui mercati nazionali e internazionali, per non parlare dei condizionatori, il cui utilizzo, in estate, richiede notevoli quantità di corrente elettrica". "La revoca dell'aggiudicazione", conclude il presidente di Amet, "equivale a un notevole danno per le tasche dei cittadini di Trani e non solo".
Rea Trani, così come già preannunciato nelle scorse settimane, a fronte della revoca definitiva operata dal governatore Nichi Vendola, nelle funzioni di Commissario straordinario per l'emergenza ambientale, ha già dato mandato ai propri legali di valutare eventuali azioni finalizzate a tutelare i diritti della società.
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