Vita di città
Acqua, privatizzare non vuol dire migliorare
Referendum, Rossella Miracapillo spiega le ragioni del sì. Il segretario del Movimento dei consumatori cita il caso Calabria
Trani - martedì 7 giugno 2011
«Due sì per scongiurare la privatizzazione dell'acqua che porterebbe solo oneri in più a carico dei consumatori senza alcuna certezza di offrire il miglioramento del servizio». Rossella Miracapillo, segretario generale del Movimento consumatori, da Trani lancia l'appello per votare i due quesiti referendari del 12 e 13 giugno.
«Sarà una voto politico nella misura in cui, andando alle urne, gli italiani dimostreranno la volontà di essere attivi nelle scelte politiche del Paese, esprimendo assenso o dissenso sull'argomento. Noi peroriamo la causa del sì, convinti che la privatizzazione non sia affatto la panacea di tutti i mali e che produrrebbe soltanto degli svantaggi economici ai cittadini, già tartassati di tasse. In altre Regioni d'Italia, come ad esempio la Calabria, dove il processo di privatizzazione della risorsa acqua è già iniziato, non ci sono stati benefici. Il servizio è peggiorato ed i metodi di esazione delle bollette sono diventati così aggressivi da mettere in serie difficoltà l'economia di intere famiglie».
In questi giorni si stanno moltiplicando gli sforzi per far arrivare il messaggio. «La campagna pro referendum non sta avendo il supporto di tutti i media. Nonostante tutto la conoscenza del referendum si sta diffondendo. Purtroppo i referendum abrogativi molto spesso sono così tecnici da impedire una facile comprensione. Sono convinta però che si riuscirà a raggiungere il quorum e che la gente scongiurerà il rischio di dare ai privati il monopolio dell'acqua».
All'acqua sono dedicati due dei quattro quesiti referendari. Con la scheda rossa si voterà per decidere l'abrogazione dell'articolo relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza nazionale, con la scheda gialla si voterà per abrogare la norma che consente al gestore di ottenere profitti sulla tariffa pari al 7% del capitale investito.
«Sarà una voto politico nella misura in cui, andando alle urne, gli italiani dimostreranno la volontà di essere attivi nelle scelte politiche del Paese, esprimendo assenso o dissenso sull'argomento. Noi peroriamo la causa del sì, convinti che la privatizzazione non sia affatto la panacea di tutti i mali e che produrrebbe soltanto degli svantaggi economici ai cittadini, già tartassati di tasse. In altre Regioni d'Italia, come ad esempio la Calabria, dove il processo di privatizzazione della risorsa acqua è già iniziato, non ci sono stati benefici. Il servizio è peggiorato ed i metodi di esazione delle bollette sono diventati così aggressivi da mettere in serie difficoltà l'economia di intere famiglie».
In questi giorni si stanno moltiplicando gli sforzi per far arrivare il messaggio. «La campagna pro referendum non sta avendo il supporto di tutti i media. Nonostante tutto la conoscenza del referendum si sta diffondendo. Purtroppo i referendum abrogativi molto spesso sono così tecnici da impedire una facile comprensione. Sono convinta però che si riuscirà a raggiungere il quorum e che la gente scongiurerà il rischio di dare ai privati il monopolio dell'acqua».
All'acqua sono dedicati due dei quattro quesiti referendari. Con la scheda rossa si voterà per decidere l'abrogazione dell'articolo relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza nazionale, con la scheda gialla si voterà per abrogare la norma che consente al gestore di ottenere profitti sulla tariffa pari al 7% del capitale investito.