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Lunghe ore di attesa ed ingiustizie: è questo il pronto soccorso "d'eccellenza"?

Un cittadino tranese denuncia la sua disavventura

I tagli ai servizi sanitari sul territorio, l'incapacità di aumentare il personale infermieristico, di valorizzare le professionalità mediche e la chiusura di quasi tutti i reparti sono solo alcuni degli elementi negativi che caratterizzano l'ospedale di Trani e che, da anni ormai, sono sotto gli occhi di tutti. In questi giorni il picco delle influenze non ha risparmiato la città e il pronto soccorso non ha esitato ad entrare in tilt. L'esperienza che vi sto per raccontare è la fotografia di un pronto soccorso in crisi, di un sistema che non funziona e che costringe anziani, e non solo, ad ore ed ore di estenuante attesa.

Il 5 gennaio, ho accompagnato mia madre, donna di 86 anni, al pronto soccorso, preoccupato per le sue condizioni di salute che, dopo giorni di influenza, bronchite, svenimenti ed altri disturbi, non mostrava alcun segno di miglioramento. Dopo essere entrati, intorno alle ore 16, e aver provveduto all'accettazione, abbiamo atteso pazientemente il nostro turno. Le attese infinite a Trani non sono una novità, ma una prassi ormai convalidata. Chi non è ritenuto un paziente "urgente", può passare in ospedale anche tutta la giornata, e la notte, in attesa di essere visitato.

Sono ben consapevole della presenza di un ordine di attesa che deve rispettare i codici di urgenza. Così, senza batter ciglio, ho accettato che i casi più gravi avessero la precedenza su mia madre, ma l'ingiustizia e l'indifferenza non hanno tardato ad arrivare. Dopo ore e mentre mia madre mostrava di essere sempre più esausta, siamo stati sorpassati da casi che non sembravano affatto essere più gravi del suo, tanto che ad un paziente, visitato prima di mia madre, è stato semplicemente consigliato dal medico di turno cosa dovesse mangiare. Che fine ha fatto il rispetto delle regole e dell'ordine di urgenza?

Intanto, mia madre iniziava a sentirsi sempre peggio tanto che, intorno alle 19.30, non era ancora stata visitata e così ho deciso di portarla via e di provvedere privatamente alle dovute cure. Convinto che la situazione vissuta dovesse essere denunciata, il giorno dopo, con l'obiettivo di evitare casi simili in futuro, ma anche nella speranza di potenziare il pronto soccorso tranese, mi sono recato dai carabinieri per una querela. Tuttavia, le forze dell'ordine hanno rifiutato sostenendo che fosse necessaria la presenza della parte lesa. Ma come potevo portare con me mia madre in quelle condizioni di salute? In qualità di teste e volendo procedere con una querela a mio nome, non ritenevo fondamentale la sua presenza ma, se questa è la legge, non posso far altro che accettare le loro condizioni ed attendere che mia madre stia meglio per poter andare avanti con la querela.

Accetto e rispetto le condizioni e le regole del sistema sanitario ma non le ingiustizie. È questo il pronto soccorso "d'eccellenza" che meritano i cittadini tranesi?

Un cittadino tranese
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