Associazioni
Trani, il terzo settore scende in piazza
«La crisi non la paghino gli ultimi». Aderiscono Promozione sociale e solidarietà, Oasi2 e Xiao Yan di Trani
Trani - giovedì 23 giugno 2011
Il mondo del terzo settore, del sociale, oggi è in mobilitazione in tutta Italia: la situazione si fa sempre più critica, diventa insostenibile. La crisi sembra quasi che tocchi pagarla ai più deboli. A Trani, l'associazione promozione sociale e solidarietà, la comunità Oasi 2 San Francesco e la cooperativa Xiao Yan, in linea con la campagna I diritti alzano la voce(http://www.idirittialnzanolavoce.it/) aderisono all'appello dell'intero terzo settore, rilanciando l'urgenza di rifondare le politiche sociali come investimento per il futuro del territorio.
Oasi 2 e Xiao Yan hanno diffuso un identico messaggio: «I lavoratori sociali, le operatrici, gli operatori, gli psicologi, gli educatori, i sociologi, tutti coloro che ogni giorno si occupano di lenire le sofferenze degli ultimi, di prendersi cura degli scarti della società inumana, ma anche di creare prospettive, migliorare la qualità della vita, produrre cultura e saperi, si trovano oggi, tutti insieme, nella manifestazione organizzata dal forum del terzo settore a cui ha aderito il coordinamento nazionale della comunità d'accoglienza, ma anche Auser, Arci, Antigone e tantissime realtà della solidarietà attiva italiana, per dire a voce alta che la crisi non può essere pagata dalla rinuncia ai diritti. Il fondo per il sociale è svuotato in due anni dell'80%, mettendo in ginocchio le realtà del sociale italiano. Tagliare i fondi al sociale significa scegliere coscientemente che la crisi venga pagata dai più poveri, dai più deboli, dagli ultimi. Il terzo settore, che da solo rappresenta il 5% del Pil nazionale, con più di 750mila lavoratori, manifesta infatti non per chiedere per se, ma per coloro per i quali lavora ogni giorno».
L'associazione promozione sociale e solidarietà sottolinea le difficoltà dovute al taglio dei fondi: «In questo ampio vuoto e con risorse già ampiamente carenti non si possono tagliare fondi in maniera indiscriminata e senza logiche il cui obiettivo rischia di diventare la totale esclusione dalla vita sociale di uomini e donne già naturalmente esclusi. Non possiamo che concordare, e riportiamo quanto già apparso sui comunicati della campagna nazionale, su quanto "non solo il taglio ma anche il l'intero impianto del federalismo fiscale elaborato dal Governo appare viziato da un grave errore di fondo: preoccuparsi esclusivamente di ridurre gli stanziamenti finanziari per gli enti locali, senza curarsi troppo delle disparità territoriali, invece di costruire un sistema che – agendo anche sugli sprechi e le inefficienze – sappia meglio garantire i diritti dei cittadini e la loro tutela uniforme sul territorio nazionale, promuovere una reale autonomia degli enti locali – e delle organizzazioni sociali che con essi collaborano – nel definire e portare avanti le politiche territoriali, favorire un riassetto positivo dei sistemi territoriali di welfare. In un momento in cui anche l'Italia deve affrontare una crisi economica e sociale epocale e nel quale sta mutando in profondità l'intero assetto politico ed economico del pianeta, non ci pare che sia questa la strada per continuare ad assicurare benessere sociale e sviluppo economico al nostro Paese.
In questo concordiamo con tutti gli appelli che le realtà del nostro territorio vorranno fare per difendere i diritti sacrosanti di persone più deboli da un lato e delle moltissime professionalità che nel terzo settore quotidianamente si mettono al servizio di queste persone ricompensate spessissimo solo da altissimo precariato e da bassissime o inesistenti paghe».
Oasi 2 e Xiao Yan hanno diffuso un identico messaggio: «I lavoratori sociali, le operatrici, gli operatori, gli psicologi, gli educatori, i sociologi, tutti coloro che ogni giorno si occupano di lenire le sofferenze degli ultimi, di prendersi cura degli scarti della società inumana, ma anche di creare prospettive, migliorare la qualità della vita, produrre cultura e saperi, si trovano oggi, tutti insieme, nella manifestazione organizzata dal forum del terzo settore a cui ha aderito il coordinamento nazionale della comunità d'accoglienza, ma anche Auser, Arci, Antigone e tantissime realtà della solidarietà attiva italiana, per dire a voce alta che la crisi non può essere pagata dalla rinuncia ai diritti. Il fondo per il sociale è svuotato in due anni dell'80%, mettendo in ginocchio le realtà del sociale italiano. Tagliare i fondi al sociale significa scegliere coscientemente che la crisi venga pagata dai più poveri, dai più deboli, dagli ultimi. Il terzo settore, che da solo rappresenta il 5% del Pil nazionale, con più di 750mila lavoratori, manifesta infatti non per chiedere per se, ma per coloro per i quali lavora ogni giorno».
L'associazione promozione sociale e solidarietà sottolinea le difficoltà dovute al taglio dei fondi: «In questo ampio vuoto e con risorse già ampiamente carenti non si possono tagliare fondi in maniera indiscriminata e senza logiche il cui obiettivo rischia di diventare la totale esclusione dalla vita sociale di uomini e donne già naturalmente esclusi. Non possiamo che concordare, e riportiamo quanto già apparso sui comunicati della campagna nazionale, su quanto "non solo il taglio ma anche il l'intero impianto del federalismo fiscale elaborato dal Governo appare viziato da un grave errore di fondo: preoccuparsi esclusivamente di ridurre gli stanziamenti finanziari per gli enti locali, senza curarsi troppo delle disparità territoriali, invece di costruire un sistema che – agendo anche sugli sprechi e le inefficienze – sappia meglio garantire i diritti dei cittadini e la loro tutela uniforme sul territorio nazionale, promuovere una reale autonomia degli enti locali – e delle organizzazioni sociali che con essi collaborano – nel definire e portare avanti le politiche territoriali, favorire un riassetto positivo dei sistemi territoriali di welfare. In un momento in cui anche l'Italia deve affrontare una crisi economica e sociale epocale e nel quale sta mutando in profondità l'intero assetto politico ed economico del pianeta, non ci pare che sia questa la strada per continuare ad assicurare benessere sociale e sviluppo economico al nostro Paese.
In questo concordiamo con tutti gli appelli che le realtà del nostro territorio vorranno fare per difendere i diritti sacrosanti di persone più deboli da un lato e delle moltissime professionalità che nel terzo settore quotidianamente si mettono al servizio di queste persone ricompensate spessissimo solo da altissimo precariato e da bassissime o inesistenti paghe».